A Urbino canti, maschere e musica. “Danzare ancora”, il flash mob nelle vie del centro

di ENRICO MASCILLI MIGLIORINI video di STEFANO SCIBILIA

URBINO – Un paio di trampoli sale via Raffaello e da piazza della Repubblica tutti, non solo i bambini, guardano in su mentre la banda di musicisti e ballerini raggiunge cantando Fortezza Albornoz. Vengono dal Gruppo Folk di Urbino e hanno chitarre, clarinetti, percussioni e fisarmoniche.

Alle 17 inizia la prima prova in Piazza Duca Federico e, come attratti dalla musica,”nani-vichinghi” salgono via Vittorio Veneto insieme alla trampoliera. Il corteo festante è nato dal passaparola partito da Beatrice Borghi, da un post all’altro, che ha riunito in pochi giorni una cinquantina di persone che insieme vogliono tornare a fare arte in strada: una vera impresa.

Dopo le prove generali il bongo si mette al centro della piazza, poi arriva il violino e la fisarmonica, si forma il semicerchio e parte la canzone: “Noi vogliamo continuare a ballare ancor, continuare a cantare ancor, sulle note della vita ancor”. Il colorato gruppo si muove circa mezz’ora dopo dal piazzale di Palazzo Ducale e inizia a scendere a ritmo di musica.

Maschere colorate, poche mascherine

Oscar ha 29 anni, è di Urbino e da tempo fa l’anestesista a Bologna: “In realtà sono qui per accompagnare mia madre”. A guardarsi intorno spicca che l’età media supera i quaranta. Il primo flash-mob finisce e tutti si spostano. Un manifestante si attarda. Ha una sua teoria sul senso della manifestazione: “La mascherina non serve a nulla, lo dice anche un premio Nobel (il riferimento è alle opinioni del biologo Luc Montagnier). Ogni giorno in mensa vedo i ragazzi: mascherina e gel. Pensano solo a quello.” A sostegno di queste sue tesi afferma di essere laureato.

“Il senso della manifestazione non è dire che le mascherine non servono o che c’è una dittatura, ma vorremmo tornare in sicurezza a ballare e a fare arte”, assicura Borghi a Il Ducato. Forse è un caso sporadico, ma in effetti molti dei partecipanti non hanno mascherine, qualcuno ha una maschera, sistemata però sulla parte superiore del viso. I giovani seduti ai tavolini in Piazza della Repubblica invece la portano tutti, e li osservano divertiti ma tutto sommato distanti. In realtà se ne sentiva il bisogno, di musica, canzoni e balli, e in fondo il senso della manifestazione è proprio questo: tornare a colorare le strade.

Anche ai più restii scappa un sorriso di ammirazione vedendo la spilungona dalle secche gambe di legno salire Via Raffaello. “Salire è più facile di scendere, comunque”, dice la trampoliera Alessandra di Circa Teatro, “se non fosse stato per una manifestazione a Faenza due mesi fa, con oggi sarebbe stato un anno e mezzo che non metto i trampoli. Ora non voglio scendere più”. Intanto bambini passano sotto l’alto tunnel creato dalle alte gambe esprimendo un desiderio.

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