Quattro accusati di spaccio di cocaina e hashish. “Urbino la piazza principale”

di DAVIDE FANTOZZI

URBINO – Era proprio a Urbino che cominciavano la loro attività di vendita al dettaglio di hashish e cocaina. Poi si spostavano a Tavoleto e nei dintorni. Tra i primi consumatori delle sostanze c’erano gli studenti universitari, ma non solo. Anche i più anziani ne facevano largo uso secondo i carabinieri di Urbino che hanno dato esecuzione a misure cautelari per quattro persone, accusate di traffico e spaccio. Le misure, applicate questa mattina, vanno dai domiciliari al divieto di dimora nella provincia di Pesaro e Urbino, fino all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

I quattro, tre di nazionalità marocchina e un albanese, avevano età comprese tra i 30 e i 40 anni. Le indagini sono andate dal gennaio al luglio 2020, coordinate dalla pm Irene Lilliu.

Il Gip Vito Savino ha emesso i provvedimenti che i carabinieri di Urbino, supportati dai colleghi di Pesaro e Riccione, hanno eseguito stamattina. Il capitano Renato Puglisi dice che il loro aiuto è stato “importante nell’esecuzione, nel rintraccio e nel supporto territoriale, viste le indagini esterne”. I quattro infatti abitavano in comuni limitrofi a Urbino e paesi fuori dalla regione, e il rifornimento delle sostanze avveniva a nord, nell’area della Riviera romagnola. “Urbino era la loro piazza principale, soprattutto nel periodo pre-pandemico con la movida – sottolinea Puglisi – due di loro erano già noti alle autorità, per il passato di provata esperienza nel settore dello spaccio mentre gli altri si occupavano della vendita”.

In seguito ai controlli molti “clienti” sono stati segnalati alla Prefettura. “Centinaia di cessioni” documentate dai militari, che ne hanno seguito gli spostamenti con pedinamenti, immagini di videosorveglianza e intercettazioni. I carabinieri riferiscono che uno dei quattro era già stato arrestato lo scorso luglio per il trasporto di un chilo di hashish, nascosto nel sedile dell’auto, un altro si trova già in carcere a Ferrara per una precedente condanna, mentre un terzo era agli arresti domiciliari per la detenzione di circa 270 grammi di cocaina. Nessuno risulta avere un’occupazione, e le forze dell’ordine ne deducono che dunque vivessero esclusivamente dei ricavi della loro attività di vendita di sostanze.

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