di LINDA CAGLIONI
URBINO – Il Comune di Urbino vuole conferire l’onorificenza postuma di cittadino emerito al magistrato Paolo Cigliola. È all’ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale, previsto per giovedì 28 novembre. Al giudice, scomparso all’età 52 anni nell’aprile del 2018, in seguito a un infarto, era già stata intitolata l’aula delle udienze del Tribunale, nell’ottobre di quello stesso anno.
Urbino, però, non è il suo luogo di nascita. Originario di Taranto e forlivese d’adozione, la vita lo aveva poi portato a spendere gran parte della sua attività professionale nella città ducale. In vent’anni a Urbino ha anche ricoperto più volte il ruolo di presidente facente funzioni del Tribunale. Lo fu anche tra il 2012 e il 2013, un anno che al togato pugliese fu sufficiente per riuscire in una “missione impossibile”: impedire la soppressione del tribunale di Urbino che era stata decretata dopo la riorganizzazione prevista a livello ministeriale. Il destino del Palazzo di Giustizia sembrava deciso. Ma il ricorso avanzato da Cigliola alla Corte Costituzionale nel gennaio del 2013 fu accolto sulla base del fatto che la città era co-capoluogo di provincia.
“Il fatto che sia stato accolto il ricorso che veniva da un piccolo ordine degli avvocati, da un piccolo tribunale e, se vogliamo, da un piccolo giudice è una grande lezione di democrazia che deve ispirare fiducia nell’istituzione e nella tutela dei propri diritti” aveva detto il magistrato nel luglio 2013, in un’intervista a Tele2000, poco dopo la ‘sua’ vittoria. Se il massiccio portone del tribunale continua a spalancarsi ogni mattina su via Raffaello, se tra le sue stanze si sciolgono quotidianamente i nodi della giustizia, dunque, è merito suo. “Al giudice Paolo Cigliola che ha legato in modo indelebile la propria figura umana e professionale a questo tribunale, contribuendo in maniera decisiva alla permanenza del presidio di Giustizia nella città di Urbino”. Sono le parole incise sulla targa affissa nell’aula a lui dedicata. Parole che ora l’Amministrazione intende fare anche sue, per dare al nome del magistrato una eco che permanga nel tempo.