Processo ‘palloni gonfiati’, i giocatori del Pieve di Cagna: “Mai visti quegli assegni e quelle carte”

di FRANCESCA DE MARTINO

URBINO – “Non ho mai firmato né incassato gli assegni a me intestati”. Così hanno risposto sei ex calciatori e un ex allenatore della società calcistica Pieve di Cagna chiamati a testimoniare in aula dal pm Catia Letizi per l’inchiesta “palloni gonfiati”, che vede coinvolti 20 imputati: 15 imprenditori, quattro dirigenti sportivi e l’ex titolare della filiale urbinate della banca Monte dei Paschi. Nel corso dell’udienza presieduta dal giudice Andrea Piersantelligià posticipata per non aver citato in tempo i testi, sono stati sentiti una parte dei testimoni dell’accusa: i sei giocatori Enrico Mainardi, Vincenzo Marino, Domenico Anaclerio, Samuele Guidi, Alessandro PantaloniStefano Finocchi e l’allenatore Rocco Parisi.

I fatti

Tra il 2010 e il 2012, secondo la ricostruzione dei pm l’Asd Pieve di Cagna ha restituito ai suoi sponsor parte dei finanziamenti ricevuti, erogati con mezzi tracciabili e regolari contratti di sponsorizzazione, per godere di benefici fiscali. La società sportiva, secondo l’accusa, incassava le quote per poi staccare assegni intestati ai giocatori emessi dalla Banca di credito cooperativo del Metauro, in cui lavorava il vice presidente della società Marco Trombetta.

Negli anni successivi per i pagamenti sono state usate carte prepagate “Krystal”, rilasciate dalla filiale urbinate della banca Monte dei Paschi di Siena. Anche le carte erano intestate ai giocatori. Queste, continua l’accusa, sono state usate per prelevare parte del denaro che tornava poi agli sponsor della società. I calciatori già nel corso degli interrogatori della Guardia di Finanza del 3 maggio 2016 avevano negato di conoscere il sistema dietro gli assegni e le carte “Krystal”. In più la perizia calligrafica, ordinata dal pm all’epoca dei fatti, aveva confermato che quelle sugli assegni erano firme false.

I testimoni

Tutti i testimoni erano tesserati con la Asd Pieve di Cagna tra il 2010 e il 2012, proprio il periodo del “sistema fraudolento”, come lo definisce l’accusa. In quegli anni, hanno raccontato di aver ricevuto quasi sempre in contanti e in busta chiusa rimborsi tra 150 e 500 euro al mese, in rari casi tramite assegno. Dei pagamenti si occupava il segretario della società, Tiziano Pieri e, in sua assenza, l’allora direttore sportivo della squadra, Marco Lucarini. Nessuno dei tesserati sentiti in aula ricorda con esattezza di aver mai firmato ricevute per i pagamenti ricevuti, e soprattutto di aver avuto una carta prepagata “Krystal” alla Monte dei Paschi.

“Non sapevo nulla di questa carta prepagata – ha detto al pm Enrico Mainardi, calciatore della Pieve di Cagna fino al 2015 – Quando ho ricevuto a casa i documenti relativi alla carta, non ricordo di averli compilati. Ero andato prima alla filiale di Urbino della Monte dei Paschi per chiedere spiegazioni e mi avevano risposto che serviva alla società per la tracciabilità dei pagamenti. Non ho mai usato quella prepagata”.

Il pm ha poi mostrato a ogni testimone alcuni assegni bancari a loro intestati, e con annessa loro firma di girata: si tratta sempre di tre o quattro assegni per ogni giocatore, per cifre che vanno dai mille ai quattromila euro, ricaricate sulla carta e poi prelevate in diverse tranche da 500 euro.

“Non ho mai visto né incassato questi soldi”, ribadisce Vincenzo Marino, dilettante nel Pieve di Cagna fino al 2014, e così anche gli altri testimoni.

Alla domanda del pm se i tesserati riconoscessero la propria firma sugli assegni, in sei hanno risposto che “sembra essere” la propria, ma non ricordano assolutamente di aver firmato quegli assegni.

Nel caso di Samuele Guidi, giocatore della società fino al 2010, ci sono due assegni a lui intestati, uno nel 2010 e l’altro nel 2011, da lui poi apparentemente sottoscritti: “La firma su quello del 2010 assomiglia alla mia – ha detto Guidi – ma quella sull’assegno del 2011 è impossibile mi appartenga, perché nel 2011 io già giocavo nello Schieti calcio”.

Il più sicuro sulla falsità della propria firma è stato l’ex allenatore Parisi: “In genere scrivo prima il cognome e poi il nome e su questi documenti non è così. Non ho mai incassato i soldi dei tre assegni a me intestati – aggiunge – e i miei 500 euro al mese di rimborso spese li ricevevo mensilmente in contanti dal signor Pieri”.

Le prossime udienze

Il 20 marzo del 2020 si chiuderà l’istruttoria del pm con le deposizioni degli ultimi testimoni. Il 7 aprile 2020 invece verranno sentiti gli imputati e qualche teste della difesa.

In una prima stesura di questo articolo è stato indicato tra gli indagati il “titolare della filiale urbinate della banca Monte dei Paschi di Siena”. Abbiamo provveduto a correggere, chiarendo che si tratta della persona che ricopriva quel ruolo all’epoca dei fatti, diversa dall’attuale in carica presso la filiale Mps di Urbino.

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