Riceci, la discarica che nessuno vuole

Le colline di Petriano, sito interessato per la costruzione della discarica di Riceci
di ANDREA BOCCHINI e MARIA CONCETTA VALENTE

PETRIANO – Le colline della frazione di Gallo, nel Comune di Petriano sono così belle da essere state scelte, nel 2009, per raccontare le Marche in uno spot finanziato dalla Regione. È il premio oscar Dustin Hoffman a recitare l’Infinito di Leopardi mentre cammina tra le valli del Montefeltro. Un paesaggio verde il cui destino, oggi, sembrerebbe legato alla costruzione di una maxi discarica a cielo aperto da 5 milioni di metri cubi. Il progetto nel quale prima Marche multiservizi (Mms) ha messo dentro i piedi e che ora più nessuno vuole.

Operazione Riceci, la responsabilità politica

Ma riavvolgiamo il nastro. La multiutility pesarese decide di comprare, nel dicembre 2022, il 40% del capitale sociale di una società riminese, Aurora srl, che a febbraio 2023, due mesi dopo, compra i terreni in località Riceci, nel comune di Petriano, e presenta il progetto di una grande discarica. Terreni che la stessa Aurora aveva già opzionato a ottobre 2022, come scrive il Corriere Adriatico. Era già noto, dunque, che Aurora, fondata da un imprenditore di San Marino, Ambrogio Rossini, e controllata dalla società del Titano Ecoservizi srl, avesse lo scopo di costruire un nuovo sito di rifiuti. Marche Multiservizi quindi ‘sposa’ il progetto. Almeno all’inizio.

Chi ha preso questa decisione? Il Cda di Marche multiservizi, composto da nove consiglieri. Quattro espressi da Hera spa, e cinque dagli azionisti pubblici (che detengono oltre il 53% delle quote): la Provincia (8,6%), il Comune di Pesaro (25,5%), il Comune di Urbino (3,9%) e tutti gli altri Comuni della provincia (13,2%). Come si legge sul Il Resto del Carlino – i rappresentanti della Provincia “votarono la discarica senza fiatare”. Con lui tutti gli altri, quindi sia i consiglieri di Hera (la proposta della discarica è dell’amministratore delegato Mauro Tiviroli) che quelli di Provincia, Comune di Pesaro, di Urbino e degli altri comuni. Fa eccezione Margherita Pedinelli, che rappresentava i piccoli comuni, e che non era presente al voto. Pedinelli si è dimessa dal Cda di Mms per protesta. Mms spende quasi tre per le quote, con un piano di acquisizione che in tre step, dovrà portare alla proprietà integrale per una spesa totale di 25 milioni, come riporta il Corriere Adriatico. A confermalo è il bilancio 2022 di Mms.

Quando si viene a sapere che una controllata pubblica (Mms) ha comprato il 40% di una società (Aurora) controllata da un’altra società con sede a San Marino per costruire una mega discarica sulle colline di fronte a Urbino, l’opinione pubblica non la prende bene. E comincia lo scaricabarile. La Regione è contraria, l’assessore Stefano Aguzzi non manca di esternarlo. Alla progetto avanzato da Aurora, il Genio civile regionale risponde con osservazioni, trova criticità da sanare. E Aurora ricorre al Tar.

I soci pubblici di Marche multiservizi si devono confrontare con le proteste dei cittadini e la scarsa trasparenza di un’operazione che coinvolge una società estera in un progetto che Mms avrebbe potuto condurre da sola. Il problema diventa politico. La Provincia e i sindaci dei Comuni che avevano votato in Cda l’acquisto delle quote di Aurora, si smarcano.

Ma a Riceci o da qualche altra parte, una discarica serve perché quelle di Monteschiantello (Fano) e Ca’ Asprete (Tavullia) si esauriranno entro il 2027 (se non prima).

Il maxi progetto

Ma quanti sono 5 milioni di metri cubi? Parliamo di “9 volte (forse addirittura 10) il Duomo di Milano”, dice al Ducato Andrea Torcoletti, presidente dell’associazione cittadina Diversamente che si batte dall’inizio contro la costruzione di quello che per loro è un “eco-mostro”. Una grandezza tale da essere visibile da Urbino (e viceversa). Ed effettivamente, il Ducato a Riceci c’è stato e, anche se un po’ distante, si distingue il profilo della città.

Il progetto si sviluppa su una superficie di 473 mila metri quadrati (come 70 campi da calcio), quella di conferimento rifiuti è invece 150 mila metri quadrati. Siamo nel Comune di Petriano che confina con quello di Urbino. A circa 500 metri dalla zona industriale di Ponte Armellina e a più di un chilometro dalla frazione di Gallo. A sud la strada provinciale 423, a nord quella comunale San Giuliano, mentre ad est e ovest due stradine sterrate.

Le criticità, corsi d’acqua, frane e le distanze

Tanti (e troppi) documenti. Da far girare la testa. Con un batti e ribatti tra società proponente (Aurora) e Genio civile (Regione). Un passo avanti lo fa Aurora che il 10 gennaio 2024 ritira il ricorso al Tar e incassa dalla Regione una nuova proroga per rispondere alle osservazioni sulle criticità del progetto, di sei mesi, fino ad agosto 2024. In molti notano che lo slittamento sembra “su misura” per togliere l’argomento dalla campagna elettorale. Che però rientra dalla finestra perché su tutto questo vuole vederci chiaro la Commissione parlamentare sulle ecomafie.

E forse le criticità che evidenzia la Regione non sono poi così infondate. Ci sono i corsi d’acqua, “con problemi di infiltrazioni sia superficiali che sotterranei” – dice Torcoletti indicandoci un fosso dalla vegetazione di colore differente. E nell’area in esame, infatti, ricade il bacino idrografico del fiume Foglia”, con uno stato dichiarato “sufficiente in una scala da cattivo a elevato”, dicono le pagine dello studio sull’impatto ambientale consultabili sul sito della Provincia.

Le colline di Petriano, sito interessato per la costruzione della discarica di Riceci

Il sito è “in una piana alluvionale senza presenza di zone di ricarica della falda né tanto meno pozzi pubblici”. E nemmeno il suolo aiuta visto che il terreno, fatto di frammenti argillosi, è instabile e soggetto a frane attive. E a quanto diceva il Genio civile nell’ottobre scorso e riportato da Il Resto del Carlino, la Provincia era stata avvertita “di una frana in atto” oltre che di “un vincolo boschivo di due ettari”. Per non parlare poi del “valore paesaggistico che verrebbe contaminato per sempre”, aggiunge Torcoletti.

E poi il ‘problema’ di “Rete Natura 2000” : adiacente al sito, nei Comuni di Urbino e Montecalvo in Foglia, ad una distanza inferiore a 1000 metri, c’è un’area soggetta ai vincoli della Direttiva europea Habitat 92/43 CEE che costituisce una rete ecologica di importanza comunitaria. E il luogo ipotizzato si trova a distanze comprese tra gli 800 e i 1200 metri dai centri abitati di Ponte Armellina e di Gallo.

Rifiuti urbani o speciali? La distanza dagli abitati

Poi la questione rifiuti ammessi. La maxi discarica è una struttura per rifiuti speciali non pericolosi (cioè provenienti da attività aziendali e commerciali e non contenenti sostanze nocive o pericolose per l’ambiente), per legge deve stare ad una distanza minima di due chilometri dai centri abitati. E Riceci non li rispetta. Ma Aurora, nell’agosto scorso, aveva trovato un appiglio: il decreto legislativo numero 16 del 2020 che estende la definizione di “rifiuto urbano” ai rifiuti indifferenziati e da raccolta differenziata. Così che alle categorie rifiuti speciali ed urbani se ne aggiunge una terza: quelli urbani di provenienza non domestica bensì produttiva, che finirebbero proprio nella discarica di Petriano.

E il Piano regionale sulla gestione dei rifiuti (quello in vigore è del 2015, per il nuovo siamo in ritardo di due anni) è chiaro: la distanza ” può essere ridotta da metri 2.000 a metri 500 a condizione che l’autorizzazione alla realizzazione e/o all’esercizio dell’impianto di discarica preveda annualmente lo smaltimento di un quantitativo di rifiuti urbani non pericolosi prevalente rispetto al quantitativo di rifiuti speciali e la prescrizione per cui i rifiuti speciali non possano superare il 50% del totale dei rifiuti conferiti annualmente”. Il tetto massimo di rifiuti speciali proposto da Aurora è proprio del 50%.

Dalla sospensiva di Mms ad oggi

L’estate scorsa i cittadini di Petriano e Gallo avevano anche urlato “vittoria” quando Marche Multiservizi aveva fatto dietrofront: nessuna discarica a Riceci. In cambio, però, si chiese “a tutti i Comuni soci della provincia di Pesaro e Urbino di manifestare la propria volontà ad ospitare un impianto di discarica per rifiuti non pericolosi nel proprio territorio”. Tradotto: non si fa a Riceci? Che si trovi un altro posto. I termini della scadenza (fissata al 31 dicembre 2023) passano, l’anno si chiude e nessuno risponde.

Uno dei tanti cartelli “Discarica NO grazie” in via Riceci.

“Io non penso che questa storia finisca qui”, dice amareggiato Torcoletti. E ha ragione. Perché ad oggi con la proroga di sei mesi data ad Aurora per l’invio della documentazione al Genio civile, si è scampato il “pericolo” di affrontare la questione in campagna elettorale (la cittadinanza verrà chiamata alle urne a giugno) ma a Riceci non si sta per niente tranquilli.

E mercoledì scorso il messaggio davanti ai cancelli della Provincia a Pesaro era: “Non vogliamo diventare la pattumiera d’Italia” si leggeva in uno striscione. “Basta giocare sulla pelle dei cittadini”, dice la consigliera regionale Micaela Vitri che vede un chiaro responsabile: “È stata la Regione (il Genio civile) a rimettere tutto in discussione quando si era ad un passo dall’archiviazione mandando un documento di tre pagine (il 3 gennaio scorso) in cui si ritiene necessario concedere la proroga ad Aurora”. E la Provincia ha ribadito il suo “no alla discarica”, dice il presidente Giuseppe Paolini. Ma, secondo la Vitri, dagli uffici provinciali “non hanno avuto la forza di opporsi”.

Nei giorni scorsi, la questione è tornata nuovamente in Parlamento dopo che lo scorso 16 gennaio il deputato di Fratelli d’Italia Antonio Baldelli aveva presentato un’interrogazione a risposta scritta a tre ministri: quelli della pubblica amministrazione, delle finanze e dell’ambiente. E oggi, invece, a discuterne sarà la Commissione parlamentare bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali ed agroalimentare. La decisione arriva su richiesta del vice presidente della commissione Francesco Emilio Borrelli – sollecitato Gianluca Carrabs della Direzione Nazionale di Europa Verde – Verdi – e va a calendarizzare una serie di audizioni a partire dal 6 febbraio prossimo. Tradotto: si chiameranno sindaci ed amministratori coinvolti nella vicenda per fare chiarezza.

Il primo ad essere stato sentito è l’assessore regionale Aguzzi che non ha dubbi: è una discarica che “serve a Marche Multiservizi a fare utili importando rifiuti dal resto d’Italia”. E poi quel dito puntato contro Aurora accusandola “di giocare a dire che i loro rifiuti non sono speciali”, riuscendo così ad aggirare il vincolo distanza previsto dal Piano di gestione rifiuti ma, secondo l’assessore, “un gioco che non regge perché una volta che i derivanti della raccolta indifferenziata vengono lavoratori fuori regione per poi tornare allora diventano speciali”.

“A me fa un po’ effetto sentir parlare ancora di discariche nel 2024”, ha detto la deputata e membra della commissione Silvia Fregolent che poi ironicamente ha aggiunto: “Vedo che c’è armonia tra Regione e Provincia”. A quanto pare anche a Roma se ne sono accorti. E Aguzzi è stato solo l’inizio. Verranno ascoltati, di seguito, i vertici della Provincia, dei comuni coinvolti, di Marche Multiservizi e della società proponente Aurora.

Articolo modificato il 13 febbraio 2024 con l’indicazione corretta della spesa per le quote di Aurora sostenuta da Marche multiservizi.

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