Palazzo ducale: torna la lunetta di Della Robbia dopo il restauro

Il direttore di Palazzo Ducale, Luigi Gallo, la professoressa Lella Mazzoli e l'arcivescovo Monsignor Tani
di CECILIA ROSSI

URBINO –  Dopo 7 mesi di restauro, fa il suo ritorno a Urbino, a Palazzo ducale, la grande lunetta di Luca Della Robbia, artista fiorentino del ‘400. La Vergine col Bambino, attorniata dai santi Domenico, Tommaso d’Aquino, Alberto Magno e Pietro martire ha finalmente ripreso il suo posto nella sala della Jole della Galleria nazionale delle Marche, in una posizione più bassa rispetto al passato, così che i turisti possono ammirare il blu e il bianco intensi dello smalto e la fattezza della terracotta invetriata. È stata presentata al pubblico questa mattina dal direttore del museo Luigi Gallo.

La storia della lunetta

“La Madonna col Bambino è tornata a essere pienamente visibile a tutti i turisti”, ha spiegato il direttore. L’opera infatti era rientrata a Urbino, in realtà, già dallo scorso 9 maggio, “quando è partito un piccolo cantiere a cielo aperto nella sala, per cui i visitatori hanno potuto scorgere delle piccole anteprime già nelle scorse settimane”, ha proseguito Gallo.

La lunetta era stata commissionata, a metà del ‘400, da Maso di Bartolomeo, per arricchire il portale della chiesa di San Domenico di Urbino. E lì era rimasta fino all’inizio degli anni ’80 quando fu rimossa e trasferita a Palazzo Ducale “per evitare l’aggravarsi irreparabile di uno stato di degrado”, si legge nell’analisi tecnica dell’istituto di restauro fiorentino. Sul portale della chiesa, invece, era stata montata una copia. Nel 1982 era poi stata trasferita a Firenze all’Opificio delle pietre dure di Firenze, un istituto del Ministero della cultura, a causa di gravi malformazioni che avevano portato anche al distaccamento dello smalto dal biscotto.

Il nuovo restauro, tutto al femminile

“Da lontano non si nota, ma lo sfondo è stato realizzato con la tecnica puntinata. Ora i turisti possono avvicinarsi e notare tutti i dettagli dell’opera”, ha spiegato al Ducato Shirin Afra, una delle restauratrici dell’opera. Il team fiorentino che si è occupato del restauro è tutto al femminile e il caso vuole che le cinque professioniste abbiano avuto come insegnanti le restauratrici che avevano realizzato il rinnovo dell’opera negli anni ’80. “Si è trattata di una coincidenza eccezionale, un passaggio di testimone diretto. A noi ha aiutato moltissimo perché i documenti sul restauro avvenuto 40 anni fa erano praticamente inesistenti e abbiamo potuto ricevere indicazioni e consigli di prima mano dalle nostre professoresse”, ha commentato Afra.

Shirin Afra presenta l’opera restaurata nella sala Jole di Palazzo Ducale

Il nuovo restauro ha seguito le impronte di quello precedente, ma ha poi inserito dei caratteri totalmente innovativi, come l’uso dei materiali. “Abbiamo deciso di utilizzare solo composti di origine naturale per il lavoro, come gli oli essenziali per il colore. Questo perché, rispetto ai decenni scorsi, oggi i restauratori sono sicuramente più attenti alla questione della sostenibilità”, ha precisato Afra. “Ma non solo, anche a livello stilistico abbiamo deciso di dare delle forme nuove: come a naso e bocca, che prima seguivano dei lineamenti un po’ troppo “moderni”. Noi gli abbiamo dato delle forme più rinascimentali, come l’aggiunta del labbro superiore pronunciato o il naso che segue più fedelmente la forma dell’attaccatura”.

Nuove aperture a luglio

L’opera aveva lasciato la Galleria Nazionale delle Marche nel settembre del 2021 ed è stata riproposta oggi al pubblico a pochi giorni dalla presentazione dell’operazione di riallestimento del secondo piano di Palazzo Ducale, che sarà presentata a luglio. Sono attese tante novità per i visitatori, tra cui la mostra temporanea “Federico da Montefeltro e Francesco di Giorgio: Urbino crocevia delle arti”, che si apre il prossimo 23 giugno.

About the Author

Cecilia Rossi
Nata e cresciuta nelle Marche, studio a Urbino, dove mi laureo in Comunicazione con una tesi sull'involuzione autoritaria in Ungheria. Ho vissuto per sei mesi a Bruxelles, dove non ho migliorato il mio francese, ma in compenso ho studiato un po' di economia. La maggior parte del tempo leggo libri, lavoro a maglia e mi perdo nei documentari.

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