Tommaso Compagnucci: tra i migliori 500 Atp. Il tennis, lo studio a Urbino: “Sono un ragazzo fortunato”

Tommaso Compagnucci (foto Runggaldier)
di MARTINA TOMAT

URBINO – Una vita di corsa. A destra e sinistra. Proprio come la testa di chi segue una partita di tennis e con gli occhi cerca la pallina che sfreccia da un lato all’altro del campo. Eppure è iniziato tutto con calma.

Agli esami o alle lezioni di psicologia all’università di Urbino ogni tanto c’è anche lui, Tommaso Compagnucci, tennista intorno al 590 Atp, con best ranking al 537. È seguito, tra gli altri da Simone Vagnozzi, lo stesso coach di Jannik Sinner e più volte a Pesaro si è allenato con Luca Nardi, numero 115 Atp in rampa di lancio. Lo si può incontrare in piazza della Repubblica mentre addenta una crescia – rigorosamente crudo, rucola e squacquerone – o a pochi passi da lì, a gustarsi una zuppa ai legumi o una poké.

Dal covid all’orbita dei 500 Atp

E poi, in un battito di ciglia, eccolo in Germania, dove il Ducato lo raggiunge al telefono. È alto 1.65, gentile, paziente e un po’ timido ma parlando di tennis prende subito coraggio. Qualche giorno dopo è di nuovo a Trento, proprio lì dove tutto è iniziato.

“Sono felice di aver avuto un percorso diverso dagli altri tennisti: ho iniziato a giocare da piccolo, sì, ma ho studiato: non era nei miei piani diventare uno dei migliori al mondo nel minor tempo possibile e questa è stata una grande fortuna per crescere come persona.

Tommaso Compagnucci

Correva il 2020. In strada poche auto. Il covid alle porte, Tommaso è alle prese con le sue prime qualificazioni a un torneo Itf (ovvero la categoria minore del professionismo, la sua porta d’ingresso, a cui segue il challenger). Ha 20 anni, ancora un ragazzino ma già agée per cominciare a ‘fare sul serio’. “Sono andate bene e ho deciso di provarci, ma ho dovuto aspettare ancora”. E sì perché il coronavirus subito prende il sopravvento. Tutto fermo. Ma Tommaso no, si prepara come può, anche da casa. La spinta è forte: “Il tennis lo sento dentro”.

E fa bene a insistere. A suon di allenamenti, sei ore e mezza al giorno, arrivano i primi punti Atp. In un anno dal nulla al numero 1500 del ranking mondiale, da 1500 a 1000 poi e da 650 all’l’orbita dei 500 ora. E agli Itf si aggiungono i tornei challenger e i campionati a squadre: ogni anno a Macerata, a ottobre e novembre, a Bordeaux a maggio e giugno, e a Francoforte, a luglio e agosto.

A Jesi con Elisabetta Cocciaretto

I frutti della passione per il tennis sono stati seminati molto tempo fa.  Inizia a quattro anni nella sua Macerata trainato dall’esempio del fratello più grande, Nicolas. Con lui anche ora, appena può, si cimenta in qualche doppio. Poi, a Jesi: “Dopo le lezioni al liceo scientifico prendevo il bus e andavo ad allenarmi, giocavo tre ore e mezza circa”. Lì scambiava qualche colpo anche con una ragazzina di nome Elisabetta Cocciaretto: ora è la numero 2 d’Italia. “Siamo cresciuti insieme”. 

Il suo primo ricordo è quello di un bimbo, avrà sei o sette anni, gli occhi vispi che contrastano con la timidezza che lo avvolge e insegue la pallina con slancio. Il maestro lo separa dagli altri. Anche a un altro bimbo tocca la stessa sorte. No, non è una punizione. Giocano per ore 3 su 5. Instancabili e con un sorriso inesauribile che ogni tanto cede il passo alla concentrazione che gli si dipinge in volto nei punti più cruciali. L’idolo del piccino è Roger Federer anche se il rovescio lo fa a due mani.

L’occhio clinico e i Vagnozzi

A San Benedetto del Tronto dove Tommaso si allena ora ci è arrivato per caso. Faceva lo sparring (palleggiatore) a Stefano Travaglia, tennista con best ranking numero 61 Atp. Poi la decisione di restare lì, all’accademia di Simone Vagnozzi che lo segue una settimana al mese (le altre volte è agli ordini di Davide Melchiorre e Andrea Attrice). Lo fa lavorare sodo sulla tecnica: “Ha un occhio clinico. Scova subito gli errori”. Un altro Vagnozzi, il fratello Giorgio si prende cura invece della sua alimentazione. 

Dalla celiachia al ricordo più bello

È celiaco, l’ha scoperto l’anno scorso poco prima di scendere in campo a Santa Margherita di Pula. “Ero preoccupato. Non sapevo come comportarmi e come il mio corpo avrebbe reagito. Non stavo giocando bene”. Il torneo sardo è un Itf da 25.000 dollari.

E al primo turno trova proprio la testa di serie numero uno, l’austriaco Lukas Neumaye, 20 anni, è tra i migliori 200. Sulla carta una condanna. Ma incredibilmente Tommaso gioca meglio di sempre e lo regola in due set. È un’escalation.  Si fa strada martellando da fondo campo e incordandosi le racchette da solo. La celiachia non lo frena, la mattina va al mare e ci torna a passeggiare anche la sera dopo le partite. C’è la terra rossa, il suo habitat naturale. Al b&b dove alloggia i legami con gli altri giocatori sorgono spontanei e rendono il clima più disteso. C’è anche Stefanos Sakellaridis, un ragazzo alto dai capelli lunghi e l’aria sbarazzina: è il suo migliore amico tra gli “internazionali” del circuito.

Giorgio Tabacco e l’argentino Alejo Lorenzo Lingua Lavallen sono superati in tre set. Poi prende il sopravvento anche sulla teste di serie numero 3: 3-6, 7-6(6), 6-2 al francese Mathys Erhard. La finale è guadagnata: appena qualche giorno prima sarebbe stata utopia. Dall’altra parte della rete questa volta c’è Julian Ocleppo, un gigante di 1,98 figlio di Gianni, ex top 30. Qui Tommaso nulla può ma non importa: il torneo rimane “Un’emozione indelebile” capace di dare slancio.

I bimbi del Vietnam e la Lazio da bimbo

In questi ultimi anni Tommaso ha calcato i campi di quasi tutta Europa. E non solo. Il Vietnam è il luogo che più di tutti ha fatto breccia nel suo cuore: lì i bimbi tirano i sassi al fiume. “Non sono schiavi del cellulare come da noi”.  Giocano per strada, soprattutto a palla: hanno le maglie di Messi e Ronaldo. Si galvanizzano incontrando un italiano: “Il calcio ha un linguaggio universale”. A proposito: Tommaso tifa Lazio perché il suo primo maestro, Alessio Cherri è di fede biancoceleste e lo porta allo stadio, l’Olimpico, per la prima volta: l’aquila lo imbambola, un po’ come Federer.

A pesca di tranquillità a tutta velocità

Tra i punti fissi di Tommaso, in una vita in viaggio, la fidanzata Beatrice Scocco, con lei condivide anche i periodi a Urbino e la facoltà universitaria. Dopo aver conseguito la triennale di psicologia, sempre nella città ducale, è ora alle prese con la magistrale, nella stessa materia: “Mi piace molto anche la psicologia legata all’ambito giuridico. Mi ci sono appassionato durante il tirocinio”. Tra le tante passioni di Tommaso (“Vorrei fare troppe cose ma il tempo è poco”) anche la pesca, gli scacchi (non a caso il suo idolo di ora è Medvevdev, lo stratega) e la lettura: “Filosofia, narrativa e fumetti”. Passatempi lenti in una vita che corre veloce. Ma in fondo a bordo di un treno sfrecciante non c’è niente di meglio che un buon libro e della calma.

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