Diario dall’Ucraina, 6 marzo: “Mi chiedono aiuto per famiglie fuori Kiev. Mancano acqua, cibo, riscaldamento”

La città di Mariupol assediata dai russi, a sinistra Iryna Gulay
di IRYNA GULEY
testo raccolto da ALICE TOMBESI E SARA SPIMPOLO

6 marzo 2022. Oggi è il mio giorno di riposo, ma anche oggi sto facendo dirette con i media internazionali. Cerco di fare del mio meglio. I miei genitori a Odessa sono ancora tranquilli. Mia madre prende tutto quello che abbiamo in più in casa: lenzuola, carta igienica, per gli sfollati che stanno arrivando a Odessa. Io non sono sicura però che sia una buona idea portarli lì, potrebbe scoppiare la guerra anche lì da un giorno all’altro. Odessa è una città strategica sul Mar nero, i russi non l’hanno ancora presa perché i militari ucraini la stanno difendendo con forza.

Ho ricevuto tanti messaggi da colleghi che chiedono di aiutare le loro famiglie nelle piccole città vicino a Kiev, perché la situazione può diventare peggiore di quella a Mariupol. Non hanno acqua, cibo, elettricità, riscaldamento, servizi igienici. Non riusciamo ad aiutare tutti, soprattutto nei punti più isolati. Non vogliamo abbandonarli ma non è così semplice.

Domani riprendono i colloqui. Ci chiedono di farci andare bene il presidente che abbiamo cacciato nel 2014, Viktor Janukovyč, perché piace a Putin. È una cosa ridicola. Noi potremmo morire anche solo per non farlo entrare nel paese. È un bandito, un criminale. 

Oggi tante persone che volevano arrivassero i russi sono nascoste nei rifugi. Ora dobbiamo lottare insieme. 

Ho sentito la mia amica Tonya, quella con cui ho passato la mia ultima sera di pace a Kiev. Qualche giorno fa mi aveva chiesto se potevo darle un posto vicino Venezia (dove sta mia sorella) per una notte, perché stava uscendo dal paese, e andrá non so dove passando per l’Italia. Oggi l’ho sentita tramite mia sorella, è lì con lei. Abbiamo pianto. È l’ultima persona che ho visto prima della guerra. Tu sai che sente lo stesso che senti tu.

Chi non è qua non può capire, non può sentire il dolore che sentiamo noi. Dobbiamo vincere, o sarà la vittoria del male sul bene. 

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