Redazione diffusa per raccontare l’emergenza. La redazione del Ducato saluta Urbino e tutti i suoi lettori

Il biennio XV
di NICCOLÒ SEVERINI

URBINO – Il secondo piano di palazzo Albani, in Piazza della Repubblica 3, ha i portoni serrati da lunedì 9 marzo. All’interno la redazione del Ducato è vuota, i computer sono spenti, lo studio radio non trasmette più e le telecamere sono chiuse nell’armadio. L’allarme Coronavirus ha cambiato anche la vita dei giornalisti. I grandi quotidiani si sono organizzati per far lavorare da casa parte della redazione.

Alla Stampa, a causa di una persona infettata, hanno realizzato due numeri interamente “da remoto”, senza nessuno in redazione. Anche noi del Ducato ci siamo adattati: lo scorso numero del giornale e questo che avete in mano sono andati regolarmente in edicola. Ma la nostra organizzazione del lavoro, di noi venti giornalisti praticanti è cambiata radicalmente.

LA RESISTENZA DI URBINO – Il mosaico di una città in dieci storie di speranza

La piattaforma di videochiamate di Google è diventata la nostra sala riunioni. Gli smartphone sono sempre accesi e i computer connessi per aggiornare il sito in tempo reale con gli ultimi dati del contagio e le storie di una città che resiste. La chat del gruppo whatsapp, con noi ragazzi e i nostri docenti, è intasata di messaggi: comunicazioni sanitarie, ordinanze regionali e controlli della prefettura, sono solo alcune delle cose che viaggiano con frenesia per arrivare il prima possibile sul nostro sito. E anche i corsi curriculari non si sono fermati: li seguiamo telematicamente, davanti a uno schermo. Lezioni che puoi mettere in pausa o riguardare come se fosse Netflix.

Noi studenti di giornalismo, come molti a Urbino, siamo quasi tutti fuori sede e nella notte della firma del primo decreto del premier Giuseppe Conte, abbiamo dovuto prendere una decisione: rimanere in città o tornare a casa. La maggioranza ha optato per la famiglia e così ci siamo sparsi per l’Italia. Al nord (Milano, Verona, Modena e Tovo San Giacomo, vicino Savona), al centro (Roma, Perugia, Città di Castello e Chiusi, in provincia di Siena), in Basilicata (ad Avigliano, sulle montagne potentine) e anche qui nelle Marche ad Ancona, Osimo e Pesaro. Cinque di noi sono rimasti a Urbino: uno ci abita e altri quattro, autocertificazione alla mano, sono in giro a “battere” le strade per testimoniare la chiusura dei bar, dei ristoranti e dei negozi, per riempire comunque i propri taccuini e raccontare la situazione dal campo, come piazza della Repubblica pattugliata dall’esercito. O come l’Università che sta proseguendo sessioni di laurea, lezioni ed esami telematicamente.

GLI STUDENTI FUORI SEDE – “Restare a Urbino è la scelta giusta, anche per le nostre famiglie”

Noi, dalle nostre case, abbiamo continuato a cercare e scrivere storie che poi vengono revisionate e impaginate da remoto. Tutto questo, grazie alla disponibilità di chi in un momento di emergenza così grave, risponde alle nostre chiamate, ci dedica anche solo cinque del suo tempo per raccontarci, per telefono, cosa accade. Le interviste in videochiamata sono più fredde dal punto di vista giornalistico, cambiano i dettagli ma non la sostanza. E noi che siamo in questa scuola per imparare, abbiamo raccolto questa drammatica sfida per calarci ancora di più nella realtà del mestiere. Una realtà fluida che continua a scorrere e che ha bisogno di una puntuale informazione, costante.

IN EDICOLA – L’ultimo numero del Ducato del nostro biennio

Il diciassettesimo Ducato, l’ultimo di questo biennio, lo abbiamo dovuto costruire a distanza. Senza vederci tutti insieme nell’aula che è la nostra sala riunioni, fare il programma di lavoro, ascoltare suggerimenti e indicazioni, scambiare qualche battuta e poi tutti al lavoro, alle scrivanie, in Comune, a fare il giro di nera o a uscire con una telecamera per intervistare.
I ragazzi che ci hanno preceduto all’Ifg ci hanno raccontato che questi giorni, gli ultimi giorni del biennio, sarebbero stati dedicati ai lavori di fine corso, che stiamo concludendo e che troverete comunque sul nostro sito. Giorni elettrici per l’imminente inizio degli stage nei giornali, nelle radio, nelle televisioni, in un mix di speranza e preoccupazioni, ma anche i giorni degli ultimi aperitivi tutti insieme con un velo di malinconia. E quest’anno dovevano essere più elettrici del solito perché avremmo dovuto chiudere con un grande evento: la festa per i trent’anni della nostra scuola. Ci hanno insegnato che il bravo giornalista, per seguire la notizia, deve mutare come muta la realtà . Nulla di cancellato, quindi, solo rimandato. Torneremo ad abbracciare Urbino per finire di raccattare le nostre cose lasciate lì e festeggiare. Nel frattempo, prima di farlo di persona, vi salutiamo da lontano e vi ringraziamo per l’attenzione che ci avete dedicato e la disponibilità nel raccontarci le vostre storie, ma anche per le critiche ai nostri errori. Sperando di essere stati utili, ma soprattutto precisi.

Il biennio Ifg 2018-2020.

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