Luca Bizzarri apre la stagione al Sanzio di Urbino. “Non hanno un amico”, da Vannacci alle domande sull’amore

Luca Bizzarri al teatro Sanzio di Urbino
di CHIARA RICCIOLINI

URBINO – Le battute non levano diritti, per questo si possono fare su tutti. Inizia così, con lo spettacolo di Luca Bizzarri, la stagione del Teatro Sanzio di Urbino. Gli applausi interrompono ventiquattro volte l’attore genovese nel corso dello show Non hanno un amico, un bestiario, una disamina spietata delle maschere dell’attualità. Si parte con le battute sul generale Vannacci: “Nell’antica Grecia e nell’antica Roma c’erano un sacco di battute pesantissime sugli omosessuali e nessuno si offendeva perché essere omosessuali non comportava una diminuzione di diritti. Giulio Cesare era omosessuale. E qui il generale Vannacci va in confusione, Giulio Cesare andava a vela e a motore ma gli piaceva di più il motore” dice Bizzarri. In sala scoppiano le risate, in platea ci sono tutti: la cassiera della Conad insieme a sua madre, vestite bene per l’apertura del teatro. La giornalista riccia e bionda della tv locale, che scatta dal basso una foto ai genitori seduti nei palchi. Ci sono Francesca Fedeli e la portavoce del sindaco, c’è anche Roberto Cioppi.

Il mondo al contrario

Si prosegue col generale ed il suo libro Il mondo al contrario, una frase che, dice Bizzarri, diceva suo nonno quando vedeva i capelloni salire sugli autobus con gli orecchini, una frase da ottantenne degli anni ’80. Poi le affermazioni sulla figlia: “La cosa che fa più impressione è quando gli hanno chiesto ‘Ma se sua figlia fosse omosessuale lei cosa farebbe?’ e lui ha risposto ‘la supporterei ma cercherei di indirizzarla verso l’eterosessualità'” e qui l’attore: “Che cazzo fai la iscrivi a danza?”.

Dai giovani e le loro mamme tiktoker a Giorgia Meloni

La panoramica si sposta sui giovani, che non sono più seri e impegnati come loro, i ragazzi degli anni ’80, loro che erano il futuro della classe dirigente: i paninari col Monclair anche ad agosto. I giovani di oggi, vittime della diabolica invenzione che segna la fine dell’umanità: il registro elettronico. “L’umano finisce quando finiscono i segreti e i giovani oggi non ne hanno più: perché oltre a imparare a prenderlo il tre, devi anche imparare a dire di averlo preso, o a non dirlo”. E le loro mamme, che difendono a qualsiasi costo i figli e su Tiktok accusano i professori di dargli troppi compiti. “Ai miei tempi – dice – sapete quanto contava la mia opinione a casa Bizzarri? un cazzo”.

Poi le battute su Giorgia Meloni, che ha vissuto quello che prima o poi nella vita capita a tutti: l’aver pensato “ma che cazzo sto facendo?” quando ha deciso di lasciare Giambruno. E i cantanti con i tatuaggi in faccia, che non usano perifrasi per esprimere i concetti, vanno dritti al punto, se Lucio Dalla in Disperato erotico Stomp scriveva “ti hanno visto bere a una fontana che non ero io”, un trapper di oggi scriverebbe… diversamente.

L’amore come un orologio falso americano

Infine l’amore, che Luca non ha mai capito cosa sia. Una professionista da 70 euro all’ora, una psicologa, gli ha spiegato che l’amore è “vivere momenti felici”. Per sua madre invece “è sacrificio”. Prospettive non esattamente in linea col carattere passionale di Bizzarri. Ma l’amore per lui è quello che canta Ivano Fossati nell’ultima strofa dell’ Orologio americano: “Ma è così che la gente vive. È questo che la gente fa. È così che ci si insegue. Per un morso di immortalità. È il meccanismo ottuso. Di un orologio falso americano. Che misura il tempo e tempo non c’è più. Ma fermava il tempo se passavi tu”.

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