Giada, la dottoranda di Urbino che indaga sulle piattaforme social

La dottoranda Giada Marino
di LINDA CAGLIONI

URBINO – Che ruolo hanno i contenuti social e le Stories di Instagram nelle dinamiche comunicative che giacciono nelle maglie della rete? Se lo chiede da tempo la toscana Giada Marino, classe 1989, dottoranda all’Università di Urbino. Che ha deciso di dedicare a questo punto di domanda il suo progetto di ricerca: “La mia esperienza sui social media”.

“Mi sono interessata allo studio delle piattaforme social e dei comportamenti degli individui lavorando principalmente sulle funzioni di Instagram e sui contenuti generati dagli adolescenti e dai millenials, utenti tra i 13 e i 30 anni”, spiega Giada, che per dare una risposta agli interrogativi stimolati dai giganti della comunicazione social ha steso un questionario di circa 28 domande. Che viene distribuito proprio attraverso i canali che indaga. “Il mio questionario viene diffuso attraverso post sponsorizzati di Facebook e Instagram. È una metodologia che ho concordato con il mio supervisore Fabio Giglietto”. Una strategia già sfruttata per studi nel settore scientifico e che trova fondamento nella letteratura scientifica ma che trascina con sé una buona dose di innovazione. Ma anche una controindicazione: “La diffusione delle domande attraverso post pubblicitari di Facebook prevede un costo che i fondi di ricerca a disposizione dei dottorandi non coprono – spiega la dottoranda – È una metodologia all’avanguardia, e proprio per questo non è ancora possibile trovarla tra le voci di spesa previste dal Miur a cui destinare i propri fondi di ricerca”.

Così Giada ha fatto ricorso a Kickstarter, il sito che ospita campagne crowdfunding. Il 22 marzo ha dato inizio a una sua raccolta fondi che andrà avanti fino al 22 aprile. Obiettivo prefissato? Raggiungere 700 euro. “Il costo del progetto però sarà superiore anche se è difficile avere una cifra definitiva: il calcolo di Facebook è oscuro, dipende da diversi fattori. Esiste un importo per la visualizzazione, uno per il click sul link e uno per i rispondenti che arrivano alla fine del questionario. I post più virali costano meno, e viceversa”. A metà della sua corsa alla raccolta fondi, Giada è riuscita a intercettare circa metà dei rispondenti: “Affinché il mio studio abbia validità devo ottenere almeno 500 risposte. Principalmente quello che chiedo agli utenti è quanto utilizzino le Stories di Instagram, che sono contenuti particolari nell’orizzonte dei social, perché in qualche modo contraddicono una delle regole fondanti di internet: la permanenza dei contenuti nella rete. Le Stories invece hanno una durata di 24 ore, poi spariscono. In questo modo lasciano maggior libertà all’utente di esprimersi, hanno probabilmente conseguenze minori sulle logiche della comunicazione con i propri pubblici”.

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