“Così disegno il ladro mascherato”, Diabolik si aggira nell’Isia di Urbino

Diabolik a Urbino. Disegno di Giuseppe Palumbo per Urbinoir
di BEATRICE GRECO

Lo vedi girare tra i banchi, in mezzo a giovani intenti a disegnare. “Ha ragione, prof, ho seguito il suo consiglio: con un po’ più di luce questo disegno è tutt’altra cosa”, dice una studentessa dall’ultima fila. Sorriso gentile, maglietta con la scritta “riforma agraria”. Giuseppe Palumbo, uno dei disegnatori di Diabolik e docente di ‘Illustrazione per l’editoria’ all’Isia di Urbino, sembra esserci nato con la matita in mano. E lo conferma quando, nel bel mezzo dell’intervista, la penna si scarica. Un momento di imbarazzo a cui lui risponde con una risata: “Per questo preferisco sempre le matite, perché al massimo si spuntano ma non ti abbandonano”.

Giuseppe Palumbo, uno dei disegnatori di Diabolik (Foto di Andrea Venturini)

A lui, disegnatore del celebre ladro mascherato e prima di Martin Mystère, la passione per il fumetto è nata per gioco. “Leggevo Sturmtruppen di Bonvi e insieme a mio fratello ci mettevamo lì, con i pennarelli, e provavamo a ricopiarli, a inventare delle storie. Era un intrattenimento: non soltanto letture passive, provavamo proprio a riscrivere i racconti, a giocarci sopra”. Nell’era in cui internet e i videogiochi ancora non esistevano e la Tv aveva solo due canali “e per giunta in bianco e nero”, i fumetti erano “l’unica distrazione per noi ragazzi: li compravamo, ce li scambiavamo e ne discutevamo insieme”. Così arriva “quasi in automatico il ‘lo voglio fare anch’io’” di un giovane Palumbo, che tra i 16 e i 18 anni inizia a partecipare ai primi concorsi per nuovi autori. “Il mio obiettivo era diventare un archeologo. La mia tesi in archeologia medievale lo dimostra. Ero proprio votato. Ma poi, lungo la strada, ho scoperto i fumetti e mi hanno rapito”.

Surrealisti, supereroi americani e Magnus ad ispirare il tratto di Palumbo

A farla da padrone, nella libreria di ragazzo, i coloratissimi e dinamici supereroi americani come Capitan America e l’Uomo Ragno. “Diabolik? Mi piaceva tantissimo come personaggio, ma per me ragazzino era una lettura minore perché era in bianco e nero. Le copertine di Sergio Zaniboni, invece, mi attiravano. Insomma, non ero proprio un fan, ma un grande estimatore, questo sì”.

A ispirare il gusto di Palumbo, non solo fumetti, ma anche pittori e scultori. “A casa mia non mancavano libri di immagini e quadri. Mio padre aveva un’associazione di amanti della letteratura, della pittura e dell’arte in genere, da cui transitavano diversi professionisti. Chissà che, respirando un po’ di quest’aria, qualcosa non sia rimasto”. Inutile chiedere chi sia il suo pittore preferito: “la lista sarebbe infinita”. Ma tra i primi nominati ci sono Alberto Savinio, fratello di Giorgio De Chirico, e i surrealisti. Il suo tratto, invece, non può che rifarsi ad un grande maestro del fumetto nero italiano come Magnus, disegnatore di Kriminal e Satanik, diretti rivali di Diabolik. “Per questo il primo avvertimento fatto dalla casa editrice quando sono arrivato da loro è stato: ‘Mi raccomando, che non assomigli troppo a Magnus!’” svela Palumbo con una risata.

L’avventura di Diabolik

Deve averlo rispettato quell’avviso, visto che la collaborazione con Astorina, casa editrice di Diabolik dalle sue origini, è “la più duratura che abbia mai avuto. Siamo una coppia stabile, quasi come Diabolik e Eva Kant”. La prima storia del ladro mascherato con cui Palumbo si confronta, nel 2001, è il remake del numero 1 Il Re del Terrore. Un grande successo, così entra stabilmente nello staff della casa editrice, dove – da allora – ogni anno pubblica una storia più o meno lunga.

“Il mio compito è di raccontare gli antefatti della vita di Diabolik. Episodi o già ben noti ma riscritti, come nel caso dei remake, o fatti del passato di cui non si conoscevano i dettagli, come la storia di Eva prima di Diabolik. Storie, insomma, che aiutano il lettore a costruire più concretamente la figura dei protagonisti”.
Proprio come quella di DK Magnum, Come cani e gatti, uscita a metà giugno 2021, in cui Palumbo racconta Colpo delle tre api un furto andato in fumo per colpa di un “gattaccio romano, uno come Romeo er mejo gatto del Colosseo”, che Diabolik prende con sé e porta a casa. Un episodio che, insieme agli altri quattro presenti nel libro, risponde ad una curiosità dei lettori: “una delle domande che ci fanno più spesso è perché Eva e Diabolik non si prendono un cane o un gatto”. E annuncia l’uscita a luglio di grande Diabolik estivo, disegnato interamente da lui, in cui è presente un remake di Sepolto vivo.

Le prime due tavole del Colpo delle tre api, la storia disegnata da Palumbo per Come cani e gatti (Diabolik©AstorinaSrL)

Ma a rendere realistici i disegni di Palumbo, arriverà il 16 dicembre 2021 il film Diabolik. “Quando mi hanno chiamato sul set, è stato straniante. Rivedevo quello che avevo disegnato, ero dentro a una mia tavola”. Sarà un live action che racconterà l’incontro tra il ladro mascherato e Eva. Proprio su di lei, Palumbo si sbilancia: “Per me è il vero personaggio della serie, la vera sorpresa. Una figura femminile come poche ce ne sono nei fumetti”.

Ramarro, il supereroe che ama soffrire

Ma prima dei furti, ad animare i fogli di Palumbo c’era Ramarro, un eroe verde molto particolare. “Avevo letto tante storie di supereroi che salvavano il mondo, facendosi massacrare di pugni e distruggendo intere città. Così ho pensato ‘stai a vedè che magari gli piace anche un po’!’”. Da qui l’idea di un eroe masochista, che si rigenera e torna integro dopo ogni combattimento. Pubblicato per la prima volta nell’86 su Frigidaire e più avanti su Cyborg, Ramarro era “il gioco per antonomasia”. Il primo esperimento di Palumbo che sbarca su rivista, “terreno ricettivo e di azione per i nuovi autori”.

Ramarro, l’eroe masochista creato da Palumbo. A sinistra, in compagnia di Diabolik. A destra, Guerre Fredde, Comicon Edizioni (2017)

Fattezze da supereroe americano, coloratissimo e iper-dinamico, ma “bizzarro, un po’ surreale e pazzo, completamente pazzo”. Caratteristiche simili a molti eroi contemporanei, tanto che, non appena Deadpool balza agli onori della cronaca grazie alla sua ironia e al suo continuo riformarsi, Ramarro si trova ad esclamare “Deadpool?! Ah sì, era il mio stagista!”. In definitiva l’eroe di Palumbo appare come “una critica al mondo contemporaneo con le caratteristiche di un fumetto sarcastico, cinico e iper-violento, ma in qualche modo politico”.

Il fumetto come linguaggio

Dai supereroi alla vita reale. Quella di Escobar. El Patròn, edito da per Dargaud e scritto dal giornalista Guido Piccoli, “è una biografia ragionata del personaggio, una ricostruzione quasi documentaristica”. Perché il fumetto è un modo di comunicare, “un linguaggio che si presta ad essere utilizzato nelle forme più diverse, da quella giornalistica a quella didattica fino a quella politica”. “Una straordinaria cassetta degli attrezzi” per costruire qualunque tipo di forma di comunicazione dalla fiction e dalla non fiction.

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