Agricoltura, la protesta dei trattori va avanti. Verso presidio casello Fano: “Altri i nostri problemi”

di ANNALISA GODI e CHIARA RICCIOLINI

URBINO – “Da giovedì saremo circa 200 trattori al casello di Fano: non ci basta il contentino, noi andiamo avanti”. Federico Tiberi, uno degli organizzatori della protesta degli agricoltori nella provincia di Pesaro e Urbino, è determinato: dopo i cinque giorni di presidio a Pesaro, sta organizzando altri tre giorni di occupazione del casello autostradale di Fano, da giovedì 15 a sabato 17 febbraio. Il taglio all’Irpef concesso dal governo non soddisfa i coltivatori urbinati.

Chi manifesta avverte la solidarietà dei cittadini, come nel caso degli studenti dell’Istituto tecnico agrario Antonio Cecchi, dimostrata in occasione del presidio di Pesaro. Tiberi racconta: “Abbiamo ricevuto tante parole di conforto e di sostegno, qualcuno si è venuto a informare sulle ragioni della nostra protesta. Alcuni ci hanno portato anche i cornetti a colazione”.

Gli studenti dell’Istituto tecnico agrario A. Cecchi di Pesaro dimostrano solidarietà al presidio locale degli agricoltori

Ma gli agricoltori non sono tutti compatti. C’è anche chi, ammette Tiberi, ottenuto il taglio dell’Irpef, vuole smettere di protestare.

Il nodo dell’esenzione Irpef

Il taglio dell’Irpef risale al 2016, quando il governo Renzi con la legge 232 decise l’esenzione totale sui redditi dominicali e agrari. Gli esecutivi successivi hanno mantenuto l’esenzione fino alla fine del 2023. A partire da quest’anno, il governo Meloni aveva deciso di reintrodurre il pagamento dell’Irpef, ma, di fronte alla protesta, ha poi fatto parziale marcia indietro: l’imposta è stata tagliata per i redditi fino a 10 mila euro e dimezzata per i redditi fino a 15 mila. Questo non è bastato a placare gli animi degli agricoltori, i cui problemi sono anche altri.

Sabina Pesci, presidente della Confederazione italiana agricoltori, sezione di Pesaro e Urbino, commenta: “È un contentino. I nostri problemi sono i prezzi, non avere reddito sufficiente a portare avanti un’azienda agricola. Il nostro lavoro, i nostri costi, il nostro tempo non sono ripagati”.

Il direttore di Confagricoltura di Pesaro e Urbino Denis Bernabucci afferma: “La situazione è insopportabile: i produttori non riescono più a sfamare le famiglie, i costi e i prezzi dei prodotti sono dettati da altri. Se 40 anni fa con un quintale di grano si comprava un paio di scarpe, oggi ne servono quattro perché il grano si vende a circa 26 o 27 euro a quintale” .

Proteste trattori, da giovedì previsti in 200 al casello di Fano

Dalla grande distribuzione solo le briciole

La grande distribuzione alimentare decide il prezzo che viene pagato per i prodotti agricoli: chi offre il ribasso maggiore ottiene il posto sugli scaffali del supermercato. Pesci testimonia: “Al produttore viene dato pochissimo e ho visto ultimamente alcuni agricoltori buttare via la merce piuttosto che darla a troppo poco”.

Tiberi dice: “Sono gli intermediari della filiera a guadagnarci di più. Inoltre i distributori sono pochi, quindi formano un monopolio”. Secondo gli agricoltori, la loro protesta va oltre gli interessi della categoria, ma serve anche a tutelare i consumatori, che con l’inflazione negli ultimi due anni hanno visto i prezzi gonfiarsi. “Oggi un produttore di grano duro riceve 37 centesimi al chilo, mentre la pasta è venduta a due euro al chilo, con un rincaro del 600%. Ancora peggio per il grano tenero che si usa per il pane e che viene pagato circa 25 centesimi al chilo al produttore, mentre il pane al chilo è arrivato a circa 6 euro, c’è un rincaro che va dal 1000 al 1600%”.

Sul futuro della professione, Tiberi non si fa illusioni: “Ai miei figli direi: decidete del vostro futuro liberamente, vostro babbo vi darà sempre una mano, ma pensateci bene, perché oggi speranze per il futuro del nostro settore non ci sono”.

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