Con Raffaello e la Fornarina ritorna il teatro a Urbino

di SARA SPIMPOLO

URBINO – Il teatro riparte a Urbino. Dopo mesi di chiusura forzata a causa della pandemia, il teatro Sanzio ha oggi riaperto le porte al pubblico. Tanta emozione per questo nuovo inizio, che segna un momento di ripartenza della cultura in città. Più della metà dei posti disponibili sono stati riempiti, tenuto conto della capienza ridotta per le regole anti-contagio. Il teatro, che prima della pandemia ospitava fino a 420 spettatori, oggi ne può ospitare solo 120.

Il sindaco Maurizio Gambini intervistato al teatro Sanzio

Tra il pubblico, anche il sindaco Maurizio Gambini, che ha illustrato al Ducato il significato di questa giornata per la comunità di Urbino: “Un momento di gioia. Questo spettacolo oggi significa rivivere, e farlo con quello che ritengo l’artista più grande al mondo, la cui vita è un po’ la vita della nostra città”.

A inaugurare la stagione teatrale è stato infatti Ghita, uno spettacolo su Raffaello visto dal punto di vista della sua amante più famosa, Margherita Luti, ‘la Fornarina’. La voce di Giulia Bellucci ha raccontato una storia d’amore antica e tragica, e l’intimità dell’animo della donna ritratta in alcuni dei quadri più famosi del pittore urbinate. “Per noi attori è tostissima ributtarsi nel teatro dopo questo tempo di stasi – ha detto l’attrice al Ducato -. È estremamente potente raccontare la Fornarina qui al teatro Raffaello Sanzio di Urbino.”

Lo spettacolo è stato ideato dall’attrice stessa, come ha spiegato il regista Giacomo Ferraù, ed è nato da una “reinvenzione dell’attimo perfetto rappresentato nel quadro La Fornarina – ha raccontato Ferraù -, una reinvenzione che coincide con la reinvenzione del teatro che sta avvenendo in questo periodo strano che viviamo”. Quella che è oggi una lettura scenica, infatti, prima della pandemia sarebbe nata come spettacolo.

La compagnia teatrale che lo presenta, Eco di fondo, ha dovuto riorganizzarsi per riuscire a farlo nascere come lettura. Anche il sindaco Gambini ha rilevato che “il lavoro era programmato da tempo”: darlo oggi, sia pure come lettura scenica, “rappresenta la possibilità di ricominciare per uno dei settori più colpiti dalla pandemia, proprio quello dello spettacolo”.

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