Giro d’Italia, perché Rcs ha detto no a Urbino. Ma potrebbe arrivare un premio di consolazione

di NICCOLÒ SEVERINI

URBINO – È andata male. Urbino non avrà una tappa al Giro d’Italia 2020, come città e amministrazione speravano. L’ufficialità è arrivata con la presentazione della nuova edizione della corsa rosa, il 24 ottobre scorso. Niente replica dell’edizione 2008, quindi, quando Marzio Bruseghin trionfò nel centro storico o la partenza di tappa da Borgo Mercatale nel 2012.

I motivi

Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia, ha illustrato al Ducato le ragioni: “Purtroppo Urbino è una città complicata dal punto di vita morfologico”. La corsa ha delle regole rigide nella sua costruzione: “Il disegno della corsa deve essere molto preciso – spiega Vegni – e per quella data non potevamo inserire una cronometro individuale. Un altro tipo di tappa sarebbe stata difficile da organizzare e per noi sarebbe stato difficile spostare tutte le nostre strutture lì”.

La città ducale, infatti, era in lizza per guadagnarsi una cronoscalata individuale con partenza da Gradara, ma è stata battuta da Valdobbiadene. Le colline venete, diventate patrimonio Unesco quest’anno, saranno il teatro della “wine stage” dell’edizione 2020, una delle tappe speciali della corsa. Astoria, azienda produttrice del prosecco della zona, è uno dei main sponsor del Giro e (probabilmente) questo può aver influito sulla scelta.

Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia

La sede stradale è un altro problema rilevato da Rcs, azienda che organizza il Giro. Infatti, il direttore ha spiegato che le strette vie di Urbino non sono adatte ad un passaggio in gruppo per i corridori e ciò rende impossibile farne anche un traguardo volante o l’arrivo di un gran premio della montagna. “Ci è dispiaciuto dire di no a Urbino, specialmente in un anno così importante per le celebrazioni raffaellesche – ha dichiarato Vegni – ma il Giro ha un percorso preciso da definire e abbiamo dovuto fare una scelta. La terremo sicuramente in considerazione se volesse ricandidarsi per le prossime edizioni”.

Le reazioni politiche

Il vino batte Raffaello, dunque. Infatti la città e l’amministrazione speravano di far leva sul cinquecentenario della morte del suo artista per continuare un anno ricco di celebrazioni.

Maurizio Gambini, sindaco di Urbino, non ha nascosto la sua delusione per la mancata concessione: “Ci dispiace molto. Credevamo nel progetto e, nonostante l’onerosità dell’operazione, l’amministrazione stava facendo tutto il possibile per ospitare quella che sarebbe stata una festa”. Infatti, ospitare una tappa e tutto ciò che la contorna costa oltre i 100.000 euro. Ma la città potrebbe ricevere un premio di consolazione: è in lizza per ospitare la cronometro del Giro d’Italia under 23, che si svolgerà dal 4 al 14 giugno 2020. Ne ha parlato Vegni al Ducato e lo ha confermato lo stesso Gambini: “È una possibilità, sarebbe comunque un buon risultato per Urbino”. Per festeggiare, però, bisognerà aspettare il percorso ufficiale che l’organizzazione svelerà tra qualche settimana.

Gian Franco Fedrigucci, ex consigliere comunale, ora passato a Italia Viva dalla lista civica Urbino città ideale che sostiene Gambini si era speso in prima linea per la candidatura presentata ad aprile scorso e si è allineato al dispiacere: “Il ciclismo è l’unico sport che permette a chi lo segue in tv di conoscere un territorio e le sue bellezze, sarebbe stata un’occasione importante per la città. Sarebbe stato impensabile avere la tappa e non farla passare nel nostro centro storico”. Ma Fedrigucci, appassionato ed ex corridore, non perde le speranze: “Continuiamo a monitorare la situazione. È bene fare un tentativo ogni due o tre anni e saper rinnovare l’offerta. Non si sa mai”.

Le Marche saranno comunque in calendario perché ospiteranno l’undicesima tappa il 20 maggio, quando i corridori attraverseranno la provincia di Pesaro Urbino per arrivare al traguardo di Rimini, dopo aver percorso i 182 chilometri dalla partenza di Porto Sant’Elpidio.

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