Il teatro in piazza: un giovedì sera diverso. È stata “La notte dei cento spettacoli”

di GIULIA CIANCAGLINI

URBINO – Non uno, ma “cento” spettacoli. Per una volta non c’è stato bisogno di trovare la sera giusta, comprare il biglietto e andare a teatro. Sono stati gli attori stessi a scendere in piazza.

Il 30 maggio Urbino è stata il palcoscenico di “La notte dei cento spettacoli” del Ctu Cesare Questa. Dalle 21:00 gli allievi del laboratorio di teatro dell’università hanno portato in scena i risultati della loro ricerca: 13 piccoli spettacoli replicati per tutta la sera nelle piazze, nelle strade, nelle case, nelle stanze dei collegi e nei bar.

Alcune delle drammaturgie scritte e messe in scena dai giovani artisti avevano titoli originali come Il brillo parlante, Paranoia iniziale, Dialogo sulla Massima Solitudine. Tra i vicoli in salita di Urbino ha preso forma anche lo spettacolo Artemisia: la protagonista è  la celebre pittrice che, nella storia, viene punita dal padre Orazio perché non ha voluto sposare un uomo per seguire il sogno di diventare un’artista. Viene costretta alla vita in monastero ma lì incontra un pittore truffaldino che cerca di rubare i suoi quadri.

Altre opere erano adattamenti di spettacoli noti, come la Lisistrata di Aristofane che racconta la storia delle donne che, nell’antica Grecia, durante le guerre del Peloponneso, si struggono per l’assenza dei loro mariti, sempre impegnati a combattere battaglie che sembrano non avere fine. A queste mogli straziate, Lisistrata propone quella che secondo lei è l’unica soluzione per arrivare alla pace: le donne greche si asterranno dai rapporti coniugali fino alla fine dei combattimenti.

I giovani artisti hanno interpretato anche La rocca di Urbino dalla sceneggiatura originale di Dario Fo, per rendere omaggio al palcoscenico a cielo aperto che li ha ospitati per questa sera.

Gli spettacoli del Ctu nascono dai temi proposti dagli allievi durante il laboratorio. Sono loro a scegliere quale preferiscono affrontare: si dividono in gruppi, iniziano a improvvisare e da queste prime prove nasce la traccia su cui gli allievi si mettono a lavorare in vista degli spettacoli finali. Tutto dipende da loro, possono fare riferimento alla drammaturgia antica (come nel caso della Lisitrata) e contemporanea (come nel caso de Il Dio massacro di Yasmina Reza). Oppure possono scrivere ex novo delle drammaturgie originali sui temi che preferiscono. Terminata la scrittura dei copioni si passa alla prove dove si perfezionano i singoli movimenti e si valuta quale oggetti di scena inserire, fino ad arrivare agli spettacoli finali nei diversi luoghi della città.

“Nella pubblicità dell’evento abbiamo indicato genericamente ‘Urbino’, dando l’appuntamento ne ‘la città’. E ‘la città’ sono state le strade, le piazze, gli appartamenti degli studenti, i bar, gli spazi dei Collegi universitari. Volevamo portare le persone a sorprendersi pubblico, accompagnandoli cento volte a superare lo iato tra l’essere cittadini e l’essere Comunità- ha commentato Michele Pagliaroni attore, scrittore, regista e responsabile del Ctu –  a mio parere il Teatro è lo strumento più efficace per farlo”.

Idea ripresa anche nel Festival Urbino Teatro Urbano (Utu): la città riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità è immaginata come una naturale “città-sipario”, un “teatro a cielo aperto” e all’interno dei suoi spazi, centrali o periferici, si può sperimentare e rivivere l’idea di “città come cultura”. Anche quest’anno per sette giorni (dal 1 al 7 luglio) Urbino sarà nuovamente un palcoscenico di spettacoli per suscitare la ‘curiositas’ che, come il teatro, è appropriazione del mondo, volontà di indagine e di scoperta.

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