“Ciao Fabio, da tutti noi”. Fermignano riempie la chiesa per i funerali di Ridolfi

di CECILIA ROSSI

FERMIGNANO – Le scale del Duomo sono ricoperte di persone. La maggior parte sta addossata alla grande porta d’ingresso, dove sembra essersi formato un imbuto. Per i funerali di Fabio Ridolfi, morto ieri nella sua abitazione durante la sedazione profonda, la chiesa è piena, non ci sono panche vuote. Così, molti di coloro che hanno voluto porgergli l’ultimo saluto sfidano la pioggia e seguono la messa al riparo degli ombrelli.

Fermignano con Fabio

“È venuta mezza Fermignano al funerale”, sussurra un uomo alla moglie in dialetto, mentre si gira per guardarsi intorno. Il numero dei presenti non stupisce, in realtà: Fermignano è stata solidale con Fabio fin dal primo giorno in cui ha rivelato la sua richiesta di ottenere il suicidio assistito. Alla veglia organizzata per salutarlo prima della sedazione profonda, sono stati, anche in quel caso, in tanti a partecipare.

Quel che sorprende è il silenzio: anche fuori dalla chiesa, nessuno apre bocca, nonostante in certi punti si stia pigiati. Anche quando un signore esce per avvisare velocemente che all’interno ci sono ancora sedie libere, per chi volesse, nessuno risponde. Qualcuno china il capo per ringraziare ed entra da una delle porte laterali.

“Il silenzio è la parola più vera”

Una volta dentro, il silenzio è così pesante, anche in mezzo alla folla, che si riescono a sentire gli uccellini cinguettare fuori. Nessuno sembra aver voglia di parlare; nessuno incrocia lo sguardo degli altri. Si percepisce il rumore dei fazzoletti che vengono scartati e aperti per asciugare, di nascosto, le lacrime. A inframmezzare il silenzio, solo le parole dei due preti della città, Don Fabio e Don Pippo, e le risposte di rito dei credenti.

“Per questa giornata, ho scelto di non fare un discorso, ma una preghiera”, annuncia Don Pippo ai presenti. Sembra che anche lui abbia colto l’importanza di quella totale mancanza di rumore. “Il silenzio è la parola più vera e significativa perché mostra condivisione e vicinanza. Tu ci chiami, Signore, a non giudicare e a lasciare il giudizio del nostro operato a Te”. Poi aggiunge: “Ci piace immaginare Fabio correre per le strade del cielo libero da fragilità. La sua famiglia lo ha servito con affetto e perseveranza. Dona a lui pace, dona lui pace per sempre”. La famiglia di Fabio, seduta su una panca in prima fila, sorride al parroco, che conclude così: “Ciao Fabio, da parte di tutti noi”.

La canzone e la squadra del cuore

Partono i primi applausi, durano tanto e rimbombano per tutta la chiesa. Alla fine della messa, il silenzio viene rotto improvvisamente dal suono di una chitarra e da una voce che intonano “Nothing else matters” dei Metallica, una delle band preferite di Fabio, che adorava il metal e lo suonava nella sua band. A fine canzone, ripartono gli applausi. E poi di nuovo quel silenzio. Si rimane seduti ognuno sulle proprie panche, nessuno scioglie le righe.

Condividono lo stesso umore tutti i presenti, dal sindaco Emanuele Feduzi, al medico curante di Fabio Giorgio Cancellieri, che si è seduto vicino alla madre Cecilia e al fratello Andrea. Poche file dietro di loro, Marco Cappato, il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che ha seguito Fabio nella sua richiesta per il fine vita.

Il sindaco di Fermignano, Emanuele Feduzi (a sinistra) con Marco Cappato, tesoriere della Luca Coscioni (a destra)

La bara di Fabio, al centro della chiesa, è di legno bianco e sopra è stata appoggiata una sua fotografia e una sciarpa della Roma, la sua squadra del cuore, con accanto un grande mazzo di rose rosse e gialle. Tutta la folla si riversa sul fratello, la madre e il padre di Fabio, che salutano chi va stringere loro la mano con affetto.

Fermignanesi si avvicinano alla bara di Fabio per salutarlo

I ricordi degli amici

Poi la chiesa si svuota e ci si ritrova fuori, dove nel mentre il tempo è cambiato. Dalla pioggia scrosciante di inizio funerale, si è passati al sole cocente e sembra un po’ più facile chiacchierare, mentre si aspetta tutti insieme l’uscita del feretro. “Scusa, non riesco a non piangere”, dice un’anziana, amica della madre di Fabio. “Non c’è niente da fare, anche se son passati più di 15 anni fa sempre male pensarci”.

Un’amica di Fabio mostra il santino all’uscita del funerale

Un’alta signora racconta: “Andavo alle elementari con lui, non avrei mai pensato che se ne sarebbe dovuto andare via così, ma ora sta finalmente bene e siamo felici per lui”. Una ragazza vestita di verde ha in mano il santino: é Fabio da ragazzo, ha i capelli rasta, è seduto vicino a un tavolo imbandito di patatine e bibite. Tiene una sigaretta in mano e sfodera un sorriso spontaneo. Non riesce a parlare la sua amica, “Mi fa male”, spiega. Quando mostra l’oggetto che ha in mano si scusa e dice: “Verrà tutta mossa la foto, non riesco a non tremare”.

L’ultimo abbraccio

La bara viene caricata sul carro funebre, tutti applaudono, anche le persone che stanno al bar di fronte alla chiesa. Altre, che stavano girando in piazza, si avvicinano e si uniscono al saluto collettivo. Michele, un amico di famiglia, si avvicina alla bara e apre le braccia per stringerla forte in un abbraccio. Non la molla per diversi minuti e gli applausi, nel mentre, proseguono.

L’amico Michele abbraccia la bara di Fabio

Dopo l’abbraccio, la macchina parte per portare Fabio al cimitero cittadino e i fermignanesi si disperdono a poco a poco. Dietro la chiesa, ci sono ancora tante macchine parcheggiate, a vederle da fuori sembrano vuote in attesa dei guidatori. Ma sbirciando nei finestrini, si vede che in realtà sono quasi tutte piene: dentro ci persone con lo sguardo fisso e le mani sulle guance. Nessuno di loro sembra accorgersi degli altri, nonostante i parcheggi ravvicinati. Sono alcuni di quelli che erano presenti al funerale e che hanno preferito tenere le lacrime per loro stessi.

About the Author

Cecilia Rossi
Nata e cresciuta nelle Marche, studio a Urbino, dove mi laureo in Comunicazione con una tesi sull'involuzione autoritaria in Ungheria. Ho vissuto per sei mesi a Bruxelles, dove non ho migliorato il mio francese, ma in compenso ho studiato un po' di economia. La maggior parte del tempo leggo libri, lavoro a maglia e mi perdo nei documentari.

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