Urbino Teatro Urbano: documentario su spettacolo regista vincitore Premio Ubu

Il regista Stefano Tè con una bozza della scenografia

‘Moby Dick o il teatro dei venti’ è un documentario su uno spettacolo teatrale: ieri sera è stato presentato al festival Urbino teatro urbano, presente il regista Stefano Tè, che con il suo lavoro vinse nel 2019 il Premio Ubu. Raffaele Monaco, autore del documentario, doveva collegarsi con il Cinema Ducale da Nairobi, dov’è attualmente impegnato nelle riprese di ‘Presa Diretta’, un programma di RaiTre; ma, per motivi tecnici, non è stato possibile realizzare il contatto.

Monaco ha voluto riprendere le prove della recita della compagnia dell’amico Stefano Tè, perché – ha riferito lo stesso regista – “il mio non è uno spettacolo, è una follia”. I più di 300mila euro rimediati per mettere in piedi l’opera, ad esempio, vengono da investitori che si sono fidati di un bozzetto disegnato da Dino Serra un ragazzo di 25 anni appena uscito dall’Accademia di Brera.

Le telecamere riprendono attori che martellano la base di un albero maestro in ferro che con leve e bastoni verrà issato sul palco: devono fissarlo bene alla base, perché non stanno recitando, lo alzano davvero, martellano davvero. Lo sforzo chiesto alla sua troupe dal regista è di trasformarsi in un equipaggio: la storia viene soprattutto narrata attraverso la scenografia, i cambiamenti di scena.

l festival Urbino Teatro Urbano, apertosi la scorsa settimana, prosegue domani sera con ‘Ecce Robot’ della Compagnia Frosini Timpano in piazza Duca Federico e si concluderà il 10 luglio con ‘Manuale d’attore’ di Titino Carrara nel cortile d’onore di Palazzo Ducale.

L’allestimento in piazza a Carpi

Il racconto della serata

Il documentario ‘Moby Dick o il teatro dei venti’ si apre infatti con una citazione di Fritzcarraldo, il visionario film di Werner Herzog: “Non sono stati i soldi a issare la nave sulla cima della montagna: è stata la fede”.  Nel documentario, Mario Barzaghi, collaboratore alla scenografia, mantiene lo sguardo sereno, ma avverte un gran peso sulle spalle: “Devo inserirmi nella scia immaginaria di Stefano e togliere tutto ciò che è etereo e diafano per lasciare in piedi la struttura”.

La ciurma del capitano Achab costruisce durante lo spettacolo la nave che li porterà sulle tracce della balena bianca; una volta trovata Moby Dick, la stessa ciurma capovolge la nave, che appare allora al pubblico come il corpo di una balena. Si vede allora questa balena che lentamente si gira verso il pubblico e verso Achab, per l’ultimo dialogo. La scena si chiude con l’ultima trasformazione, lasciando intendere la morte di Achab che invece Melville racconta.

“Da luogo in cui vivere a luogo che li porta alla morte: una culla che diventa tomba”, dice Stefano Tè al Ducato. “La particolarità è che la scenografia è un elemento drammaturgico costruito da attori che divettano macchinisti e operai, che si sono costruiti la loro tomba”.

Il documentario si conclude con la prima scena del debutto, il 4 maggio 2019 in Piazza Grande a Modena. Un carro-palco viene spinto in una piazza vuota dai  detenuti del carcere della città, mentre sul carro una ventina di attori scandiscono il tempo colpendo botti di legno vuote che aspettano il grasso di balena. I corpi che tirano le corde sono paralleli al terreno per lo sforzo, ma il carro non si muove. Poco prima aveva piovuto e le ruote non hanno attrito per muoversi, serve un’idea.

La vogatrice urla “scendere!,spingere!” e gli attori scendono dal palco a spingerlo verso il centro della piazza, dove deve stare, per la scenografia ma anche per la questura che ha autorizzato uno spettacolo da mille spettatori che ruota intorno a una costruzione di otto tonnellate di legno. Il carro si muove, il pubblico applaude, lo spettacolo può iniziare.

Il Cinema Ducale alle 23.40

Sono le 22.40 e lo spettacolo è finito, il regista si alza e aspetta le domande. Il dibattito va avanti fino alle 23.50 con la sala quasi piena con Stefano Tè e Salvatore Sofia, dello staff del Teatro dei Venti, che risponde alle domande delle compagnie teatrali venute da tutta Italia a Urbino anche per imparare come una “follia” può diventare realtà.

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About the Author

Enrico Mascilli Migliorini
Irpino innamorato del mare parlo solo e volentieri di musica. Nasco nel 1994 e mi laureo in Storia con una tesi sulla censura e il primo catalogo dei libri proibiti nella triennale a Firenze. Nella tesi di laurea magistrale a Bologna studio il popolo rom, detto zingaro, diventato parte integrante della mia vita soprattutto grazie al progetto CNR-UE Municipality 4 Roma.

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