Nubifragi Marche: le aziende messe in ginocchio dal fango. “Come un bombardamento”

Vetreria Vallerani, a Cantiano, dopo il nubifragio. Foto Sara Spimpolo
di ALICE TOMBESI

CANTIANO – Richard ha l’aria stanca e affranta.  Mangia un cracker durante una pausa di pochi minuti prima di ricominciare a spalare.  Guarda l’azienda in cui è cresciuto divorata dal fango: “Lavoravo qui” e risponde al passato quando gli viene chiesto se è un dipendente della vetreria Vallarelli, tra Cantiano e Pontedazzo, in provincia di Pesaro Urbino. La violenza del nubifragio che ha colpito le Marche nella notte tra il 15 e il 16 settembre ha scardinato le porte della sua azienda riempendo di fango i macchinari. Li passa al vaglio del suo sguardo e sa che poco ci sarà da fare per salvarli e continuare a lavorare lì: ” Sono tutti a controllo numerico,  e costano molto”. Nato a Cantiano, era arrivato alla vetreria Vallarelli quindici anni fa ma adesso, dopo che nel giro di poche ore ogni certezza è stata spazzata via, non sa se ne farà ancora parte: “Con gli altri stiamo valutando cosa fare, la ferita è aperta. Non sappiamo se andare a cercare un altro lavoro o aspettare che si riparta ma sarà quasi impossibile”.

Richard, un dipendente della vetreria. Foto di Sara Spimpolo

IL NUBIFRAGIO DI CANTIANO – A tre gradini dalla marea marrone 

Una stima dei danni il proprietario della vetreria, Carlo Vallarelli, ha provato a farla. “Siamo sui tre milioni di euro – dice al Ducato – i dipendenti sono circa venti, tutta gente di Cantiano che ora sta dando una mano”. Un’azienda di settanta anni di tradizione che per l’entità della superficie danneggiata, il volume di lavoro e le attrezzature tecniche che ospitava è tra le più colpite nel territorio di Pesaro e Urbino. Si trova a pochi passi da quel tratto del fiume Burano dove gli argini non hanno retto e la violenza dell’acqua ha danneggiato e in alcuni casi distrutto la zona artigianale di Cantiano.

“Danni per circa 40 mila euro”: l’emporio che vende pallet

Davanti alla vetreria c’è un piccolo emporio: “Vendiamo oggetti per la casa, ferramenta, vernici, prodotti per animali e riscaldamento” dice il proprietario, Giacomo Perioli. Nel suo caso, a salvare l’attività è stato il cancello che, in parte, ha bloccato l’onda di acqua e fango. I danni, comunque, ci sono. La stima, anche in questo caso, destinata a rimanere incerta. Ha perso venticinque bancali di pallet e un muletto: “Ogni bancale costa 800 euro più il muletto: stiamo sui quaranta mila euro di danni”. Una calamità nella calamità, dopo la pandemia e la guerra in Ucraina e, dice Perioli: “L’economia dell’entroterra è già a terra perché non c’è utenza; si lavora da maggio a settembre grazie ai turisti che riempiono le città. Dopo questa Cantiano è un paese in ginocchio”. La preoccupazione di Giacomo, adesso, non è solo quella di rimettere in piedi l’emporio: “Voglio che si sappia che ho un argine rotto di fronte al negozio. Devono intervenire subito altrimenti non reggeremo alla prossima piena”. L’assessore all’Ambiente e al territorio del comune di Cantiano, Filippo Gentilotti, fa sapere al Ducato che ieri mattina è stato fatto un sopralluogo sull’argine.

Giacomo Perioli, proprietario dell’emporio. Foto di Sara Spimpolo

Senza infrastrutture non si riparte

C’è poi l’altra faccia dei danni causati dal nubifragio: l’isolamento. “Il ponte che porta alla mia azienda è per metà distrutto – racconta al Ducato Igor Lupatelli che, insieme al fratello Ivan, conduce a Cantiano un’azienda che produce amarene, la Morello Austera – devono arrivare gli ingegneri per valutare i danni. Abbiamo una cella frigo a -20 gradi che regge per altri due giorni ma poi ha bisogno di corrente altrimenti il processo di pastorizzazione delle amarene si interrompe e iniziano ad ammuffire”. Infrastrutture danneggiate, ponti crollati o inagibili, tralicci dell’elettricità caduti giù che hanno reso impossibili le comunicazioni. “Il palo del telefono non c’è più e non sappiamo quando lo ripristineranno – continua Igor che nella furia dell’acqua ha perso un negozio nel centro di Cantiano – lo usavo per le esposizioni perché noi rivendiamo per lo più ai negozi. L’acqua è arrivata a un paio di metri e tutto quello che c’era dentro è andato”. La stima dei danni è di tre mila euro, contando gli ottanta quintali di vino e alcune macchine e muletti infangati.

Il ponte inagibile sulla strada che porta all’azienda di amarene di Igor e Ivan Lupatelli. Foto di Sara Spimpolo

L’acqua si ritira, il nubifragio finisce. Si ricomincia o ci si prova: “Sembra come se ci avessero bombardato – dice Peter Santini Simoncelli a capo della Sam, un’azienda di costruzioni meccaniche a Cantiano – a occhio e croce la stima minima è di 150-200 mila euro. È tutto da rifare”. Per Gianmarco Ginelli la preoccupazione principale, durante quelle ore tragiche, era rivolta al suo allevamento di capre e pecore: “La strada per portare da mangiare agli animali era completamente distrutta, una strada che ero riuscito a fare da poco. All’inizio, con la mia squadra, abbiamo portato le balle di fieno su per la montagna a mano. Venticinque chili. Sabato mattina, poi, al mercato di Campagna Amica ho incontrato Mirco Carloni, vice presidente della Regione Marche, e lui mi ha aiutato a sistemare la strada inviando una squadra di Vigili del Fuoco. Ora è di nuovo agibile –  conclude Ginelli – appena i miei animali mi hanno visto con il cibo mi sono venuti tutti incontri. Ho pianto”.

L’allevatore Gian Marco Ginelli. Foto di Sara Spimpolo

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