Sempre meno faggi e mandorli già in fiore: così il clima sta cambiando la vegetazione di Urbino

Andrea Pellegrini mostra gli alberi monumentali dell'Orto botanico
di VALERIO SFORNA

URBINO – Orto botanico di Urbino. È un pomeriggio soleggiato, 17 gradi, con un vento caldo che scompiglia i capelli. Peccato che sia l’11 febbraio e che in pieno inverno le temperature dovrebbero essere ben diverse. E questo caldo anomalo, oltre a far soffrire gli uomini, danneggia le piante, anche quelle del nostro territorio. “La vegetazione di Urbino sta cambiando. Il leccio, albero tipico delle zone mediterranee, sta risalendo e lo si può trovare sulle colline di Urbino e fino a quote di 1100-1200 metri. Allo stesso tempo regrediscono i faggi, che salgono a quote sempre più alte. Ora, questo tipo di fluttuazioni sono normali, ma di certo il surriscaldamento climatico rende questi fenomeni più rapidi e brutali”, racconta la guida naturalistica Andrea Pellegrini, in occasione del Darwin Day 2020, l’evento organizzato dal Centro educazione ambientale “Casa delle Vigne” di Urbino in collaborazione col Centro Orto Botanico dell’Uniurb.

Da molti anni, in tutto il mondo, il 12 febbraio si celebra la nascita del grande scienziato britannico Charles Darwin. E per la prima volta i festeggiamenti hanno toccato la città ducale – terza città nelle Marche e trentaquattresima in Italia.

La locandina del Darwin Day 2020

Gli studi del biologo inglese sono stati l’occasione per riflettere sullo stato di salute delle nostre piante autoctone: “L’olmo montano e l’olmo campestre sono alberi tipici di queste colline e stanno sparendo. Sono affetti da una grave malattia, un fungo – dice Pellegrini- e gli esemplari malati si riconoscono per l’ingiallimento precoce del fusto già a inizio estate. L’unica soluzione è tagliarli e portare via tutto, legna e foglie, per evitare che anche gli altri vengano poi infettati”. Non è chiaro il collegamento tra il caldo e l’origine del fungo “quello che è certo è che le temperature elevate facilitano la diffusione delle malattie delle piante oltre che metterle a dura prova a causa della siccità”, spiega Donata Ricci, prefetta dell’Orto botanico di Urbino.

La prefetta dell’Orto botanico di Urbino Donata Ricci

Proprio a causa del gran caldo le piante sembrano aver perso la ‘bussola’. “Nel nostro Orto botanico – dice Ricci – abbiamo notato fioriture precoci. Il Calicantus, che è comunque una pianta precoce, ha fiorito prima del solito, le peonie hanno già messo le gemme, ma la cosa veramente anomala è la fioritura del mandorlo, una cosa fuori dal normale dato che non siamo nemmeno a metà febbraio”.

L’altra faccia del darwinismo

Quando uno pensa a Charles Darwin si immagina le scimmie o le grandi tartarughe delle isole Galapagos. In realtà 8 delle 15 pubblicazioni di rilievo di Darwin riguardano proprio le piante. Lo scienziato si appassionò al mondo vegetale quando era ancora uno studente di teologia, assistendo a Cambridge alle lezioni del botanico John Henslow. Fu proprio lui a raccomandarlo al capitano della nave HMS Beagle, convincendo il giovane Darwin a intraprendere quel viaggio transoceanico che cambiò per sempre il futuro dell’umanità.  “Le teorie sull’evoluzionismo di Darwin sono delle grandi intuizioni – spiega Pellegrini -, bisogna dire che al tempo non si conosceva la genetica. Darwin si dedicò soprattutto al movimento delle radici e al foto-tropismo – il fenomeno di incurvamento di organi vegetali verso la luce o in senso opposto – attraverso osservazioni prolungate. Naturalmente osservare le piante era più facile che osservare gli animali. Lo scienziato piantò a casa sua semi provenienti da ogni angolo del globo, creando un vero e proprio orto botanico, per capire l’adattamento dei vegetali, e proprio da un orto botanico parte la nostra giornata dedicata a lui”.

La scalinata dell’Orto botanico

L’Orto botanico di Urbino, nei sui 220 metri quadrati, accoglie piante diversissime. Un esemplare di Ginkgo Biloba, definita ‘fossile vivente’ per via delle sue antichissime origini -250 milioni di anni fa nel Permiano-, domina l’orto dei semplici, mentre un faggio di 200 anni piantato da De Brignoli, il fondatore dell’Orto urbinate nel 1809 – anno in cui è nato Darwin-, svetta imperioso nel terrazzamento più in basso.

“Per Darwin la natura è stata la chiave per capire il mondo. Lui oltre che essere stato un maestro di scienza è stato maestro di vita. Ad esempio studiò tantissimo le orchidee e una specie in particolare lo incuriosiva, aveva una campanula molto profonda e stretta. Non era stato ancora scoperto, al tempo, un insetto in grado di impollinarla. Così Darwin ipotizzò l’esistenza di una farfalla con la spina di tromba di 30 centimetri capace di farlo. Darwin ne era sicuro, perché se l’orchidea era arrivata fino ai suoi giorni si era in qualche modo adattata, trovando la collaborazione necessaria di un altro essere vivente. Bene, questa farfalla esisteva sul serio ed è stata scoperta 120 anni dopo la morte dello scienziato, nel 2000. Così ragionava Darwin, così ragiona un grande scienziato”, racconta la guida naturalistica Andrea Fazi.

L’incontro è poi proseguito alla Sala del Maniscalco dove sono intervenuti, tra gli altri, il  professor Riccardo Santolini, con una relazione intitolata Evoluzione, adattamento e crisi climatica e le professoresse Anahi Bucchini e Laura Giampieri, che hanno affrontato il tema dell’evoluzione nel mondo vegetale.

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