Edoardo Leo al Sanzio racconta la “sua” storia. L’attore riparte da Urbino

Edoardo Leo in Ti racconto una storia
di MARIA ELENA MARSICO

URBINO – Dall’ingresso principale del Teatro Sanzio si intravede la scenografia. I fari viola illuminano al centro il palcoscenico. Sulla scena ci sono tre lavagne, due librerie, qualche lampada, molti libri a terra, alcuni aperti e alcuni chiusi, che suggeriscono il filo conduttore dello spettacolo di Edoardo Leo dal titolo Ti racconto una storia. Letture semiserie e tragicomiche. Il leitmotiv della rappresentazione teatrale è, infatti, il racconto. Leo racconta storie per mestiere ed è “la cosa più bella che gli potesse capitare”. Autore, regista e unico interprete, in questo viaggio è accompagnato dall’attore e musicista Jonis Bascir che accompagna i racconti nel corso della serata improvvisando brani musicali, figure onomatopeiche e accompagnamenti di vario genere.

Lo spettacolo, inizialmente, avrebbe dovuto tenersi di Piazza Rinascimento, con Palazzo Ducale e la chiesa di San Domenico a fare da “quinte” aggiunte, ma a causa del maltempo i piani sono cambiati. Il nome della piazza, oltre a collegarsi a un aneddoto di vita dell’attore romano che ha deciso di festeggiare ogni 13 luglio, data di un suo incidente in moto nel 2020, si collega anche al primo spettacolo dopo le ultime chiusure causate dalla pandemia. Martedì 13 luglio, Leo e Bascir sono tornati su un palco e sembra di toccare con mano la loro emozione.

Ti racconto una storia di Edoardo Leo

Il librone dell’attore e il racconto

In questo spettacolo – che portano in scena da alcuni anni – l’attore mette in fila aneddoti, racconti brevi, barzellette, poesie, anche un vecchio fax. “E’ un bilanciamento tra dramma e commedia”. Pezzi di vita e di vite altrui che tira fuori da un grande libro rosso che mette al centro del palco, come un mago che tira fuori dalla manica i fazzoletti. Il librone ricorda la valigia dell’attore che non è solo una canzone di Francesco De Gregori, ma è la “scatola” in cui gli attori riuniscono vestiti, accessori e parrucche di scena pronte all’uso.

Leo sul palco legge Gabriel Garcìa Màrquez, Alessandro Baricco, Luca Goldoni, poi omaggia Gigi Proietti e il pubblico applaude come a voler salutare e ringraziare il grande attore romano. Cita Umberto Eco e Achille Campanile parlando di barzellette, dialoga con il pubblico, chiede a un bambino di salire sul palco e gli fa raccontare una barzelletta. Il pubblico è entusiasta. Non manca neanche il riferimento alla vittoria dell’Italia agli europei. Nel corso della serata viene accennata alla chitarra Seven Nation Army conosciuta anche come “Popopopo”, e ritmata dal pubblico con il battere delle mani.

Standing ovation per Edoardo Leo al Teatro Sanzio

“Continuate a venire a teatro”

Il teatro, infatti, è pieno. I posti liberi in platea sono quelli dovuti al distanziamento, così come quelli nei palchetti che circondano il teatro all’italiana. C’è chi si fa aria con un ventaglio o con un pezzo di carta qualsiasi, in sala fa caldo ma nessuno soffre o si lamenta. L’attenzione è completamente rivolta al palcoscenico e ai due artisti sulla scena. Si ride molto, si applaude per approvazione, per stima, perché l’attore e il musicista sono bravi. E a dimostrarlo è la standing ovation finale con gli applausi che permettono a Leo e a Bascir di uscire ben tre volte a salutare il pubblico. “Continuate a venire a teatro” dice agli spettatori l’attore lasciando il palcoscenico. Ancora applausi. Il sipario non si chiude, con la speranza rimanga ancora aperto, sempre.

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