Urbino, il Teatro Sanzio riapre i battenti, risate e ironia con Vanessa Incontrada

di STEFANO SCIBILIA

URBINO – Il Teatro Sanzio riapre al pubblico per inaugurare la nuova stagione dopo due anni di pandemia. Si riparte con la commedia “Scusa sono in riunione … ti posso richiamare?” diretta e scritta da Gabriele Pignotta, che è anche uno degli attori. I posti occupati sono 436 su 469, numeri importanti per uno spettacolo che è stato prodotto nel 2008 e che dopo numerose repliche continua ad avere grande richiesta. Sale sul palco Vanessa Incontrada, presentandosi tra le coperte in una scena di sesso: il pubblico va subito in visibilio con un lungo applauso, prima di iniziare a ridere per più di due ore.

La storia parla di gruppo di quattro amici (Fabio Avaro, Siddhartha Prestinari, Incontrada e Pignotta) che si riunisce dopo anni nella stessa casa per la morte di uno di loro (Nick Nicolosi), Questa diventa l’occasione per riflettere sui fallimenti della loro vita dal giorno della loro laurea in poi, tra chi ha divorziato, chi vive situazioni sentimentali difficili e chi litiga costantemente con il partner.

I momenti per dialogare sono pochissimi, con le conversazioni che vengono costantemente interrotte da una telefonata, fino a quando donne e uomini si dividono in due stanze diverse e iniziano a confidarsi i loro segreti più profondi sulle loro storie sentimentali, giungendo tutti alla stessa conclusione. “Meno te vedi e meglio stai”. Tutte le debolezze vengono fuori, ma soprattutto ci si rende conto che ogni tanto distrarsi dai propri impegni quotidiani aiuta a capire quali sono le cose che contano davvero e che puntualmente trascuriamo.

Il finale è a sorpresa. Una commedia che già dal titolo racconta molto e che è dedicata a tutti coloro che nonostante l’età adulta non smettono di avere ambizioni o sogni nel cassetto, ma allo stesso tempo devono fare i conti con il tempo che avanza, trovando la chiave nell’ironia. Questo il messaggio di uno spettacolo dove il pubblico, tra una risata e l’altra, dà anche modo allo spettatore di identificarsi,  riflettendo sui molteplici aspetti della vita, dove dietro un sorriso può nascondersi un grido burlesco di liberazione.

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