Calcagnini: “Uniurb ha risposto bene alla pandemia”. E sul Pnrr: “La burocrazia è ancora un ostacolo”

Il rettore dell'Università di Urbino, Giorgio Calcagnini
DI SARA SPIMPOLO E GUGLIELMO MARIA VESPIGNANI

URBINO – Giorgio Calcagnini è rettore dell’Università di Urbino dallo scorso ottobre, ha preso la guida dell’Ateneo nel mezzo della crisi pandemica. Racconta i suoi primi mesi a palazzo Bonaventura durante una lunga intervista alla redazione del Ducato. “La risposta della nostra università alla pandemia è stata eccellente e le iscrizioni sono addirittura aumentate”. Ma sono molte le cose che secondo il rettore, docente di Economia, devono cambiare. Per questo indica “l’eccessiva burocrazia ministeriale che ostacola la liberalizzazione” nel momento in cui la politica è chiamata a pianificare il futuro. “È davvero difficile, soprattutto per una piccola realtà, adeguarsi alle linee guida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” varato dal governo, dichiara il rettore. E su questo punto fa un appello all’esecutivo, perché “metta gli atenei in condizione di fare il loro lavoro”.

Come ha risposto lUniversità di Urbino allarrivo della pandemia?

Siamo rimasti sorpresi rispetto alla capacità di reazione dell’Università alla pandemia. In tempi rapidissimi siamo riusciti a portare quasi tutta l’offerta didattica in modalità a distanza. Avevamo un vantaggio dovuto all’avere già dei corsi online, il che ci ha permesso di sfruttare le competenze che avevamo precedentemente sviluppato su questo tema. All’arrivo della pandemia 60 aule sono state attrezzate con nuovi pc, videocamere e microfoni. In tutto è stato investito un milione di euro per il rinnovamento tecnologico delle strutture, ora calibrate per una modalità mista. Inoltre abbiamo cercato anche di sostenere chi aveva problemi di connessione fornendo delle sim con 60 gigabyte di traffico internet. La risposta e la disponibilità del personale universitario è stata eccellente e ci sentiamo di ringraziarli. Anche se la didattica a distanza riesce a dare qualcosa di più a chi studia da lontano, l’insegnamento in presenza resta la base dell’offerta formativa universitaria. Il valore della didattica in presenza è insostituibile.

Il rettore dell’Università di Urbino, Giorgio Calcagnini, con la redazione del Ducato

Quali sono state le misure di agevolazione economica per gli studenti?

L’Università di Urbino è venuta incontro, durante la pandemia, agli studenti con reddito meno elevato. L’Uniurb ha esteso l’esenzione dalle tasse, cioè la no-tax area, agli studenti con Isee fino a 25mila euro, tremila in più rispetto alla soglia di 22mila euro fissata dal Governo.

Che impatto ha avuto la pandemia sulle iscrizioni all’università?

In linea generale c’è stata una crescita degli iscritti all’Università di Urbino nell’anno accademico 2020/21. Tutti i settori disciplinari, a differenza di quanto accadeva in passato, hanno registrato incrementi delle iscrizioni. Questo grazie alla possibilità di studiare a distanza, cosa che, assieme all’estensione della no-tax area, ha incentivato molti nuovi studenti ad iscriversi. Allo stesso tempo non è da escludere un fenomeno di abbandono degli studi, qualora la didattica tornasse totalmente in presenza.

Com’è andata avanti la ricerca scientifica durante la pandemia? Ci sono stati studi accademici riguardanti il covid?

L’attività di ricerca non ha subito particolari rallentamenti. I laboratori sono sempre rimasti aperti nel rispetto delle regole di sicurezza. La facoltà di biotecnologie, inoltre, si è adoperata per fare test sierologici a tutti i dipendenti dell’ateneo. Sono state raccolte molte informazioni da elaborare, successivamente, in uno studio scientifico.

Come intende lUniversità di Urbino adeguarsi alle linee guida del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza sullistruzione?

Liberalizzazione e semplificazione dipendono dal Ministero, non dalle singole università. L’eccessiva burocrazia ostacola la liberalizzazione e paralizza la capacità degli atenei di fare il proprio lavoro e di utilizzare i fondi europei. Non è affatto semplice adeguarsi alle linee guida, soprattutto per le università più piccole. Per questo è necessario che il Governo metta gli atenei in condizione di svolgere il proprio lavoro.

Lei nelle scorse settimane ha parlato della possibilità di attivare una metropolitana di superficie che colleghi Pesaro e Urbino. Qual è la sua opinione riguardo alla questione dei trasporti studenteschi?

Vanno fatte valutazioni in termini economici. Riattivare le linee ferroviarie da Fano o Pesaro ha dei costi che richiederebbero l’utilizzo di fondi pubblici e che quindi vanno valutati attraverso un’adeguata analisi costi-benefici. La metropolitana di superficie da Pesaro a Urbino potrebbe essere un’ipotesi esportabile, ma anche su questo va fatta una valutazione che riguarda non solo il mercato ma anche l’ambiente e la qualità della vita dei cittadini.

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