L’epidemia raccontata dalla prima linea, il caposala del 118: “Consumiamo 280 mascherine al giorno”

pronto soccorso 118
di GIACOMO PULETTI

URBINO – Li chiamano “quelli della prima linea”, perché sono i primi a intervenire quando arriva la chiamata di chi ha febbre alta e problemi respiratori, i sintomi più comuni del Coronavirus. E quando il telefono squilla, gli operatori del 118 di Urbino indossano calzari, tuta protettiva, mascherina e guanti e corrono in soccorso di chi si pensa, e molto spesso arriva la conferma poche ore dopo, possa essere affetto da Covid-19.

“Tutto quel materiale fa parte dei cosiddetti ‘dispositivi di protezione individuale’ – spiega al Ducato Gabriele Lani, caposala del 118 di Urbino, anche se il termine è desueto, ora si chiama ‘coordinatore infermieristico’ – ne consumiamo circa 280 al giorno, e c’è bisogno di continuo ricambio”.

La centrale del Pronto soccorso di Urbino filtra le telefonate che arrivano, cercando fin dall’inizio di distinguere la richiesta di soccorso per sospetto caso di Coronavirus da quello per altre patologie, in modo che gli operatori possano preparasi in maniera adeguata. Ma ormai quasi tutte le chiamate riguardano persone sospettate di essere colpite dal virus. Di conseguenza gli operatori sono costretti a cambiarsi più volte al giorno.

Gabriele Lani, caposala del 118 di Urbino

“In magazzino abbiamo scorte di materiale protettivo per due, tre giorni – commenta Lani – ma c’è un ricambio continuo grazie a quello che arriva da contratti privati, Gores e Protezione civile. Certo, dovessero interrompersi queste forniture non resisteremmo per più di qualche giorno”.

Arrivati in Pronto soccorso, i sospetti contagiati vengono tenuti in “stasi” per 24/48 ore, in attesa del risultato del tampone ed eventualmente di una Tac, ed è qui che si crea l’ “ingorgo” rispetto a chi non è contagiato.

“Abbiamo aperto anche un’ala dell’ospedale ancora chiusa per accogliere tutti, ma in fase iniziale non è possibile distinguere con certezza i pazienti affetti da Coronavirus – dice il responsabile del 118 – e così ci troviamo a far sostare persone anche in sala barelle o negli ambulatori. Stiamo lavorando oltre i nostri limiti”.

Le pizze arrivate al pronto soccorso di Urbino la sera dell’8 marzo

La “buona notizia” nel dramma che il polo sanitario urbinate sta affrontando è che il personale d’emergenza (118 e pronto soccorso) è ormai “entrato a regime”, dice Lani. Nel senso che i primi ad essere stati messi in quarantena stanno tornando in servizio, e che quindi c’è un ricambio di operatori sanitari compatibile con un regime normale di lavoro.

Ma ormai l’emergenza rappresenta la normalità, e allora il caposala vuol fare arrivare il suo “grazie” a tutti “quelli della prima linea” che si stanno prodigando per compiere fino in fondo il proprio dovere. “Ci sono ragazzi che rimangono anche oltre l’orario di lavoro, molti sono rientrati dalle ferie e altrettanti rinunciano ai permessi – conclude Lani – Sono profondamente orgoglioso della mia squadra”.

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