L’Ambiente crea lavoro, la ricerca premiata del giovane professore Uniurb

Di ALICE TOMBESI

URBINO – Politiche ambientali, economia e una giovane mente che trova la giusta – e sempre più urgente – chiave di collegamento per offrire la soluzione a un futuro migliore e più sostenibile. Il nucleo della ricerca che ha fatto vincere a Giovanni Marin il premio come miglior ricercatore ambientale under 40 è proprio questo. E del prezioso contributo che Marin ha offerto alla ricerca se ne è accorta la Eaere (European association of environmental and resource economics) che, alla sua quarta edizione, mercoledì 23 giugno l’ha premiato con un buono di 1000 euro da spendere in libri.

“La ricerca oggetto del premio si occupa dell’analisi che l’impatto delle regolamentazioni ambientali ha sul mercato del lavoro – dice Giovanni Marin al Ducato – sia in termini di creazione o distruzione di posti di lavoro che di composizione della forza lavoro. Questo è rilevante sia per comprendere gli effetti distributivi delle politiche per l’ambiente sia per comprendere le richieste che le imprese hanno in termini di competenze per soddisfare le politiche ambientali”.

Nuovi posti di lavoro “green”

Si parla dunque di quanti posti di lavoro le esigenze di un’economia green possono creare: “Sappiamo, anche grazie alla ricerca, che le politiche ambientali aumentano la domanda, per esempio, di professioni e lavoratori che hanno competenze ingegneristiche ma anche di monitoraggio legislativo e di funzionamento degli impianti. La comprensione della domanda è fondamentale anche per far sì che le politiche ambientali non si trovino poi con una scarsità di lavoratori”.

Marin, 37 anni, oggi è professore associato di economia all’Università di Urbino. Aveva cominciato la ricerca con cui ha vinto il premio Eaere nel 2014, mentre lavorava al Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) a Milano. Prima di allora una laurea a Ferrara e un dottorato a Lucca. Il filo rosso di tutti i suoi studi, però, è sempre stato l’ambiente. Tempo fa, infatti, Giovanni aveva studiato l’impatto economico dovuto all’introduzione di innovazioni ambientali e oggi lavora a un progetto che fa un’analisi economica dei disastri naturali.

La transizione ecologica

L’ambiente e l’effetto che sortisce sull’economia di un paese è tema sempre più attuale. Non è un caso che quello della transizione ecologica faccia parte degli assi strategici contenuti nel Pnrr (il piano nazionale di ripresa e resilienza). Come afferma Marin, però “molte aziende hanno anticipato il cambiamento verso la transizione ecologica e la sostenibilità. Sono rimasto sorpreso di come alcune avessero le idee chiare su cos’è l’agenda 2030 dell’Onu, quali siano gli obiettivi e come possano entrare nella loro attività. La sopravvivenza delle aziende, d’altronde, dipende anche da quanto sono attente all’ambiente”.

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Il cambio di rotta verso politiche più sostenibili è stato effettuato da diverse grandi società italiane. Lo dimostra la classifica annuale di S&P Global una società statunitense che offre servizi finanziari e che esamina anche il profilo ambientale, sociale e di governance delle società. 15 sono le imprese italiane che si sono classificate come “leader della sostenibilità”  tra cui Hera, Leonardo, Moncler, Pirelli, Enel, Poste Italiane e Intesa Sanpaolo.

L’economia ambientale, il ramo di studi su cui si concentra il lavoro di Giovanni Marin, sarà la chiave di lettura per comprendere molti fenomeni, economici ma anche sociali, che muovono la realtà: “Questo tipo di economia – conclude il professore – valuta tre cose: la prima è come i fenomeni ambientali creano delle distorsioni nei mercati, ad esempio l’inquinamento: è un danno generato da un certo soggetto, pagato e subito dai cittadini di una città inquinata. La seconda macro area va a studiare quali sono le politiche ambientali più efficienti dal punto di vista economico e infine c’è una branca più ampia che va ad analizzare e valutare i beni ambientali che non hanno un mercato ma un valore”. Un corso di studi di economia che tratti questi temi all’Università di Urbino ancora non esiste ma è probabile – conclude – che “proprio per la sua importanza venga introdotto a breve”.

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