Nel Cras di Urbino, il ‘pronto soccorso’ degli animali selvatici: “Ogni anno oltre 4000 interventi”

di CRISTINA R.CIRRI e RAFFAELE DI GAETANI

URBINO – Una volpe salta nella gabbia in cui deve stare per curarsi dalla rogna. Vorrebbe uscire ma non può farlo: deve essere monitorata dopo essere stata ritrovata in un pollaio in fin di vita. Poco distante da lei, in un altro box c’è un tasso che dorme piegato su sé stesso: è stato investito da un auto e adesso è si sta riprendendo. Ma ci sono altri animali con storie diverse rispetto a quelle di una malattia o un incidente. Come quella di un grande gufo con degli occhi grandi e arancioni che vorrebbe volare nel cielo ma a bloccarlo c’è la rete della gabbia in cui è condannato. L’esemplare si trova infatti da tre anni sotto sequestro e finché il processo non volgerà al termine dovrà vivere lì dentro.

Questi sono alcuni degli animali che si trovano in mezzo alle colline di Urbino, in località Ca’ Girone, nel Centro di recupero degli animali selvatici (Cras). È la sede regionale: da qui, dal 2019, si coordinano tutti gli interventi di recupero di animali selvatici nelle Marche. Prima questa struttura aveva compiti di coordinamento solo provinciale. Oltre a quello di Urbino ci sono altri due centri: l’oasi di Ripa Bianca in provincia di Ancona e un’altra struttura in provincia di Fermo.

Oltre quattromila animali all’anno recuperati nelle Marche

Il Cras di Urbino si occupa di seguire gli animali durante tutto il processo di recupero, convalescenza e reinserimento all’interno della natura. Qui, oltre che ai veterinari, c’è Jacopo Burattini, un giovane volontario che dopo aver ricevuto le segnalazioni si occupa del recupero e del trasporto degli animali al centro. Al Ducato fornisce il numero di interventi fatti dal Cras: “Solo nel quadriennio dal 2019 al 2023 sono stati recuperati 4200 animali all’anno sul territorio regionale per un totale di circa 350 al mese”.

“Gli interventi più numerosi li facciamo nel periodo primaverile-estivo – continua Jacopo – perché è il periodo sia delle migrazioni che della riproduzione e molti animali cadono dai nidi. Ma anche perché pratiche non corrette come il taglio delle siepi portano gli animali in condizioni di difficoltà”.

Gli animali bisognosi cambiano a seconda del periodo dell’anno, spiega il volontario: “Se è vero che d’estate la maggior parte dei recuperi sono gli uccelli come i gabbiani al mare, d’inverno, essendoci molte più ore di buio, per strada vengono investiti molti tassi, cinghiali e istrici”.

Il rapporto con gli animali

Il rapporto di Jacopo con gli animali è forte. In alcuni casi continua anche dopo la loro guarigione. Un esempio è il rapporto con una poiana salvata e accudita alcuni mesi prima, ora libera: Jacopo la chiama urlando il suo nome – “Mimma” -, e l’uccello lo riconosce, risponde al suo richiamo dirigendosi verso di lui. Sa infatti che ad attenderla ci sarà il pranzo.

Jacopo racconta anche la storia di un ricongiungimento familiare. Arco e Valentino sono due lupi, padre e figlio, che si sono ritrovati grazie a un recupero eseguito nel 2020 a Tavullia. Oggi sono liberi.

Il primo intervento

Ma a occuparsi degli animali che arrivano al Cras c’è anche Mauro Pancrazi, un veterinario che offre il proprio servizio e aiuto. Pancrazi spiega al Ducato cosa succede quando al centro arriva la segnalazione di un animale investito o in difficoltà: “Un operatore va sul posto, mette in sicurezza l’animale rimasto ferito, lo benda, gli ottura l’apparato uditivo con dell’ovatta e lo trasporta qui al centro”. Una procedura che serve a evitare di essere feriti dall’animale spaventato. “Il centro svolge un ruolo importante – continua – perché è qui che i veterinari visitano l’animale e fanno la prima diagnosi”. All’interno della struttura c’è un tavolo per le autopsie e una cella frigorifera. Il veterinario spiega il motivo: “Agli animali che non sopravvivono viene fatta l’autopsia per scoprire l’eventuale presenza della peste suina”.

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