di ANNALISA GODI
FANO – Alle 9 del mattino sono tutti riuniti intorno ad un grande falò, dietro una fila di circa settanta trattori parcheggiati e parlano tra loro, giovani, meno giovani e anziani. Hanno dormito qui e alle prime luci del giorno familiari e sostenitori hanno portato loro la colazione.
Le richieste degli agricoltori
Gli agricoltori della provincia di Pesaro e Urbino si sono ritrovati a pochi metri dal casello di Fano per un presidio, dopo quello di Pesaro avvenuto dal 5 al 10 febbraio. “Il taglio dell’Irpef non risolve i nostri problemi – dice Giuseppe Lisi, uno degli organizzatori della protesta – da anni i nostri prodotti vengono pagati troppo poco, mentre i consumatori comprano a prezzi molto più alti. Noi chiediamo che i nostri prodotti vengano pagati il giusto prezzo”. Su questo punto convergono tutti gli agricoltori. Tra di loro ci sono pochissime donne, una di loro è Lara Gambini. Gambini è un’agricoltrice, nipote del sindaco di Urbino, Maurizio, e muove i mezzi agricoli, è abituata a stare sui trattori: “Chiediamo che i nostri prodotti siano valorizzati, sono decisamente migliori rispetto a quelli che vengono dall’estero”.
Il corteo sulle strade di Fano
Ancora qualche chiacchiera, poi si leva un coro: “Si parte!”. Tutti salgono agilmente le scalette dei trattori e mettono in moto, accendono le luci e iniziano a suonare i clacson, sembra quasi una festa. Si dispongono in fila e – scortati dalla polizia – si mettono in strada.
Anche i giornalisti sono invitati a prendere un passaggio. Davide Bruscia, agricoltore e produttore vitivinicolo della zona, guida il mezzo e spiega: “Questo trattore è costato circa 300 mila euro e lo abbiamo comprato grazie ad un leasing. Il pagamento delle rate dipende dai nostri guadagni. Se non riusciamo a pagarle perché i prezzi dei nostri prodotti sono troppo bassi, chi ci ha fatto il leasing si prende indietro il trattore”.
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La fila dei mezzi agricoli procede dal casello verso il quartiere di Sant’Orso, le auto nell’altra corsia suonano il clacson per salutare. Bruscia racconta: “Mi fa molto piacere vedere quanto appoggio abbiamo dalla popolazione, questo è un tema che sta a cuore a tutti. È quasi commovente vedere tutti i giovani che si sono riuniti per portare avanti le nostre istanze”. Secondo Bruscia, la manifestazione potrebbe essere ancora più forte e impattante: “Per avere più peso dovremmo avere un sindacato unico che protesti insieme a noi, come hanno fatto in Francia e in Germania, invece qui siamo divisi e non c’è nessuno che rappresenti tutti”. Nel frattempo il corteo si avvicina alla città e si immette sulla via Flaminia, i curiosi escono di casa e dagli uffici: riprendono con il telefono, salutano, incitano e gridano “bravi”. Bruscia commenta: “Vorrei avere un megafono per ringraziarli tutti”.
La produzione agricola e la gestione dei terreni
L’azienda agricola di cui Bruscia è uno dei proprietari produce sia grano che vino: “Adesso il grano duro viene pagato 23 centesimi a quintale, mentre il pane nelle nostre zone si vende a 5 o 6 euro al chilo. Considero i costi di produzione che occorrono, ma se pagassero la materia prima trenta centesimi a quintale la nostra situazione migliorerebbe”. Dalla chiesa di San Cristoforo si va verso il quartiere Sant’Orso, a due passi dal casello autostradale.
Sulla questione della gestione dei terreni Bruscia aggiunge: “Noi dobbiamo tenere i terreni a riposo per 60 giorni obbligatoriamente, senza toccarli, ma spesso quando andiamo a prepararla per i raccolti dobbiamo fermarci per le condizioni meteo. Noi vorremmo lavorare la nostra terra senza questi vincoli”.
Tornati al punto di partenza, gli agricoltori parcheggiano in fila, spengono i motori, scendono agilmente dalle scalette e si ritrovano di nuovo vicino al falò, così passeranno la giornata in attesa di salire di nuovo sui loro trattori per il nuovo corteo di sabato.