I pianisti Sollini e Barbatano incantano i giovani al Sanzio di Urbino. Concerto gratuito dell’Università

di ELIA FOLCO

URBINO – Le ultime note del Mattino di Edvard Grieg si spengono, poi un secondo di silenzio, e infine gli applausi scroscianti. Qualcuno dalla platea del teatro Sanzio urla “Bravi!Bravi!”: un apprezzamento per la performance ma anche per la serata di musica classica, iniziativa gratuita dell’Università di Urbino. In un teatro tutto esaurito si è esibito un duo pianistico tra i più apprezzati del mondo, quello di Marco Sollini e Salvatore Barbatano, che dopo aver accarezzato i tasti sulle note di Johannes Brahms, Franz Schubert e Franz Liszt, hanno voluto concedere un bis interpretando il celebre brano di Grieg: “Urbino è stata una piacevole scoperta: siamo ancora in periodo invernale e vedere tanti giovani a teatro ci ha fatto molto piacere, non era assolutamente scontato, bisogna fare i complimenti a chi ha organizzato tutto questo. Il teatro è bello, la città meravigliosa e siamo stati molto felici di essere stati qua” dice Sollini al termine del concerto.

I giovani, la musica e l’arte

Uno degli aspetti che ha soddisfatto di più i maestri è stata la presenta di tanti ragazzi a teatro, moltissimi studenti universitari sono corsi ad assistere al concerto. “Siamo contenti di aver visto un pubblico attento. Coinvolgere i ragazzi è fondamentale: bisogna – dice Sollini- saper proporre eventi, magari creando concerti mirati a far conoscere ai ragazzi anche molto giovani la musica dei grandi Paesi”. I Maestri aggiungono che “l’Italia è un punto di riferimento culturale, per la musica e l’arte in generale: la stessa Urbino è un punto di riferimento, di cui dobbiamo imparare a fare tesoro, anche a livello economico; molti vengono dall’estero per ammirare le nostre bellezze.”

Una bellezza che lo stesso Sollini promuove col festival “Armonie della sera” con cui vuole far conoscere i punti di interesse marchigiani, come le Grotte di Frasassi, tramite la musica. “Ci piacerebbe che la musica non rimanesse solo un genere d’élite, dovremmo cercare di abbattere i muri che ci sono. Suonare nelle grotte era molto suggestivo, anche se il gocciolio delle stalattiti a volte ci disturbava.”

La storia del duo, il rapporto con l’estero e con l’Italia

Il duo si è formato nel 2004 e quest’anno festeggia i quindici anni di collaborazione, “ricchi di soddisfazioni, per lo più all’estero devo dire, dove ci siamo esibiti in cornici splendide, come a Praga o a San Pietroburgo. In Italia -aggiunge il duo – ci siamo tolti soddisfazioni, ma è un po’ più complesso, però continuiamo a lavorare e a fare del nostro meglio. In Indonesia ci hanno definiti un’anima sola con venti dita, una bella definizione.”

Diverse sono le esperienze che hanno condiviso, anche comiche, come quando a Barbatano si ruppe lo sgabello su cui era seduto durante un concerto a Pristina, capitale del Kosovo. Ma si ricordano soprattutto i successi, come al Cairo, dove c’era “un pubblico bellissimo, pieno di giovani anche qui” come quelli che hanno riempito poltrone e palchi del Sanzio. “Il compito di noi interpreti e di fare da tramiti, mediare tra spettatori e opere. Dobbiamo trasmettere emozioni, darle e riceverle, proprio perché le abbiamo date” conclude il duo.

Ci si concede anche una piccola battuta su Sanremo, dove i due si sono esibiti come solisti con l’Orchestra Sinfonica, riguardo alle dichiarazioni di Alessandro Morelli, secondo cui una canzone su tre di quelle trasmette in radio dovrebbe essere italiana: “Noi siamo un duo che suona musica italiana, abbiamo inciso le opere a quattro mani di Gioacchino Rossini, di Vincenzo Rauzzini e molti altri, ne abbiamo fatta di musica italiana; e all’estero suoniamo spesso la nostra” dice Barbatano.

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