Festa della donna: a Urbino cresce l’imprenditoria rosa. Ma i pregiudizi sono duri a morire

Le imprenditrici marchigiane di Confapi Donna
di LUCA GASPERONI

URBINO – Sempre più donne imprenditrici. Soprattutto giovani, alla guida di aziende di ogni tipo: turismo, servizi, sanità, istruzione assistenza sociale. Quasi un’impresa su quattro, nelle Marche, ha alla sua testa una donna.

“Sì, per noi è proprio un 8 marzo particolare – dice Luana Lagli, imprenditrice di lungo corso – i dati diffusi proprio quattro giorni prima della festa della donna ci danno ancora più forza a continuare sulla nostra strada, ad aiutare donne a fare impresa.”

I dati sono quelli diffusi lunedì 4 marzo dalla Cna, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa. Nelle Marche sono 39.000 le imprese al femminile, il 22,8% delle 172.000 totali. Un aiuto arriva  dalle donne straniere: sono 4.000 le imprese guidate da donne arrivate soprattutto da Cina, Romania e Marocco.

Rapporti di forza confermati anche nell’impresa agricola. Dallo studio Coldiretti Marche sui dati della Camera di Commercio regionale emerge la presenza di  7.700  imprese femminili che, attraverso nuove iniziative, si stanno ritagliando spazi sempre più consistenti. Una rivoluzione avviata attraverso programmi di educazione alimentare e ambientale con le scuole, agri-asilo, fattorie didattiche, pet therapy. Le province più rosa sono Macerata (2.180), Ancona (1.975) e Pesaro-Urbino (1.492).

La stessa città feltresca, per la piccola e media impresa, spicca con dati al di sopra del livello regionale: sono 492 le aziende rosa, quasi un terzo di tutte le imprese del Comune, 1.675. Il 26% di queste, gestite da giovani donne. Sul gradino più alto del podio, con più di un centinaio di casi, è il settore alimentare (24% dei casi) seguito dal commercio/edilizia (21%) e la ristorazione (11%).

La differenza tra uomini e donne nell’imprenditoria inizia a diminuire, ma è la stessa Cna a sottolineare i punti critici. “Quello di noi donne è un contributo importante malgrado la mancanza di politiche di sostegno mirate al welfare e alle pari opportunità – chiarisce Emilia Esposito, presidente di Impresa donna Cna Marche – ma le imprenditrici sono penalizzate nell’accesso al credito. Inoltre nella successione aziendale sono ancora privilegiati i figli maschi”.

A testimoniarlo è il sondaggio che, nei rapporti con le banche, vede la metà delle donne trattate peggio di un uomo. Pregiudizi duri a morire. Gli stessi che alla morte del titolare di una società assegnano in automatico la successione ai figli maschi, perché come dichiarato dal 23% degli intervistati “le donne sono meno imprenditrici degli uomini”.

Alle base c’è una tendenza a sottovalutare le capacità di una donna. Spiega Luana Lagli, anche presidente di Confapi donna, Confederazione italiana della piccola e media impresa privata: “L’ultima parola spetta sempre all’uomo. Anche se il risultato ottenuto è merito del lavoro di una donna dietro di lui, spesso condannata a rimanere in secondo piano”.

Un segnale forte però arriva dalle più giovani. Secondo i dati della Cna infatti un’impresa under 35 su tre appartiene a una donna (4.000 su 14.000). Una tendenza che si è accentuata nell’ultimo decennio: il 41% delle imprenditrici marchigiane ha fondato l’azienda dopo il 2010, contro il 33% degli imprenditori.

Un fenomeno legato alla “consapevolezza di molte qualità – tenacia, indipendenza, professionalità – ma anche di una maggiore libertà. Le giovani di oggi sono pronte a buttarsi, non devono più scegliere se essere manager o madre/moglie. Possono essere entrambe” ribadisce Luana Lagli.

In attesa di raggiungere la parità di genere, la presidente Confapi è fiduciosa: “Di questo passo in 10/15 anni si riuscirà ad avere un livellamento. Le cose sono in costante evoluzione e le donne si stanno prendendo sempre più spazio, con risultati eccellenti”.

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