Calcio femminile, sulla scia delle azzurre “mondiali” a Pesaro e Urbino il movimento è in crescita – VIDEO

di NICOLETTA PETTINARI

URBINO – Era il 1962 quando Rita Pavone si lamentava, cantando La partita di pallone, di essere lasciata da sola a casa dal fidanzato, troppo impegnato a seguire la sua squadra del cuore allo stadio. Ma quella era un’altra epoca. Oggi le azzurre della Nazionale femminile si giocano un Mondiale che tiene gli italiani incollati al televisore. Sara Gama, Cristiana Girelli e Barbara Bonansea sono diventate, in poco tempo, i nuovi Cannavaro, Totti e Del Piero.

In Francia il “dream team” della ct Milena Bertolini si è qualificato primo nel girone C dopo le vittorie su Australia e Giamaica e, nonostante la sconfitta contro il Brasile, ora è agli ottavi di finale. Il boom di ascolti televisivi per il match con le verdeoro, la prima partita di calcio femminile trasmessa in prima serata in chiaro, si unisce alle tante reazioni social a supporto delle ragazze. Un successo che va oltre i risultati sul campo.

Sulla scia di questo volano si inseriscono le squadre femminili che, anche nel piccolo di una realtà locale, stanno emergendo e stanno potenziando le quote rosa nel mondo calcistico.

E anche la provincia di Pesaro e Urbino ha la sua icona di calcio femminile. È Raffaella Manieri, difensore pesarese, classe 1986, che vanta anche 65 presenze e 10 gol in Nazionale. Nel suo palmarès sette scudetti, una Coppa Italia e sei Supercoppe. Ora capitano del Milan, ha mosso i suoi primi passi con l’Arzilla, formazione di Pesaro. Poi Vigor Senigallia, Torino, Verona, Torres, fino all’esperienza in Germania al Bayern Monaco. Nel 2016 il ritorno in Italia: un anno al Brescia e uno al San Zaccaria. Dal 2018 gioca con le rossonere.

La situazione in Provincia

Nel territorio spicca la Vis Pesaro femminile, nella quale è confluita l’Onda Pesarese nel 2017, dopo la vittoria del campionato romagnolo di serie B nella stagione 2016-2017. Oggi la Vis ha tre giovanili (Under 10, 12 e 15) e la prima squadra. In totale conta 70 giocatrici e abbraccia ogni fascia d’età: la più giovane ha 15 anni, mentre la più “matura” ne ha 38.

Raffaella Manieri ha dato un forte contributo all’Arzilla, che, pur non avendo una prima squadra, è riuscita a costruire una rosa Under 10 e una Under 12. Nel 2015 la campionessa ha fondato la Pink Arzilla, scuola di calcio femminile che permette alle bambine di divertirsi e giocare assieme, con un programma specifico di allenamenti. Due anni fa è partita poi la RaffaManieriAcademy, che gestisce e allena rose miste tra calciatori e calciatrici, favorendo la crescita tecnica e agonistica di entrambi.

Nel calcio a 5 la formazione di punta è la Flaminia Fano, che gioca in serie A. Ma anche la città ducale ha la sua squadra: le ragazze dell’Atletico Urbino 1999 giocano in serie C e nella stagione appena conclusa si sono classificate al secondo posto. Che sia venuto il momento per i ducali del calcio a 11, dopo la vittoria del campionato di Prima categoria e il passaggio in Promozione, di dotarsi di una squadra femminile? Intanto a Urbino è attivo il centro territoriale Figc, polo d’eccellenza per scovare i migliori talenti, maschili e femminili, da segnalare ai vivai dei team più importanti, anche in chiave nazionale.

Il calcio femminile nelle Marche

Nella nostra regione sono in aumento le società che danno spazio e investono sul settore femminile. Un fenomeno che sta raggiungendo traguardi un tempo inattesi. Protagonista è la Jesina, ex conoscenza della Serie A. Nata nel 1998, attualmente si trova in serie C, ma nelle sue giovanili sbocciano i talenti delle Nazionali. In crescita anche la Y-FIT Macerata, la Sambenedettese e la Vis Faleria Porto Sant’Elpidio.

Nel calcio a 5 si fanno notare l’Atletico Chiaravalle e il Città di Falconara, quest’ultima tra le squadre più forti nel campionato di categoria in serie A.

“Non si può negare che negli ultimi anni tante società sia a livello locale che nazionale, si siano aperte al calcio femminile. C’è però ancora molto da fare e, spesso, mancano finanziamenti e soldi per avviare progetti costruttivi a lungo termine”, spiega Manieri al Ducato.

“All’estero esiste un altro approccio, già a partire dalla preparazione atletica. In Italia le calciatrici sono equiparate a dilettanti. Va detto comunque che negli ultimi anni il professionismo femminile si è esteso ai più importanti club italiani: Inter, Milan, Juventus, Roma e Fiorentina, solo per citarne alcuni”, aggiunge il capitano del Milan.

Un problema più culturale, dunque, che sportivo in senso stretto, e che riguarda la mentalità collettiva che aleggia sul calcio femminile. Spesso le bambine che vogliono giocare a calcio o praticare sport ritenuti “maschili” vengono ostacolate dai loro stessi genitori, non troppo felici di vedere le loro bambine con divisa e tacchetti.

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