Oltre il contrasto tra fede e scienza: Mancuso e Viola alla seconda giornata del Fgcult – VIDEO

di NICCOLÒ SEVERINI e CHIARA UGOLINI

FONTE AVELLANA – Scienza e fede. Una spiega il come, l’altra il perché. Secoli di battaglie, sconfessandosi, accanendosi e in contrasto. Due campi che, rimanendo in contrapposizione per la loro natura, devono però cercare una sintesi per superare questo contrasto. L’ottava edizione del Festival del giornalismo culturale si è spostata al monastero di Fonte Avellana, culla della fede e fortino dei monaci camaldolesi, nel comune di Serra San’t Abbondio. La cultura le racchiude entrambe sotto la sua ala e, in un periodo complesso come quello attuale, ha il compito di portarle verso una comunicazione più condivisa possibile.

Due facce della stessa medaglia

Due visioni del mondo appartenenti alla stessa realtà e che devono superare il conflitto. Il teologo Vito Mancuso, che ha aperto il secondo pomeriggio di Festival, sottolinea la differenza tra le due materie della conoscenza: “La fede è sentirsi a casa, non è dimostrabile, mentre la scienza è un’impresa, non di una sola persona ma dell’umanità, una disciplina”, non possono sussistere l’una senza l’altra. “La scienza senza la religione è zoppa e la religione senza la scienza è cieca”, aggiunge l’esperto.

L’armonia tra le due discipline è complicato, ma a causa delle persone che lo trattano. Il conflitto, infatti, si consuma più che altro all’interno delle materie stesse. “Alcuni uomini di fede considerano la scienza inutile o dannosa, altri invece no. E viceversa succede tra gli scienziati – specifica Mancuso – Ma tutto dipende dalla curiosità che l’uomo, scienziato o teologo, ha verso la conoscenza”.

Per molto tempo “il linguaggio teologico non ha considerato il linguaggio scientifico, perché è un altra via”, aggiunge il monaco camaldolese Claudio Ubaldo Cortoni. Questo perché per secoli “la scienza è stata l’immagine di una modernità che la chiesa non aveva”. L’obiettivo non è la convivenza, ma la comunicazione e per farlo né l’una né l’altra devono sottomettersi, come invece è accaduto a turno fino a questo momento. “L’unico modo per superare il conflitto è capendo, superare l’ignoranza e comprendere il posto di ciascuna disciplina, quello della scienza e quello della fede”, conclude Mancuso.

La comunicazione di fede e scienza con il Covid-19

Il Covid ha influito sulla percezione religiosa delle persone. A dirlo sono i dati raccolti nella ricerca “Come si informano gli italiani” dell’Osservatorio News Italia. “In un momento così difficile come quello di questi ultimi mesi, il 14% delle persone sentite dichiara di aver aumentato il proprio sentimento di fede – sottolinea la direttrice del Festival Lella Mazzoli -, mentre solo il 2% sente che l’emergenza sanitaria ha indebolito il proprio credo.

IL RAPPORTO – Come si informano gli italiani, le news nell’anno del Covid

Il rapporto tra comunicazione e scienza poi è complicato. “La notizia è veloce, deve essere data subito – sottolinea la virologa Antonella Viola – mentre la scienza è tutto il contrario”. Di fronte all’accusa di disinformazione degli ultimi mesi, Viola difende gli scienziati: “Noi ci aspettavamo una pandemia, lo dicevano da tanto tempo, però questo è un virus nuovo e noi non lo conoscevamo”. Il mondo scientifico “si è mosso molto bene – sottolinea la virologa – Di solito per fare un vaccino ci vogliono vent’anni e la ricerca è riuscita a muoversi ad una velocità incredibile grazie alla comunicazione a livello globale”.

Lo scrittore Paolo di Paolo mette in scena da remoto lo spettacolo “Wet market. La fiera della nostra sopravvivenza” con l’Ert – Emilia Romagna Teatro, che debutterà il 3 novembre all’Arena del Sole a Bologna, cercando di dare valore al linguaggio teatrale, che deve essere ulteriore veicolo di informazione. Il mercato è il luogo dove si incontrano persone di tutte le estrazioni sociali e proprio dal mercato si è sviluppata la pandemia di Coronavirus che stiamo vivendo. Quello rappresentato dal drammaturgo si incentra sulle più diverse inclinazioni scientifiche, dalla medicina alla ricerca. “È interessante raccontare l’officina di uno spettacolo, ma è il tentativo di portare un discorso sulla scienza dentro una drammaturgia che usa moltissimi i testi spuri, dal testo scientifico al racconto della storia di un medico. L’obiettivo è la semplificazione”.

La rassegna è stata chiusa dall’ultima scienza (e arte) in ballo in questo Festival: la musica. Comunicare sia scienza che fede con la musica è possibile e ne hanno parlato il musicologo Quirino Pincipi, esponendo il Rossini scientifico, religioso ma anche erotico, suonato dal maestro Ludovico Bramanti, che ha chiuso la giornata al monastero di Fonte Avellana.

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