Bloccato in Perù dal Coronavirus: la storia di Raymond, giramondo pesarese

di CLARISSA CANCELLI

URBINO- Raymond Tartaglia ha 68 anni e vive a Pesaro. A febbraio è partito per il Perù, per compiere uno dei suoi viaggi in giro per il mondo. Ma viaggiare di questi tempi è un azzardo e Raymond è ora uno degli italiani bloccati all’estero dall’emergenza Coronavirus: una situazione di disagio, che lui affronta con lo spirito di avventura e di adattamento che lo contraddistingue.

“Accetto questa situazione perché io sono una persona che vive la vita a pieno, con tutte le sue difficoltà. Ho viaggiato per tutti e cinque i continenti. A Pesaro, appena avevo due o tre settimane libere, organizzavo subito un soggiorno all’estero. Da quando sono in Sud America ho visitato tantissimi posti, tutti stupendi: il Salar de Uyuni in Bolivia, il Tempio di Machu Picchu e così via. Ma con l’emergenza Coronavirus, appena sarà disponibile un volo, tornerò in Italia”, racconta al Ducato in video-chiamata da Chiclayo, una città costiera del Perù settentrionale.

“Sono partito il 7 febbraio. Contavo di rientrare il primo aprile, dopo avere fatto tutti i miei itinerari per il Paese. Poi la compagnia area mi ha detto che tutti i voli erano stati cancellati per l’emergenza Covid-19 e ha dato la possibilità di prenotare il viaggio di ritorno entro il 31 agosto. Io ho scelto di rientrare il 10 maggio, sperando che la situazione si plachi un po’. Ma ho sentito che stanno organizzando dei voli per venire a prendere tutti noi italiani. Partirò sul primo disponibile”.

Raymond è nato in Belgio, ma poi si è trasferito a Pesaro, dove ha lavorato fino allo scorso novembre come pescivendolo. Ha sempre viaggiato tanto, a volte anche alla buona. “Questa situazione mi ha fatto tornare ventenne, quando non mi interessava stare in un albergo: l’importante era vedere posti nuovi, l’alloggio in qualche modo si trovava sempre. Qui in camera ho acqua, frutta e pane. So quanti soldi ho nelle tasche, so che non posso spendere più di quattro euro al giorno, ma non me la prendo. Sono un viaggiatore e non mi fermo”, spiega, facendoci ‘visitare’ in video-chiamata l’ostello in cui vive da solo. “Ho accettato di stare qui, seguendo gli orari decisi dal proprietario. Devo stare qui rinchiuso in questa reggia dorata tutta per me anche per nove ore filate”.

Il presidente del Perù Martin Vizcarra ieri ha annunciato il coprifuoco notturno dalle 20 alle 5 del mattino nel quadro delle misure adottate per arginare la diffusione del Coronavirus nel Paese. Durante una conferenza stampa il capo dello Stato ha spiegato che il provvedimento è stato preso perché c’è una piccola percentuale di persone che non rispetta le restrizioni imposte dallo stato di emergenza.

“Da un giorno all’altro siamo passati da una situazione di tranquillità alla polizia che piomba in spiaggia e ordina a tutti di andare via. Hanno chiuso tutti gli ombrelloni, hanno smontato tutto e ci hanno fatto sgomberare. Sul lungomare ora c’è il divieto d’accesso, le strade sono deserte e, se ti beccano ad andare in giro, un giorno di galera te lo fai sicuro. Non è come in Italia, qui se sbagli finisci dentro”.

Il ministero della Salute peruviano calcola a 145 il numero dei contagi confermati. Il 16 marzo il governo aveva decretato lo stato d’emergenza per 15 giorni, nel tentativo di contenere la diffusione del Coronavirus nel Paese.

“Sono uno che non si mette a piangere, ma prende tutto ciò che gli capita e cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno. A casa ho due figli e tre nipotini. È in arrivo il quarto, per questo sono sempre in contatto con la mia famiglia. Sono un po’ preoccupati per me, ma io cerco di rassicurarli”.

Raymond mostra, poi, le strade di Chiclayo deserte dal tetto dell’ostello. La città sembra vuota, lasciata a se stessa. Nessun pedone. Nessuna persona con Raymond, a parte un carpentiere che sta finendo di fare alcuni lavori nell’ostello. In strada una sola macchina che va via veloce. Non c’è più il mercato della città, non c’è più il via vai dei taxi. Raymond vive alla giornata, sperando di poter riabbracciare i suoi cari il prima possibile.

“Io sono iperteso, quindi sarei uno dei soggetti più a rischio, se colpito dal Coronavirus. Per ora qui sto bene, vivo tranquillo. Fino a poco tempo fa giravo con la maglia dell’Italia, visto che, con la Spagna, è uno dei Paesi di riferimento per il Perù. Ora evito, anche se in realtà non mi è mai successo nulla. Appena potrò, tornerò in Italia”.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra e di terze parti maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi