La crisi immobiliare colpisce anche Urbino: prezzi giù fino al 30% e case sfitte

di CHIARA RICCIOLINI

URBINO – A Urbino tutto si riduce: gli abitanti, gli studenti, le case che si comprano, quelle che si vendono e, soprattutto, il loro prezzo. A differenza del passato, ci sono stanze che restano sfitte. Anche l’università teme per il futuro calo dei propri studenti: oggi sono sempre di più quelli provenienti dalle regioni limitrofe, le stesse che dal 2040 sconteranno il calo demografico più grave in Italia.

Non si vende o si svende

I prezzi degli immobili a Urbino sono crollati in dieci anni. Da marzo 2014 a marzo 2024 si registra una perdita nominale del -6,7% nel centro storico, -13,9% nelle zone limitrofe, – 26,7% nella periferia. Per il centro si è passati da 3.000 (3.576 reali considerando l’inflazione) a 2.800 euro al metro quadro, con una perdita reale quindi del 21%. Da 1.800 (2.145 reali) a 1.550 euro al metro quadro nelle zone limitrofe, con un calo reale del -27,76%, e da 1.500 (1.788 reali) a 1.100 nella periferia, con una perdita reale del -38,48%.

Questo è quanto rilevato da Scenari Immobiliari, commentato per Il Ducato dal direttore Mario Breglia: “È una tendenza che caratterizza tutte le città secondarie, soprattutto nel centro Italia. C’è la propensione sempre più forte a spostarsi nelle città grandi, come Roma o Bologna, dove infatti i prezzi di vendita aumentano moltissimo. A Urbino poi non si costruiscono case nuove e questo è un vero peccato. Lo spopolamento della città è il problema, meno abitanti vuol dire più offerta e quindi crollo dei prezzi. I giovani e le nuove famiglie non sono invogliate a venire a vivere a Urbino, è un centro piccolo e se scelgono la vita isolata preferiscono zone di campagna vicine, non la piccola città”.

Si affitta sempre a meno e restano stanze vuote

Il crollo è significativo anche per i canoni d’affitto, che dal 2014 al 2024 sono arrivati a un -9,1% (-23,73% reali) nel centro, -15,4% (-29,01% reali) nella zone limitrofe e -18,2% (-31,36% reali) nella periferia. Su questo Breglia aggiunge: “Gli studenti universitari creano un po’ di dinamicità nel mercato perché fanno domanda, ma assistiamo comunque a un crollo forte anche in quel settore”.

Anche le agenzie immobiliari riscontrano un calo nelle vendite e nei contratti di locazione. Roberto Edera, agente immobiliare urbinate con una carriera trentennale racconta: “Negli ultimi dieci anni i prezzi degli affitti sono calati, alcune case rimangono addirittura sfitte. Nel 1994, quando ho iniziato, gli appartamenti si affittavano subito, anche nelle zone limitrofe tipo Tortorina o Cavallino. Mi ricordo che il prezzo per un appartamento in quelle zone con tre stanze e un bagno era un milione di lire al mese (964,23 euro attuali). Adesso è diventato difficilissimo affittare in quelle zone e il canone può essere al massimo 500 euro”.

Sempre meno abitanti e studenti

Una crisi demografica sia di abitanti e famiglie che non scelgono più di risiedere nel territorio urbinate, sia di popolazione studentesca residente. “Gli studenti sono calati – dice Edera, che ha l’ufficio in Corso Garibaldi – e tanti vengono dalle Marche o da vicino e non vengono ad abitare qui. Prima chi affittava una stanza a 300 ora se non trova nessuno è costretto ad affittare a 280 e alcuni comunque rimangono con le stanze vuote”.

In effetti gli studenti ad Urbino, da quando Roberto Edera ha iniziato il suo lavoro trent’anni fa, sono calati da 19.412 a 13.941 (dato del Ministero dell’università e della ricerca) e i dati contenuti del Piano strategico di ateneo 2024-2026 mostrano, pur rimanendo la Carlo Bo l’università più attrattiva delle Marche, che il 71% degli iscritti attuali proviene da Marche (49%) ed Emilia Romagna (22%), mentre solo il 29% proviene da altre regioni o dall’estero.

L’articolo sui numeri degli studenti universitari su un numero del Ducato del 1994

Il Ducato, in un articolo del 1994, riportava che il 56,14% degli studenti proveniva da zone limitrofe, il 43,52% dalle Marche, e il 12,62% dall’Emilia Romagna. Non solo, dal covid in avanti l’università ha attivato molti corsi in modalità mista, che consentono di frequentare sia in presenza che online e che prevedono “l’erogazione in modalità telematiche di una quota significativa delle attività formative, comunque non superiore ai due terzi” come si legge sul sito. Due elementi che contribuiscono alla perdita di popolazione studentesca residente. La preoccupazione dell’università è anche per il futuro, perché nel 2040 le regioni che sconteranno di più il calo demografico sono proprio quelle da cui provengono la gran parte degli studenti di Urbino, con le Marche che vedranno un calo del 25% e l’Umbria del 24%.

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