Parisi, da laurea honoris causa Uniurb a Nobel Fisica. Il racconto del professor Fano

Il momento del conferimento della laurea honoris causa a Giorgio Parisi
di Sara Spimpolo

URBINO – La notizia del conferimento del premio Nobel in fisica al professor Giorgio Parisi è stata accolta con gioia anche a Urbino, dove il ricercatore ha ricevuto una laurea magistrale honoris causa in filosofia nel 2005. Parisi, premiato dall’Accademia svedese delle Scienze per le sue ricerche sui sistemi complessi, insieme agli studiosi del clima Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann, ha ricevuto il prestigioso riconoscimento per “la scoperta dell’interazione tra il disordine e le fluttuazioni nei sistemi fisici dal livello atomico alla scala planetaria”. Un tema strettamente legato a quello dei cambiamenti climatici, in quanto anche lo studio del clima è considerato parte dei sistemi complessi, come ha ricordato lo stesso Parisi.

Una vita per la ricerca

Nato a Roma 73 anni fa, Parisi si è laureato in fisica a La Sapienza sotto la guida di Nicola Cabibbo, uno dei più importanti fisici del Novecento, con una tesi sul bosone di Higgs. È stato quindi ricercatore prima del Cnr poi dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) ed è professore emerito all’Università La Sapienza.

Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti prestigiosi, dalla medaglia Dirac nel 1999 alla medaglia Planck nel 2011, dal premio Enrico Fermi nel 2003 al premio Wolf all’inizio del 2021. Fa inoltre parte della National Academy of Sciences degli Stati Uniti ed è vice-presidente dell’Accademia dei Lincei. Poche settimane fa il fisico era inoltre entrato – primo italiano a farne parte – nella lista di ricercatori Clarivate Citation Laureates, un elenco degli studiosi le cui pubblicazioni sono tra le più citate al mondo. Un riconoscimento che era stato considerato un’anticamera del Nobel.

Le congratulazioni dell’UniUrb e il ricordo della cerimonia del 2005

Tra i tanti messaggi di congratulazioni arrivati in giornata, non si è fatto attendere il plauso dell’Università di Urbino, che sedici anni fa, nella persona dell’allora rettore Giovanni Bogliolo, conferì al fisico la laurea magistrale honoris causa in filosofia. Lo ricorda il professor Vincenzo Fano, che – assieme al professor Gino Tarozzi – fu nella commissione docenti che scelse Parisi per l’assegnazione della laurea.

“Organizzammo a Urbino un workshop sulla complessità cui venne anche Giorgio Parisi – racconta al Ducato –. In quell’occasione gli conferimmo la laurea. Fu un bellissimo momento”. Fano ricorda molto bene quel giorno: “Parisi non si sentiva molto bene, ma nonostante questo fu di una gentilezza estrema. È una persona di una modestia straordinaria: pur avendo un’intelligenza eccezionale, è una persona di un garbo, di un’umanità e cordialità assolutamente unica”.

Sul perché del conferimento di una laurea in filosofia a un fisico, spiega: “Il lavoro del professor Parisi non è stato rivoluzionario in senso stretto, lui ha usato la fisica ben nota a tutti. Però ha inventato nuovi metodi di calcolo estremamente potenti e originali, che hanno cambiato in modo profondo la maniera di guardare alla fisica. L’idea alla base della motivazione era che anche queste ‘rivoluzioni soft’ sono rivoluzioni importanti dal punto di vista filosofico”.

“Filosofia e scienza – continua il professore – sono due aspetti della stessa medaglia cognitiva, cioè l’impresa di capire il mondo e tentare di viverlo al meglio. Questa è l’idea che ci ha ispirato in questi anni”. Uno scambio tra discipline che l’Università di Urbino ha poi proseguito, aprendo una magistrale in Filosofia e scienza che conta su una quarantina di matricole all’anno e che – spiega ancora Fano – “è, insieme a quella di Firenze, l’unica in Italia a essere in un dipartimento scientifico e a essere orientata verso dialogo tra filosofia e scienze. Portiamo avanti cioè l’idea di una filosofia che invece di parlar male della civiltà, della tecnica e della scienza, prova a capirle”.

Dall’impegno per la ricerca a quello contro il Covid

Confessa poi di non aver ancora sentito Parisi al telefono per congratularsi del Nobel (“Ho immaginato fosse impossibile trovarlo oggi”, ride), ma di avergli scritto su Facebook. “Durante i mesi del lockdown siamo stati molto in contatto – racconta – perché lui e i suoi allievi hanno fatto un lavoro immenso di informazione e io mi sono accodato a loro, cercando di divulgare a Urbino quello che stavano facendo. In momenti estremamente difficili dal punto di vista umano, drammatici, credo che lui e tutti i suoi allievi della scuola di Roma siano stati veramente un faro di comprensione, lucidità e illuminismo”.

Il professor Parisi è stato infatti molto attivo nell’emergenza pandemica, attraverso un lavoro di divulgazione e spiegazione dei dati. Un ‘attivismo’ che ha da sempre riservato anche ai contesti della vita in Università, spendendosi spesso in appelli alle istituzioni per i fondi alla ricerca. “È assolutamente in prima linea nel promuovere la ricerca di cui lui è un esponente tanto eccelso – conferma il professor Fano –. E lo fa in maniera sempre garbata, tranquilla, con grande fermezza ma anche con la gentilezza e la modestia che lo contraddistinguono”.

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