Fgcult, Cardinaletti, dal TgR Marche al Tg1: “Più che passioni vorrei trasmettere verità”

di Raffaele Di Gaetani e Maria Concetta Valente

L’obiettivo dei giornalisti è “fare arrivare l’informazione”: “Più che trasmettere passioni vorrei trasmettere verità”. Giorgia Cardinaletti, giornalista di Rai Uno, è tra gli ospiti del Festival del giornalismo culturale. Sabato 7 ottobre alle 16.45 prenderà parte al dibattito “Notizie e approfondimenti. Quando e dove si leggono, si ascoltano e si guardano?”.

Qual è la dieta informativa che lei consiglia a un giovane o a un non addetto ai lavori?
I mezzi variano per età, lavoro che fai e informazioni che ti servono per affrontare la giornata. Se non sei un addetto ai lavori il cellulare è un mezzo di informazione utilissimo. Lo usiamo tutti, compresa me, ma non prescinderei dai canali tradizionali che sono medium di qualità e di filtro della notizia. Quello che posso consigliare è di seguire i grandi media internazionali che ti permettono di avere uno sguardo più ampio sul mondo.

Ha dimostrato di essere una giornalista molto versatile. Quanto lo studio di argomenti diversi ha contribuito in questo?
Lo studio per il giornalista è fondamentale perché lo aiuta a muoversi con più sicurezza. Per la formazione, però, servono anche gli interessi che si coltivano al di fuori del lavoro come leggere libri, andare al cinema e ascoltare la musica. Avere tanti stimoli per capire il linguaggio dei ragazzi di oggi e da che parte va il mondo con la massima curiosità, perché la nostra è una professione che va fatta in ascolto e in osservazione di ciò che accade.

Ha raccontato in un’intervista che ha ereditato la passione per la Formula Uno da suo nonno. Quale passione vorrebbe invece trasmettere lei al suo pubblico?
Più che trasmettere passioni vorrei trasmettere verità. Il nostro obiettivo è far arrivare l’informazione. Per me è importante che al pubblico arrivi la notizia raccontata bene, in modo essenziale, e che gli consenta di farsi un’opinione propria o comunque di interrogarsi su un tema.

Dal TgR Ancona al Tg1. Come la sua esperienza nel regionale ha contribuito al racconto nazionale?
Entrambe hanno grande importanza e dignità. Il TgR Ancona è stato il mio primo contratto in Rai ed è stata per me una vera esperienza professionale, preziosa per quello che vai a fare, cioè raccontare la vita, i fatti, le notizie di una regione. Quando sei al Tg1 racconti lo stesso ma su scala nazionale. Solo questa è la differenza.

È marchigiana. Che rapporto ha con la sua regione?
È la mia vita. Sono un po’ nomade perché ho girato molto, dall’Italia all’estero. Ora vivo a Roma da tanti anni, ma le Marche sono casa. È dove sono nata e cresciuta, dove c’è la mia famiglia e i miei affetti. Lì c’è la mia storia, le mie tradizioni e il mio accento. È il posto dove appena posso torno e quando riesco ci vado anche in vacanza perché mi riporta a una dimensione di comfort, di sicurezza, di protezione, che solo casa tua può darti.

In un’intervista ha confidato: “Il mio sogno da 15enne era scrivere per il cinema”. Oggi è ancora tra i suoi sogni nel cassetto?
C’è ancora. Il cinema resta per me una grande ispirazione. Ho portato avanti questo sogno ma ho cambiato il mezzo: scrivo e racconto la realtà in televisione. Però non è escluso che un domani, chissà… Mi piacerebbe magari partire da una storia vera e realizzare un documentario. Non è una passione che ho chiuso lì e resta abbandonata. È un qualcosa che è sempre pulsante, che vive.

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