Fgcult, Serena Dandini e la fame di Altrove

Serena Dandini all'edizione 20230 del Festival del giornalismo culturale
Chiara Ricciolini

URBINO – Abbracciare la persona amata e averne già nostalgia, questa è la saudade di Cronache dal paradiso di Serena Dandini. Si comincia con un trasloco, che è – dice Dandini – sempre un piccolo funerale. I ricordi dell’infanzia nella villa viterbese, la nonna che “azzurrava” le ortensie con i chiodi arrugginiti. Poi la madre, “appena è morta ho smarrito la sua voce” dice. Una madre dolce, quasi remissiva, quel tipo di madre che una figlia irrequieta rischia spesso di scambiare per sottomessa. È la nostalgia il viaggio in cui Serena Dandini e Giorgio Zanchini hanno guidato la platea del Festival del giornalismo culturale nella serata che ha chiuso la prima giornata dell’edizione 2023.

A ognuno il suo Paradiso

Il libro è una traversata tra le biografie di personaggi che  hanno cercato il proprio paradiso, custodendo i propri ricordi e nutrendo la fame di Altrove. Le vite raccontate sono una tensione continua fra radicamento nel passato e desiderio di futuro. Da qui l’idea della continua ricerca del proprio paradiso, simbolicamente disegnato come un giardino perché “il giardinaggio oltre ad insegnarti la cura, la gentilezza e l’empatia, insegna l’ottimismo perché ogni giardiniere spera sempre nel prossimo aprile” dice Dandini.

Le storie di Cronache dal Paradiso

C’è Monet, tanto attaccato al proprio eden di casa che continua a curare il suo giardino di ninfee per dipingere, nonostante la guerra, nonostante le bombe. “Le storie di Cronache dal Paradiso – dice Zanchini – ci dicono che c’è uno spazio che noi dobbiamo preservare per salvarci”. Lo spazio è la casa, intesa come la propria interiorità .

C’è Nabokov che provava una fisica estasi quando si trovava in una situazione che gli ricordava la campagna pietroburghese. Ci sono Caterina de’ medici e Jeanne Baret, la prima che per sentirsi a casa a Parigi porta con sé il suo profumiere di Firenze Renato Fiorentino, divenuto René Le Florentin. La seconda con la sua passione e voglia di conoscere il mondo  scoprì una nuova specie floreale, la bougainville.


Coltivare l’ambiente per coltivare se stessi: il premio Conai

Coltivare è la chiave di lettura: curare le piante di casa per alimentare la fame di vita, la voglia di Altrove. All’avere cura dei nostri spazi si lega il premio che è stato consegnato nel corso della serata dal Conai ai giovani giornalisti che si occupano di ambiente. Il presidente Alessandro Bizzotto ha consegnato la statuetta della fenice, simbolo di rinascita dei materiali riciclati che possono avere una seconda vita.

I vincitori del premio Conai Elisabetta Scuri e Nicola Accardo

I vincitori sono Elisabetta Scuri per il pezzo “A caccia di fantasmi nel mar mediterraneo” e Nicola Accardo per la categoria audiovisivo, con il pezzo per il Tg3 “Puliamo il mondo”. Curare l’ambiente è il primo passo per far crescere rigoglioso il giardino della nostra vita interiore, non lasciarlo soffocare dalle erbe infestanti dei rimorsi e del dolore per chi non c’è più.


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