Liceo Made in Italy, nelle Marche 8 sì. Due in provincia di Pesaro e Urbino. Cosa cambia negli istituti Les

La fermata in via Pacioli
di ANDREA BOCCHINI

URBINO – Sono otto gli istituti scolastici marchigiani che hanno fatto domanda per la nuova offerta formativa, voluta dal governo di centrodestra, del liceo del Made in Italy. In diciannove, tra licei ed istituti paritari, nella Regione potevano presentare domanda prima della scadenza fissata a ieri, 18 gennaio. E tra gli otto, che hanno espresso l’intenzione di attivare il nuovo curriculum, quelli statali sono il Liceo Laurana Baldi di Urbino, il Liceo Mamiani di Pesaro, il Liceo Matteo Ricci di Macerata e il Liceo Francesco Stabili di Ascoli Piceno. Mentre le scuole paritarie sono l’istituto Leonardo di Civitanova Marche, il Liceo San Giovanni Battista di San Benedetto del Tronto e, a Fermo, il polo scolastico Giovanni Paolo II e la scuola Loviss Srl.

La riforma voluta dal governo

Annunciato dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni, più di nove mesi fa al Vinitaly, il 27 dicembre scorso la riforma – voluta dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e portata avanti dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara – è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale.

Quello del Made in Italy, però, non è un’offerta aggiuntiva ai licei già esistenti, ma un percorso studi completamente nuovo. E non tutte le scuole potevano adottarlo, ma solo quelle con un indirizzo specifico delle scienze umane, quello economico sociale (Les). Ma non significa che chi è già iscritto al Les passerà automaticamente al nuovo liceo. Nelle scuole in cui il nuovo percorso studi sarà attivato c’è la possibilità di mantenere entrambi i percorsi oppure – se l’istituto vuole sopprimere il Les adottando solo la nuova formula del Made in Italy – le classi prime dell’economico – sociale (attualmente in corso) andranno semplicemente ad esaurirsi.

Ad oggi, però, tutti i dettagli non sono ancora stati stabiliti e del Made in Italy si conoscono solo gli insegnamenti e il numero di ore dei primi due anni. Non ancora noti, invece, quelli del terzo, quarto e quinto anno. “Vedo molte criticità – dice al Ducato Floriano Tittarelli, dirigente scolastico del Liceo classico Vittorio Emanuele II di Jesi -, non abbiamo avuto tempo di far conoscere il nuovo indirizzo all’utenza ed avere solo il programma dei primi due anni crea altrettante difficoltà”.

La riforma a costo zero

Poi la questione cattedre. La legge è chiara. Le nuovi classi del liceo del Made in Italy dovranno essere attivate senza esuberi di personale e senza nuovi o maggiori costi per la finanza pubblica. Condizioni che hanno sollevato i dubbi del Servizio Bilancio del Senato scrivendo, in un recente rapporto, che servirebbero “elementi più specifici” per dimostrare l’effettiva assenza di nuovi costi. E gli stessi dubbi li hanno anche i presidi. “Se un istituto ha un docente di ruolo in scienze umane – continua Tittarelli – e il nuovo indirizzo non prevede più tale insegnamento, lo stesso docente sarà costretto ad andarsene”.

Ma non sono solo i docenti a preoccupare. C’è anche chi non ha i numeri tali da richiedere un nuovo percorso studi. “Noi non lo attiviamo – dice Andrea Boldrini, dirigente scolastico del Liceo classico Francesco Stelluti di Fabriano -. Per il nostro istituto due corsi non sono sostenibili in quanto abbiamo una sola sezione (di Les) e il calo demografico a cui siamo sottoposti non aiuta”. E poi ancora il fattore tempo perché per poter prendere una decisione efficiente si sarebbe dovuto fare un collegio docenti sotto le festività natalizie. “Bisogna essere chiari e dire alle famiglie che tempo effettivo per presentare in maniera adeguata la nuova offerta non ce n’è stato – lamentaAnnamaria Marcantonelli, preside del Liceo Giacomo Leopardi di Recanati -. Per questo motivo, a cui si aggiunge un problema di aule, il nostro istituto non ha fatto domanda”.

Sì al Made in Italy

E poi c’è chi vede il Made in Italy come una grande opportunità. “Il nostro istituto ha aderito e c’è stato un voto favorevole all’unanimità del collegio docenti – dice Rita Emiliozzi, dirigente scolastico del Liceo Matteo Ricci di Macerata -. Ad oggi abbiamo quattro sezioni del Les e abbiamo fatto richiesta per attivare (a partire dal prossimo anno) una classe del liceo del Made in Italy”. E sugli insegnamenti mancanti del triennio la preside Emiliozzi è tranquilla: “Amo le sfide ma non i salti senza rete. Dall’impostazione del biennio e ascoltando il ministero ho fiducia. Per la realtà che dirigo era opportuno”.

Sì al nuovo liceo anche da parte dell’istituto Laurana Baldi di Urbino: “Noi abbiamo fatto domanda – dice orgogliosamente la preside Claudia Guidi – e speriamo il prossimo anno di avere una classe di economico-sociale e una del Made in Italy. È una decisione che qui, in provincia, abbiamo preso in due (con il liceo Mamiani di Pesaro)”. E sulla questione nuovi insegnamenti senza docenti aggiuntivi, Guidi è chiara: “Nel biennio nessuno perderà la propria cattedra”.

Ma anche tra gli istituti paritari c’è chi non si è fatto sfuggire l’occasione. “Abbiamo fatto domanda – dice Salvatore Iorio, consulente scolastico scuole paritarie Loviss -. Alle famiglie non è stata ancora presentata l’offerta ma qui, a Fermo, speriamo di aprire una sezione del Made in Italy”.

Les e Made in Italy a confronto

In base al piano studi pubblicato dal ministero, il biennio del Made in Italy prevede un numero complessivo di 891 ore per entrambi i due anni, suddivisi in undici insegnamenti. Le ore di italiano, matematica, storia e geografia, scienze naturali, scienze motorie e religione sono le stesse dei primi due anni dell’indirizzo economico – sociale del liceo delle scienze umane.

Le differenze tra i due bienni sono due. In primis, il liceo del Made in Italy ha lezioni separate di diritto ed economia, con il doppio delle ore, a scapito di una delle materie di indirizzo: le scienze umane (assente nel piano studi). Inoltre, il nuovo liceo offre un insegnamento di storia dell’arte e meno ore dedicate alla seconda lingua straniera (francese o spagnolo) rispetto al Les.

Fatta domanda alla Regione e all’Ufficio scolastico regionale, le iscrizioni per il nuovo percorso studi apriranno il 23 gennaio e termineranno il 10 febbraio.

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