La migliore campagna contro il gioco d’azzardo è di due studenti dell’Università di Urbino

Alessandro Bongermino e Chiara Fasolino
di LUCA GASPERONI

URBINO – La premiazione ufficiale arriverà tra un paio di settimane ma alla facoltà di Comunicazione dell’Università di Urbino c’è già aria di festa. Alessandro Bongermino e Chiara Fasolino di 28 e 23 anni, hanno vinto il XII concorso nazionale “L’azzardopatia – Quando in gioco è la vita“, bandito dall’Associazione “Paolo Ettorre – Socially Correct“ in collaborazione con il Ministero della Salute. Battendo altre scuole prestigiose come l’Istituto europeo di design. Tra qualche mese le idee per la campagna sociale contro il gioco d’azzardo pensate dai due studenti all’ultimo anno di Cpo (laurea magistrale in Comunicazione e pubblicità per organizzazioni) diventeranno realtà: cartelloni pubblicitari, banner online, addirittura uno spot per il Ministero della Salute.

“Abbiamo lavorato per un mese fino alle quattro di notte, abbiamo messo da parte anche altre cose per seguire questa opportunità – racconta Alessandro – la soddisfazione è stata enorme, quando ce lo ha detto il professore Livi urlavamo al telefono”.  Il progetto, dal titolo “Il gioco d’azzardo cancella tutto quello che ami” è stato scelto per l’efficacia e l’originalità battendo 40 concorrenti provenienti dagli atenei di tutta Italia.

Bozza dello storyboard preparato dai due studenti in vista del concorso

“Il gioco cancella tutto quello che ami”

L’immagine scelta dai ragazzi è forte e immediata: c’è una mano che gratta con una moneta il viso delle persone in una foto di famiglia, come in un gioco a premi. Dietro al loro volto si leggono le conseguenze del gioco d’azzardo. Nella clip invece iniziano dei flashback sulla moglie i figli e gli amici, destinati poco dopo a scomparire. In sottofondo “Sunday morning” dei Velvet Underground. I lavori saranno resi visibili alla premiazione del 12 luglio a Spoleto, durante il Festival dei due mondi.

“L’idea che volevamo trasmettere – spiega Chiara – era che una cosa semplice, come grattare con una monetina, ti fa dimenticare la potenza del gesto e ti allontana da tutto”. Ma si può sempre tornare indietro. Un fattore che, secondo i ragazzi, ha convinto i giudici infatti è stato il tono: “Non volevamo fosse grave o irrimediabile – dice Alessandro –  l’abbiamo pensato aperto e non accusatorio”. Perché la campagna sociale non deve condannare chi soffre di ludopatia, ma alimentare la possibilità di smettere.

Com’è nata la campagna

Alessandro e Chiara hanno lavorato sul progetto per un mese: prima a livello concettuale con associazione di immagini e analogie, poi concretamente, sviluppando con photoshop e illustrator gli annunci stampa, i banner pubblicitari e lo storyboard in vista della clip. “Abbiamo entrambi dei caratteri forti, abbiamo discusso molto e siamo stati critici – racconta la coppia di lavoro – ma alla fine sono venuti fuori dei buoni spunti”.

Durante il lavoro i due studenti sono stati seguiti dal professor Marco Livi, docente di creatività pubblicitaria all’università Carlo Bo.”Avevano seguito il mio corso proprio nell’ultimo semestre – spiega l’insegnante – ne hanno fatto tesoro.  Sono molto soddisfatto del percorso che hanno fatto, sono davvero bravi”. Livi, nella veste di tutor e coordinatore del progetto, ha aiutato i ragazzi a selezionare e perfezionare le idee più efficaci.

Un futuro da pubblicitario

Alessandro e Chiara hanno dimostrato che la facoltà di comunicazione di Urbino sa reggere il confronto con accademie e scuole private di marketing/pubblicità ben più costose e blasonate. L’esperienza di studio li ha soddisfatti e i ragazzi sono i primi a riconoscerlo: “Siamo contenti per noi e per gli insegnanti. C’è molto del loro lavoro dietro. Ci hanno dati delle buone basi per competere con scuole professionali come Ied e Naba“.

Adesso per i due studenti di comunicazione si spalancano le porte dell’agenzia pubblicitaria internazionale Saatchi & Saatchi (giudice del concorso insieme a Socially Correct, l’associazione di uno dei padri della comunicazione italiana, Paolo Ettorre) dove svolgeranno uno stage di sei mesi, completando la campagna pubblicitaria e imparando i trucchi del mestiere.

E poco importa che per “colpa” dello stage i ragazzi, a un esame dalla fine, debbano rimandare la laurea. “Bisogna pensare subito al proprio futuro, senza aspettare di finire – dice Chiara – quando ti arrivano determinati input devi coglierli. Se hai delle basi e hai acquisito sicurezza devi lanciarti”. A cui fa eco Alessandro che sprona i compagni di università: “Gli studenti del prossimo anno devono provarci, vale sempre la pena rischiare!”.

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