FgCult 2023, Quando la letteratura soccorre l’arte. “Ogni mostra racconta una storia”

Luigi Gallo, Rosanna Cappelli, Stefano Bucci e Yuri Primarosa al Festival del giornalismo culturale 2023
di Annalisa Godi

URBINO – Per Luigi Gallo, direttore di Palazzo Ducale a Urbino, è stato il romanzo Angelica la Marchesa degli angeli di Anne e Serge Golon: “Ero impazzito davanti alla descrizione della corte di Luigi XIV, delle parrucche, dei quadri e ho deciso che volevo sapere tutto”. Il racconto dell’arte, dalla mostra al giornalismo fino al romanzo.

Ecco cosa accomuna il direttore della Galleria nazionale delle Marche, l’amministratrice delegata di Mondadori Electa, Rosanna Cappelli, il redattore delle pagine culturali del Corriere della Sera e responsabile della sezione architettura-arte dell’inserto “La Lettura” Stefano Bucci e infine uno dei curatori museali di Palazzo Barberini, Yuri Primarosa. Riflessioni che hanno preso corpo nella Sala del trono del Palazzo di Federico da Montefeltro, durante la seconda giornata del Festival del giornalismo culturale.

La letteratura come mezzo per riscoprire l’arte

Il filo rosso dell’incontro è stato il modo in cui la parola scritta può soccorrere le opere artistiche. Gli ospiti di Gallo hanno tre differenti approcci. Cappelli ricerca un nuovo soggetto per le mostre, allontanandosi dalle “mostre standardizzate sugli autori del Novecento”. Per Cappelli, leggere la letteratura del secolo scorso aiuta a scoprire o a riscoprire gli autori, e in questo modo aggiornare la propria conoscenza dell’arte.

In questo solco si pone la mostra “Favoloso Calvino”, che si aprirà il 13 ottobre alle Scuderie del Quirinale in occasione del centenario dalla nascita dello scrittore. A questo proposito, Calvino diceva: “L’unica cosa che vorrei poter insegnare è un modo di guardare, cioè di essere in mezzo al mondo. In fondo la letteratura non può insegnare altro”. La letteratura insegna anche a guardare l’arte.

L’approccio giornalistico nel racconto d’arte

Bucci vive una dualità del racconto giornalistico. Sulla terza pagina dei quotidiani si fa un “racconto tecnico” delle mostre, si predilige quello che succede rispetto a mettere in primo piano il significato della mostra. Su “La Lettura” invece si può dedicare molto più spazio e fare un racconto diverso, prediligendo l’aspetto letterario o le connessioni che ci sono tra l’artista e i critici che lo hanno analizzato ma anche gli scrittori che si sono appassionati.

Secondo Bucci, il problema è che il giornalismo culturale ha analizzato e fatto analizzare le mostre da “tecnici”, ma bisogna anche cercare un’ottica che avvicini chi legge. La mostra deve avere “una base scientifica fortissima ma deve anche essere accessibile e raccontare in un modo il più vicino possibile al lettore”. L’elemento della letteratura che affianca l’arte è un aspetto nuovo, che verrà riproposto anche a Perugia in una mostra sulla collezione di Sandro Penna. Tra le pitture non ci sono quelle considerate di “gran moda”, (ad esempio Fattori), ma tutto sarà visto attraverso l’ottica dello scrittore.

La letteratura per avvicinare il pubblico

Avvicinare il pubblico all’arte è stato il problema che si è posto Primarosa quando ha curato la mostra su Plautilla Bricci, “architettrice” del Seicento romano. Un caso fortuito ha voluto che nello stesso periodo Melania Mazzucco avesse scritto un libro proprio su questo personalità, semi-sconosciuta anche per gli addetti ai lavori. Anche in questo caso la critica dell’arte si è intrecciata con la letteratura, con il racconto di una storia che rimanda ai temi della nostra attualità: gender e uguaglianza. Ciò che Primarosa vuole sottolineare è che nella narrazione di una mostra o nella storia di un artista, che spesso coincidono, la contaminazione tra ricerca scientifica e letteratura deve avvenire in modo equilibrato.

Se con la ricerca negli archivi si pone la base scientifica su cui si fonda un’esposizione, l’immaginazione deve ricucire tutte le parti in un racconto unitario. Lo scopo principale di una mostra è quello di “portare a galla dei nuovi aspetti su un tema, gettare nuova luce su un personaggio”. L’ambizione, secondo Primarosa, è quella di fare tutto questo “raccontando una storia”, a prescindere dal tipo di esposizione che si sta organizzando. Per far sì che una mostra abbia successo è necessario che parli non solo agli specialisti, ma anche e soprattutto al grande pubblico.

Quello che auspica Luigi Gallo è di attirare tanto pubblico e di riuscire a parlargli tramite l’esposizione delle opere artistiche. Come per il racconto della storia di Federico Barocci. La mostra monografica dedicata al pittore urbinate sarà l’evento clou del 2024 a Palazzo Ducale a Urbino.

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