Dopo la pandemia studenti in difficoltà. La psicologa Uniurb: “Come stress post traumatico”

Università di Urbino
di ROSSELLA RAPPOCCIOLO

URBINO – Urbino si ripopola. Gli studenti universitari sono tornati a fare lezioni in presenza. Ma nonostante si siano riappropriati di una cosiddetta “normalità”, non è così facile per loro. Tanti i problemi a livello psicologico dopo due anni di lezioni online e di isolamento, senza più socializzazione negli ambienti universitari.

Il supporto psicologico per gli universitari in difficoltà dopo la pandemia

Un chiaro segnale di questo malessere è la ricerca di aiuto psicologico. Come quello fornito lunedì dall’iniziativa “Non c’è salute senza salute mentale, una giornata per ascoltar…ti” promossa dal dipartimento di salute mentale dell’ospedale di Urbino. Medici, psichiatri e psicologici si sono messi a disposizione per dei colloqui gratuiti in occasione della giornata mondiale della salute mentale. “Nella prima parte della mattinata sono venute qui circa 15 persone – afferma la dottoressa Simonetta Montesi, primario di Psichiatria all’ospedale di Urbino – e almeno quattro erano ragazzi dell’università”. Un’iniziativa che, però, si ferma ad un’unica giornata in tutto l’anno e che, rfilette Montesi, “non è abbastanza pubblicizzata e necessita della collaborazione anche dei medici di base”.

La dottoressa Simonetta Montesi nel suo studio presso la Psichiatria dell’ospedale di Urbino

Gli studenti però hanno anche un’altra possibilità: il servizio “Insieme” di counseling psicologico gratuito dell’università di Urbino. Nato nel 2020 proprio per affrontare la pandemia, il servizio continua a rimanere attivo. E a giusta ragione, secondo la psicologa Chiara Angione che lo porta avanti: “In questo inizio di anno accademico, il primo completamente in presenza dalla diffusione del Covid-19, le richieste di supporto psicologico da parte dei ragazzi sono aumentate rispetto al periodo di pandemia“.

I disagi degli studenti: “ansia, depressione e stress”

Dopo due anni di lezioni ed esami dietro a uno schermo, gli universitari ora hanno voglia di tornare in presenza e crearsi quegli spazi di socialità che avevano perso. Eppure tornare a nuotare ‘in mare aperto’ non è per tutti così semplice: “Improvvisamente i ragazzi si sono trovati a ritornare all’interno delle dinamiche familiari e, in particolare i fuori sede, altrettanto improvvisamente si sono ritrovati ad abbandonarle per tornare ad una prospettiva di autonomia e indipendenza emotiva”. Questi cambiamenti repentini non sono stati naturali, ma forzati, creando “problemi di ansia, depressione e stress a causa di uno stravolgimento dell’autoregolazione delle emozioni”.

La psicologa dell’università di Urbino Chiara Angione

“La pandemia è stato un evento traumatico – spiega Angione – e ora gli studenti soffrono di un vero e proprio disturbo da stress post-traumatico”. Una condizione psicologica che va ad influire sulle relazioni, sulla socialità e sulle performance universitarie, ma non solo. “A causa di questa condizione i ragazzi accusano sintomi somatici, autolesionismo, problemi del sonno e dell’alimentazione – dice la psicologa Uniurb – perché mente e corpo sono in relazione: quando le emozioni sono sregolate, ciò si manifesta anche a livello fisico”.

L’università cerca di aiutare gli studenti con il counseling psicologico e con incontri di gruppo incentrati su alcuni temi, come la rabbia, la paura, il senso di solitudine. Ma non solo, anche con alcune iniziative extra-accademiche per stimolare nuovamente la socialità, come i cineforum, gli incontri a teatro e gli aperitivi a tema. “Durante la pandemia i ragazzi si sono sentiti delle isole, non più una parte di un tutto. E se ancora si sentono in una condizione di isolamento, questo può influenzare il loro sviluppo, la loro crescita e soprattutto la loro prospettiva futura. Per questo bisogna aiutarli a tornare in una dinamica sociale propositiva” conclude Angioni.

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