Residenti in centro e la ferrovia. Com’è diversa la Urbino immaginata da Volponi

di CARLA IALENTI

URBINO – Che cosa penserebbe oggi di Urbino Paolo Volponi? Il 12 febbraio è stato consegnato l’appalto per i lavori della galleria Guinza, “la grande incompiuta” dell’autostrada E78 Fano-Grosseto. “Questa strada è il nostro futuro” ha commentato entusiasta il sindaco Maurizio Gambini sul Corriere adriatico. Ma nel 1988 Paolo Volponi, scrittore e politico urbinate, di cui quest’anno si festeggia il centenario della nascita, nel convegno del Partito comunista di Urbino “Viabilità e trasporti. Problema centrale” considerava già passato quello che oggi ancora futuro. L’autostrada, per Volponi, che pure aveva lavorato alla Fiat, era un “canale di morte”, “pieno di macchine in cui un singolo impiega ore e ore per arrivare in città”, rientrava in una “economia dell’automobile”, nell’interesse del profitto e non dell’uomo.

Scettico sull’apertura della Guinza “lenta e con pochi soldi” e sulla sua utilità nel “risolvere il problema del traffico urbano”, il senatore era, invece, fermo nel presentare a Roma un’alternativa alle autostrade, che oggi definiremmo sostenibile: la ferrovia, “più economica da costruire e per trasportare merci”. Ferrovia che, però, a Urbino è chiusa dal 1987.

Il professore dell’università di Urbino Salvatore Ritrovato, a proposito del legame di Volponi con la sua città, durante l’inaugurazione della mostra biografico-documentale su Volponi, ha detto che “era sempre tentato dalla fuga, ma anche dal ritorno a Urbino”, citando un altro studioso, Emanuele Zinato, professore dell’università di Padova. Secondo Ritrovato, Volponi matura le sue scelte politiche “dopo anni alla Olivetti, una fabbrica con un modello di cultura industriale non al servizio del profitto, ma dell’uomo”. Quel Volponi che durante il discorso per il premio Raffaello nel 1993 a Urbino, la città da cui aveva “grande ansia di andare via”, ammette di aver considerato la scrittura un po’ come un’attività seconda alla politica, a cui si dedicò per il suo “senso sociale piuttosto vivo”.

Il professore Ritrovato ha parlato anche dell’immagine di Urbino che emerge dalle sue opere. “Una città problematica, perché non è al centro di grandi reti di comunicazioni e non ha industrie – ha spiegato al Ducato – non ha fabbriche ed è un territorio prevalentemente agricolo”.

Paolo Volponi al convegno del 1988 “Viabilità e trasporti. Problema centrale”

All’inaugurazione della mostra biografico-documentale su Volponi a palazzo Passionei il professore dell’università di Urbino Gualtiero De Santi si è chiesto “Ma a Volponi piacerebbe questa mostra?”. Ci sarebbe da domandarsi, alla luce di quanto da lui detto, se al Volponi parlamentare dal 1983 al 1993 piacerebbe il fermoimmagine della Urbino di oggi, lui che, due volte Premio Strega, definì il premio Raffaello conferitogli da Pesaro e Urbino “il più importante, perché mi mette in contatto con la mia città”.

“Quello che insegna Volponi è l’attenzione per una città che non è soltanto un museo: deve essere rivitalizzata” ha detto Ritrovato del progetto politico per Urbino. “C’è un’intervista a Volponi dei primi anni ’80 fatta a piazza della Repubblica in cui dice che Urbino è una città universitaria importante, che sta crescendo bene e che ha sei-sette mila residenti nelle mura”. Negli ultimi dieci anni, invece, i residenti nel centro storico si sono ridotti di un quinto: sono passati da 1108 nel 2013 a 918 al nel 2023, su un totale di 13.862 abitanti.

“A Volponi premeva portare le persone ad abitare dentro le mura. Invece, gli urbinati sono andati fuori” dice il professore. “E allora ci chiediamo se si sta facendo qualcosa perché il centro storico di Urbino possa essere abitata da residenti, non soltanto da studenti”.

Si sta andando nella direzione opposta a quella auspicata da Volponi. Nel 2022 la delibera “albergo diffuso”, ha abbassato la soglia minima per favorire il turismo. Dal 2022 ad oggi i residenti nelle mura sono ulteriormente scesi da 928 a 912. Secondo Confcommercio Marche nord, a Pesaro e Urbino sono aumentati sia i turisti negli esercizi ricettivi che gli ingressi nei musei, soprattutto alla Galleria nazionale delle Marche e agli Oratori di Urbino. Ma il centro storico patrimonio dell’umanità sembra non attrarre più i residenti. Restituire il centro di Urbino agli urbinati sarebbe il modo migliore per realizzare, e non solo celebrare, Paolo Volponi.

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