Le violenze, gli insulti, lei denuncia. Poi il passo indietro. Una storia come tante di maltrattamenti in famiglia

Tribunale di Urbino
di CRISTINA R. CIRRI

URBINO – Nella sala Paolo Cigliola del Tribunale di Urbino, davanti ai giudici, si presenta una donna dai capelli neri, minuta, avvolta nella sua giacca a vento blu. Si siede, aggiusta il microfono, la prima cosa che fa è guardare l’imputato seduto in prima fila. Uno sguardo impacciato, insicuro, a tratti però rassicurante. Sa che se quell’uomo, suo marito, si trova in quella condizione è solo per “colpa sua”. Questa è una storia come tante che accadono anche nel tribunale di una piccola città. Una donna denuncia maltrattamenti in famiglia poi, al momento di testimoniare contro il marito, minimizza, giustifica, ritratta.

“Giuro di dire la verità”, dice prima di ascoltare la procuratrice Irene Lilliu che con il foglio in mano legge le dichiarazioni che la signora fece una sera d’estate di due anni fa.

Il marito ubriaco, le minacce col coltello

Agosto 2022, in centrale a Fossombrone arriva una telefonata: una donna è stata minacciata dal marito con un coltello. I carabinieri che quella sera arrivano nell’abitazione della famiglia extracomunitaria, la trovano leggermente agitata, seduta in cucina, insieme al figlio minorenne. L’uomo è in camera da letto è ubriaco e non riesce a reggersi in piedi. A raccontarlo è uno dei due carabinieri, sul banco dei testimoni.

La donna quella sera dichiarerà di aver avuto un’accesa discussione durante la cena; l’uomo a quel punto avrebbe afferrato un coltello dal tavolo e minacciato di ucciderla. Racconterà dell’abitudine del marito di tornare quasi tutte le sere ubriaco, delle loro continue litigate, di minacce e insulti subiti: “Non sei una donna”, “sei una puttana”, “sei brutta e non hai nemmeno il seno”.

“Nulla di grave”

Oggi però, nell’aula di tribunale si discute per stabilire se i fatti sono avvenuti oppure no. Lo sa bene la donna, che finisce per sminuire le sue stesse dichiarazioni, sotto gli occhi del marito: “Sì, beve, ma raramente signor giudice. Quella sera, abbiamo avuto una banale discussione, di quelle che hanno tutte le coppie, ma nulla di grave. Non mi ha minacciato volontariamente con il coltello, ho raccontato male io. Stava tagliando la carne a nostro figlio, stavamo discutendo e agitava il coltello ma con nessun fare minaccioso”. Gesticolava insomma.

“Ma è sicura di ciò che dice, signora? Ha detto lei stessa queste cose!” dice quasi stupita la pm. Fa cenno di sì con la testa, non dirà altro. E forse, con la coda dell’occhio cerca lo sguardo del marito. “L’udienza è tolta”, la prossima sarà l’8 maggio. La signora si alza, va verso il marito, lo guarda. Uno sguardo che sembra dire “stai tranquillo”.

Lo aspetta mentre raccoglie il suo giubbotto per uscire insieme dall’aula del tribunale. Quell’aula, dove sono finiti per un suo unico e fragile atto di coraggio.

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