Effetto guerra sul tartufo marchigiano: stop vendite in Russia, su i costi di spedizione

di ALICE TOMBESI

URBINO – Scompaiono yacht, chiudono ville, niente più gioielli, vini pregiati, profumi e non solo. La guerra in Ucraina arriva alle tavole degli oligarchi russi, che dovranno rinunciare anche al tartufo. È questo uno dei beni di lusso che rientra nel quarto pacchetto di misure adottate dall’Unione europea con il Regolamento 2022/428. E, come un effetto domino, della stessa misura risentono anche le Marche, tra le principali regioni ad esportarlo. “Dallo scoppio della guerra c’è stato un calo del 60-70% delle vendite – dice al Ducato Giancarlo Marini, proprietario dell’azienda Marini tartufi di Acqualagna – noi non lavoravamo direttamente con i russi ma con importatori tedeschi e francesi che poi esportavano in Russia”. Il pacchetto di sanzioni decise dall’Unione europea lo scorso 15 marzo prevede che non possano essere esportati in Russia prodotti che superano il valore di 300 euro ad articolo.

Carburante e spese di spedizione: reazione a catena

Non solo la vendita ma anche la spedizione è un altro aspetto della crisi che sta investendo il settore. All’aumento del carburante, i corrieri e gli spedizionieri hanno dovuto aumentare il prezzo del servizio. “Se prima il trasporto di tartufo con i corrieri (che viaggiano via terra ndr) veniva 30 euro ora costa 35 – afferma al Ducato Davide Possanzini, responsabile commerciale di Acqualagna tartufi – se scelgo gli spedizionieri (per quantità molto maggiori), con un volo aereo ad esempio, il trasporto di un bancale di prodotto prima mi costava 1.800 euro ora 4.000″.

Un aumento confermato anche da Cristina Bernardini dell’azienda Bernardini tartufi: “I costi del trasporto sono cresciuti del 30-40% rispetto al 2021. Una spedizione di tre chili in Svizzera, che prima pagavi 12 euro, adesso costa dai 16 ai 18 euro. Se il costo delle spedizioni era in crescita per la pandemia, adesso è ancora peggio”. Tuttavia le misure dell’Unione europea non hanno portato direttamente grossi cambiamenti per l’azienda: “Lavoriamo per il 67-68% con l’estero ma le sanzioni alla Russia non mi toccano più di tanto. Paesi come la Polonia e l’Ungheria continuano ad acquistare”.

Contenitori preziosi: su il prezzo degli imballaggi 

L’altra faccia delle conseguenze economiche della guerra riguarda il prezzo di materie come vetro, plastica, acciaio, alluminio, carta: tutti utilizzati nell’imballaggio di prodotti come il tartufo e che, inevitabilmente, sono schizzati in alto: “Il vetro è aumentato del 30% – dice Marini – poi non si trova più l’olio di girasole quindi il prezzo dell’olio extravergine d’oliva è maggiorato”. Lo conferma anche il presidente di Coldiretti per la provincia di Pesaro Urbino, Tommaso di Sante: “La difficoltà che hanno le aziende nostre sul territorio è dovuta al blocco delle esportazioni e all’aumento dei costi della materia prima su tutti i settori. Il gasolio agricolo, poi, è più che raddoppiato, da 64 centesimi + iva a 1,50 euro + iva”.  Per quanto riguarda il pacchetto di sanzioni europee che taglia le gambe all’arrivo di tartufo in Russia, secondo di Sante: “È un prodotto ben apprezzato dagli oligarchi russi ed è un marchio importante avere quei pezzi pregiati di italianità sulla propria tavola”.

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