Giocattoli per gli amici ucraini, l’idea dei bambini della scuola Pascoli di Urbino

di ENRICO MASCILLI MIGLIORINI

URBINO – Anche i bambini vedono i carrarmati, i palazzi crollati sotto le bombe, in tv, al telegiornale, a casa i genitori ne parlano. E a scuola portano le loro domande. Non fanno che chiedere cos’è la guerra e cosa fanno i bambini come loro in un paese dove si combatte per strada. Accade in tutte le scuole, anche alla Pascoli di Urbino. Monica Micheli insegna matematica alla sede di Gadana dell’Istituto. Con i suoi alunni, dai 6 agli 11 anni, ogni settimana abbandona per un’ora la lezione frontale per disporsi tutti in cerchio e ragionare su un tema cercando di estrapolarne i concetti chiave in parole. Quello che in comunicazione si chiama brainstormirng (tempesta di cervelli), a Gadana diventa “il tempo del cerchio”. Da quel cerchio è uscita l’idea: “Voglio regalare qualcosa di mio”, hanno detto alle maestre e ai maestri. Una maniera per sentirsi adulti, ma anche per non restare fermi davanti a un conflitto che non era mai stata così vicino, a portata di smartphone.

La raccolta doni “Da bambino a bambino” ha reso fiera la dirigente Carla Campogiani. La preside, raggiunta dal Ducato, ha anche una notizia che farà felici gli alunni dei suoi plessi: “Stiamo espletando le formalità per accogliere nell’istituto di Gallo sei bambini arrivati dall’Ucraina ai primi di marzo a Petriano”.

“Da fine febbraio i bambini mi chiedono della guerra, vogliono saperne di più – dice Micheli al Ducato – così abbiamo iniziato a parlarne ogni settimana”. Da qui alla richiesta di organizzare una raccolta di regali dai bambini per i bambini rifugiati e un corteo organizzato dai piccoli alunni, il passo è stato breve. “L’idea è dei bambini”, continua la maestra. “Hanno visto in televisione e sui giornali che si fanno raccolte per aiutare gli ucraini che fuggono dalla guerra e quelli che sono restati a combattere”. Ma volevano contribuire con un’idea originale. “A raccogliere vestiti e cibo ci pensano già la Croce Rossa e presidi come Slow Food“.

“E poi parlando in classe sono uscite delle problematiche a cui noi adulti non avevamo pensato”, continua. Ad esempio, il fatto che gli ucraini non parlano italiano. Da qui l’idea di regalare solo libri da disegnare o colorati, libri con poche parole o meglio senza. Così, scatoloni pieni di giocattoli, dentifricio, asciugamani, prodotti dell’igiene lettere in italiano-ucraino-inglese, vestiti, colori e quaderni sono partiti in macchina verso il centro Ibis, dove l’avvocatessa Cristina Di Donfrancesco ha creato un punto di raccolta per beni da donare ai rifugiati ucraini in arrivo a Urbino.

I primi pacchi sono già stati portati a Fano sabato 19 marzo, tra quelli consegnati mercoledì 16 e quelli di lunedì 21, in totale sono 27 gli scatoloni che secondo le esigenze verranno divisi nelle Marche e non solo, dice Di Donfrancesco. Parte di questi è destinata a Rimini, per esempio. E vedendo i cortei e le sfilate degli studenti universitari e degli adulti, gli alunni del Pascoli si sono detti: “I bambini non sono da meno”. Così, il 17 marzo è andata in scena una sfilata simbolica dei bambini dei tre plessi dell’Istituto Pascoli in cui anche gli alunni hanno detto il loro “No” alla guerra. Cartelli diversi, molti siglati con la formula “I care” (Mi sta a cuore) e seguiti da espressioni come: “Un mondo senza guerra”, “la vita”, “l’uomo”.

A Urbino, sono scesi in strada con una grande bandiera della pace formata da sette file di bambini, ognuna aveva un colore. I bambini si sono sentiti soddisfatti del loro lavoro, del corteo e dei pacchi che loro stessi hanno voluto decorare, e di sapere che sarebbero arrivati a dei loro coetanei. “Abbiamo ricevuto richiesta fa parte del Sindaco di Petriano e stiamo verificando che la documentazione sia in regola per poterli iscrivere”, racconta al Ducato la preside Campogiani. A breve avranno la possibilità di conoscerli e chiamarli amici.

About the Author

Enrico Mascilli Migliorini
Irpino innamorato del mare parlo solo e volentieri di musica. Nasco nel 1994 e mi laureo in Storia con una tesi sulla censura e il primo catalogo dei libri proibiti nella triennale a Firenze. Nella tesi di laurea magistrale a Bologna studio il popolo rom, detto zingaro, diventato parte integrante della mia vita soprattutto grazie al progetto CNR-UE Municipality 4 Roma.

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