di GIACOMO PULETTI
URBINO – La Soprintendenza delle Marche ha riconosciuto l’interesse storico particolarmente importante dell’archivio “Egisto Cappellini” di Urbino, dopo le polemiche degli scorsi mesi tra l’istituto e l’amministrazione comunale, rilevando “la ricchezza e l’importanza del patrimonio documentario, presente sotto forma di testimonianza su vari supporti e contenente numerose testimonianze della realtà urbinate, della provincia di Pesaro e Urbino e della Regione Marche, dal punto di vista storico, politico, economico e sociale, oltre a rappresentare una fonte di primaria importanza per la ricerca storiografica sul territorio”.
Ma il sindaco di Urbino Maurizio Gambini, contattato dal Ducato, resta fermo sulle sue posizioni e ribadisce che lo spazio occupato dall’Istituto, dove ha sede anche l’Associazione nazionale partigiani italiani, serve al Comune per altri scopi: “Il parere della Soprintendenza aumenta il valore storico e culturale dell’istituto – spiega il primo cittadino – ma resta il fatto che l’amministrazione comunale ha bisogno di quei locali: nei prossimi mesi l’istituto dovrà trovare un’altra sede, dopo che ha già rifiutato quella da noi proposta”.
Sulla base del giudizio dell’ente, però, l’archivio sarà ora sottoposto alla disciplina del decreto legislativo n° 42 del 22 febbario 2014. Ermanno Torrico, presidente dell’istituto, spiega che “questo comporta la tutela da parte dello Stato del suo patrimonio documentario, che non potrà essere alienato, smembrato e sottoposto a spostamento di dimora se non con l’autorizzazione preventiva della Soprintendenza”.
Torrico si riferisce alla volontà di Gambini di spostare la sede dell’archivio dai locali attuali, in via Muzi Oddi 11, in alcune stanze al secondo piano di Palazzo Nuovo Albani, in piazza della Repubblica. La polemica scoppiò nel febbraio scorso, quando il primo cittadino offrì alla contrada “Monte” i locali dove attualmente è conservato l’archivio.
“Mi domando perché la Soprintendenza non abbia visitato anche i locali che io avevo proposto come sede alternativa – puntualizza Gambini – attualmente il “Cappellini” si trova in comodato d’uso gratuito, quindi nel momento in cui il Comune avrà bisogno di quei locali saranno loro a dover trovare un’altra soluzione. Se poi volessero acquistare la sede, valuteremmo la proposta”.
Il 21 gennaio Torrico aveva richiesto il riconoscimento definendo l’archivio “un centro di documentazione, non una semplice biblioteca, frequentato ogni giorno per fare ricerca”. Poco più di un mese dopo, il 25 febbraio, la Soprintendenza effettuò un sopralluogo dal quale emerse il valore materiale e culturale delle opere contenute nell’archivio. La procedura di riconoscimento è iniziata il 1° marzo e, dopo l’esame della soprintendente Sabrina Mingarelli, è arrivato il parere definitivo.
Nei mesi scorsi la questione era finita anche sulle pagine del Manifesto e, dopo la nota della Soprintendenza, Torrico ha espresso soddisfazione per la decisione: “Riteniamo che il riconoscimento sia importante per la nostra città, patrimonio dell’Unesco, a conferma della sua straordinaria vocazione culturale – spiega il presidente dell’istituto – rivendichiamo l’importanza di aver evitato al “Cappellini” un trasferimento in locali penalizzanti per la sua attività culturale, ma ora non è più tempo di polemiche. Abbiamo intenzione di digitalizzare il patrimonio documentario dell’istituto con il finanziamento della Direzione generale degli archivi del ministero per i Beni e le Attività Culturali”.
Su questo ultimo punto, tuttavia, si dice “perplessa” Rosangela Guerra, funzionaria della Soprintendenza che, in attesa del sopralluogo, aveva chiesto al Comune la proroga dello sfratto: “Allo stato attuale non risultano finanziamenti della Direzione generale degli archivi per la digitalizzazione – ha spiegato al Ducato – per i quali si seguono procedure prestabilite”.