La piazza di Urbania si riempie per l’ultimo saluto ad Alessio: “Proteggi mamma, papà e i nonni”

di RACHELE SCODITTI

URBINO – Saranno un migliaio. I volti cupi, coperti da lenti scure a nascondere gli occhi arrossati dalle lacrime, stipati dentro alla Cattedrale San Cristoforo di Urbania, o raccolti fuori, perché non c’era posto per tutti. Sembra che ci sia tutta Urbania e tanta Fermignano a dare l’ultimo saluto ad Alessio Ronconi, rimasto ucciso in un incidente stradale giovedì 9 gennaio. Il dolore e lo strazio tagliano l’aria gelida in una giornata limpida e serena, ma dove il sole non riesce a scaldare e il freddo ti entra nelle ossa. La chiesa è così piena che la metà dei presenti è costretta ad ascoltare la messa da fuori, insieme alle volanti della polizia e dei carabinieri. Un ragazzo si tocca nervosamente la barba e si mangia le unghie per bloccare le lacrime, ma non ci riesce. Due ragazze si abbracciano e hanno lo sguardo perso nel vuoto, mentre una delle due non stacca il volto da un fazzoletto ormai consumato. Una signora non riesce a frenare i singhiozzi. Qualcuno si ferma a guardare le numerose foto che qualcuno ha attaccato a formare un murale, vicino l’ingresso della cattedrale. C’è Alessio, sorride. Con la fidanzata Tania, e poi con gli amici a cena, al mare, allo stadio.

Le foto di Alessio e i suoi amici

Invece di don Pietro, a celebrare messa c’è il cappellano della polizia stradale, don Giacomo. Ha la voce rotta, ha bisogno di qualche minuto prima di iniziare a parlare con tranquillità. “Un giovane carico di sogni e di speranze”, lo ricorda così al momento dell’omelia. “Una morte tragica, un agguato della curva della strada. Cosa possono significare povere parole umane di fronte a questa bara? La morte è un sonno profondo che solo l’amore sovrumano delle persone che restano può rompere”.

Due bandiere per Alessio affiancano la bara in chiesa. Quella che lo rendeva più fiero, della Polizia di Stato dove lavora il padre Gabriele, e quella dell’Unione Minatoria Valmarecchia dove aveva lavorato il nonno ricevendo il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica. Ai piedi una decina di mazzi di fiori, tutti bianchi, fra cui spiccano due mazzi di rose rosso vivo. Amici, parenti e colleghi di lavoro fra le dediche.

“Dovevi conoscerlo bene per apprezzarlo. Dovevi entrare in simbiosi con lui, creare una complicità e un’intesa fatta di piccole cose, anche solo uno sguardo o un gesto. L’amicizia per lui era un valore inestimabile, era un trascinatore in tutte le cose che organizzava. Sapeva vivere con intensità la sua vita privata”. Così lo descrive zio Luigi, che ha preso il microfono alla fine della funzione. E poi prosegue: “Un giorno un lieto evento ci farà tornare a sorridere. Spero il prima possibile. Un bambino, o una bambina, che porterà il tuo nome. Il nome Alessio significa ‘proteggere’, e quello che ti chiedo da lassù è di proteggere tua mamma, tua papà e i tuoi nonni. Sono le persone che ne hanno più bisogno.”

“Alessio amava mettere un paio di cuffiette nelle orecchie ed entrare così in un mondo tutto suo – lo ricorda il fratello minore Alessandro – ma bastava che ti chiamassi, e tu tornavi da me”.

E poi Tania, la fidanzata, con un discorso interrotto a tratti dalle lacrime che quasi le impediscono di parlare, stavano insieme da un anno: “Con te era stato un colpo di fulmine, ma non l’ho mai ammesso. Però nemmeno tu, anche se non eri furbo come me, ti tradivi: quando mi guardavi arrossivi e sorridevi”. Tania non dice molto, preferisce che i momenti fra lei e Alessio rimangano solo loro. “Mi hai insegnato ad amare e a vivere. Non ti lascerò mai”.

Il corpo della Polizia di Stato di Urbania c’è tutto, anche coloro che sono ormai in pensione, in divisa. Vogliono far sentire la loro vicinanza al collega Gabriele, nel momento più difficile della sua vita. Al termine della messa, fuori dalla cattedrale, si schiera in prima fila per il saluto militare al ragazzo all’arrivo della bara. Poi accompagna Gabriele fino al cimitero. In pochi minuti le persone, che prima riempivano la piazza, se ne vanno e rimane solo il silenzio e il vuoto. Come quello che ha lasciato Alessio.

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