Piogge intense e frane, siccità e incendi. Urbino e il suo paesaggio fragile minacciato dal clima che cambia

di MARTINA TOMAT e CARLA IALENTI

URBINO – Urbino è uno scrigno da tutelare dai pericoli in agguato: frane e incendi in primis. Un rischio accresciuto dalle piogge intense, sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico. Le celebrazioni per il 25° anniversario dell’iscrizione del suo centro storico nella lista dei siti Patrimonio Unesco, al teatro Sanzio, sono state occasione anche per parlare di eventi imprevisti e rischi. Ma i problemi che rendono debole Urbino ne hanno anche forgiato la bellezza: “Noi viviamo in un territorio scolpito in questo modo proprio per i rischi che sono pittori e scultori del nostro paesaggio”. Parole di Michele Gliaschera dell’ordine dei Geologi delle Marche. Rischi che sono frutto di una Nazione geologicamente giovane: “Ricca di energia da consumare nell’arco della sua evoluzione”.

Rischio frane

Dei rischi che Urbino e il suo patrimonio devono fronteggiare parla Francesco Veneri, professore dell’Università di Urbino: “Il territorio della città ducale ne è sottoposto a diversi, soprattutto naturali. Quello idraulico, soprattutto di esondazione, è molto limitato. Il rischio frana invece c’è -spiega mostrando una carta del Piano protezione civile – ma la maggior parte dei corpi franosi si trovano in zone non abitate e non interessate da strutture e infrastrutture quindi con basso impatto sulla nostra sicurezza”.

Piogge intense e siccità, paesaggio a rischio

Tra le soglie di innesco a Urbino ci sono soprattutto le precipitazioni: “È cambiato il modo in cui piove, con eventi di grande intensità in periodi molto ristretti: questo porta a erosione e a una maggior facilità innesco delle frane” continua Veneri.

Meno probabile invece l’altro meccanismo di innesco, quello legato alle scosse: “Le sorgenti sismiche del territorio sono lontane da Urbino, raggruppate nelle zone interne appenniniche come monte Nerone e quelle costiere come Pesaro, Fano, Rimini e Ancona: il territorio di Urbino è equidistante da queste sorgenti anche se quelle di monte Nerone e Fabriano hanno prodotto nel 1700 i maggiori danni soprattutto a spese del duomo”.

Andrea Carosi, membro del Patto dei sindaci per il clima, nel 2019 ha lavorato con la collega Laura Alessandrini al Piano per l’adattamento ai cambiamenti climatici di Urbino, diventato necessario dopo gli eventi estremi degli ultimi anni, tra cui il “nevone” del febbraio 2012. Urbino, secondo l’analisi, è un territorio che teme soprattutto l’erosione dei terreni agricoli a causa delle piogge intense. E un alto rischio dovuto all’aumento delle temperature e dei fenomeni siccitosi, che hanno evidenziato una potenziale crescita degli incendi boschivi.

Un elefante in una cristalleria

Non solo Urbino però. I problemi idrogeologici coinvolgono tutta l’Italia: “La nostra nazione è come un elefante che balla in una cristalleria” spiega Gliaschera, sottolineando bene il concetto dei beni culturali, tanto preziosi e tanto a rischio. Un problema su cui servirebbe però ancora maggiore consapevolezza come fa ben emergere Giovanni Boccardi, specialista in gestione e rischi ed emergenze: “C’è la tendenza a preoccuparsi di più di questioni immediate come dei turisti che camminano sul mio mosaico quando invece il sito magari è a grande grande rischio sismico e può essere distrutto in cinque minuti. Questa è la vera priorità. Siamo seduti su un territorio ad alta pericolosità. Siamo il Paese che ha i due terzi di tutte le frane europee.”

Carte per la consapevolezza

E proprio per acquisire consapevolezza delle aree da sottoporre a maggior tutela utile l’uso di carte geografiche: “Stiamo spingendo tantissimo per arrivare alla conclusione di un progetto Carg per avere una carta a scala 1:50.000, quindi molto più precisa rispetto a quella utilizzata ora che è ferma agli anni 70 con scala 1:100.000, e ha molte più informazioni sulla parte geologica e geomorfologica: possiamo andare a discriminare le zone a rischio e meno a rischio e intervenire in maniera più efficace”, Spiega Gliaschera. Poi c’è la microzonazione sismica in cui, dice, le Marche sono all’avanguardia: “Ogni terreno all’arrivo di un’onda sismica reagisce in modo diverso, la carta ci fa individuare quali sono le aree più sensibili e più pericolose e censire quindi anche i beni da tutelare. Dopo il territorio del 2016 tutte le aree del sisma sono state censite con la microzonazione di terzo livello” .

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